Capitolo 57. Pessima scelta

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Arriva sempre un momento in cui

non c'è nient'altro da fare che rischiare.

José Saramago

ALEX

Guardo il soffitto, inizio ad avere paura che sia diventata peggio di Spider-Man.

La Sidereus Company oggi è più silenziosa del solito. A quest'ora del mattino teoricamente la voce di Athena dovrebbe squillare da tutte le parti richiamando i soldati per l'addestramento mattutino, invece non sento nulla.

"Hello! Athena? Facciamo pace? Anzi, no. Parliamo prima".

Un piccoletto in pigiama a scacchi si piazza davanti a me e mi prendo una paura, mi esce un urletto da gatta in calore.

"Oh, santo piri pillo!"

"Alex, figliolo, se non ti dispiace, la gente dorme ancora a quest'ora, stai facendo un baccano senza precedenti!"

"Dotto Lee mi scusi, ha visto Athena?"

Sbadiglia, i suoi occhi cinesini sono ancora più piccoli. "Perché dovrei saperlo? Starà dormendo anche lei".

"Ma... non addestra i soldati a quest'ora?"

Mi guarda come se volesse saltarmi addosso. "Oggi è domenica, sciocco!"

"Abbassiamo i toni!" Alzo le mani in aria. "Uff, che stress. La stanza di Athena è sempre la stessa?"

"Proprio quella" sibila. "Via dalla mia vista!"

"Corro!"

Mi dileguo, oppure rischio che con quelle manine tozze inizia a prendermi a pugni. Scendo di qualche piano per raggiungere le stanze. Accidenti, che ricordi. E pensare che qualche mese fa attraversando questi corridoi il futuro era così incerto. 

Mi trovo davanti alla camera di Athena, a fianco c'era la mia.

Potrei bussare, ma mi prenderebbe a manganellate. Quindi, faccio una cosa ancora più intelligente: apro la porta e controllo che stia bene.

Lentamente, sperando che la porta non faccia cigolii, la apro. Sbircio ma è tutto buio. Sento un respiro rilassato che aleggia nell'aria.

Veramente non so di preciso cosa sto entrando a fare, so solo che ho urgente bisogno di parlare e credevo fosse già sveglia. Poi però il Dottor Lee mi ha ricordato che è domenica.

Dovrei fermarmi, attendere che si svegli, eppure non l'ho mai percepita più docile di così.

Mi avvicino istintivamente, percepisco le coperte con le mani. Mi tolgo le scarpe per non fare troppo rumore.

Poi sbatto il mignolo all'angolo del letto.

Impreco in silenzio come poche volte nella vita si dicono parolacce.

Mi fermo. Sento che si muovono fra le coperte e sto sudando freddo, sperando di non averla svegliata. Una tigre come lei sente anche i sussurri. 

"Uhmmm".

Non so perché, ma a sentire questi suoi mugolii mi sento un tantino rigido. Forse dovrei andarmene sul serio.

Però è così carina a sentirla, quando mi capiterà ancora di vederla in questo modo?

Sinceramente mi sono svegliato alle cinque del mattino per venire a parlarle, altrimenti durante il giorno sarebbe stata troppo impegnata con le cose da soldato e i suoi allenamenti.

Mi sdraio molto lentamente sul letto, sentendo il suo respiro vicino a me.

Muovo la mia mano in avanti, per vedere se posso sfiorarle la pelle liscia e morbida.

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