Capitolo 69. La mia squadra

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Tu guardi le stelle, stella mia,

e io vorrei essere il cielo per guardare te con mille occhi.

Platone

MADISON

Mi sveglio verso l'alba, le serrande sono aperte e le enormi vetrate illuminano lievemente la stanza. Le coperte morbide sono miste dei nostri odori.

Le note del pianoforte mi hanno svegliata, quando non riesce a dormire percepisco che mi bacia, va a suonare, dopo qualche istante torna da me tra le coperte.

È un suo modo di vivere, un'originalità tutta sua, ogni sfumatura che lo compone mi incanta tutte le volte.

Alzo il volto e vedo che è sul grande terrazzo, vedo da qui il suo tatuaggio alla base della schiena, proprio sotto la linea dettagliata della curva che lo disegna.

SIDEREUS

Noto un biglietto sul comodino, che deve aver scritto qualche istante va.

Esci in terrazzo, ci sono ancora le stelle.

Cerco la sua camicia, la trovo sul pavimento e chiudo qualche bottone mentre lo raggiungo.

È rivolto verso la città, delicatamente lo accarezzo mentre si gira verso di me e sorride.

"Buongiorno, amore".

"Perché hai smesso di suonare? Era così bella quella melodia".

"Suono perché so che mi senti e non dormi, la prossima volta raggiungimi vicino al pianoforte".

"So che hai bisogno dei tuoi momenti, non voglio disturbarti".

Poggia la sua fronte sulla mia. "Anche se ogni melodia è per te?"

Gli accarezzo il collo, i capelli morbidi e ribelli.

Sento che mi accarezza, percepisco che questa mattina c'è qualcosa di diverso. Percepisco che sta per dirmi qualcosa, per la quale si è preparato per diverso tempo. Magari per trovare del tempo dolo per noi, dove attorno alla nostra vita sarebbe aleggiato un clima sereno e privo di preoccupazioni. Tutto ciò per assicurarci massima felicità.

Infatti, inizia a parlarmi.

"Non deve essere per forza un ti amo, Madison".

Incontro i suoi occhi, sorpresa. "Che vuoi dirmi?"

Lui sorride, visibilmente emozionato.

"Sono innamorato di te da quando hai incontrato il mio cuore. Non servono per forza quelle due classiche parole, perché io dico che sarò la tua ancora di salvezza se cadrai. Sarò la stella che ti illuminerà il cammino se non riuscirai a vedere la luce. Posso essere il supporto che meriti, ti farò percepire ciò che vali quando non ci crederai. Ti riscalderò il corpo mentre dormi, assicurandomi che tu possa sognare. Asciugherò le tue lacrime, trasformandole in sogni. Cercherò di accarezzarti l'anima facendoti sentire protetta. Voglio aiutarti ad essere sempre più forte, audace, sicura di te, ogni giorno di più mentre di guardo orgoglioso. E poi, mia dolce farfalla..." avvicina le sue labbra alle mie.

"Desidero che un giorno, in un futuro dove saremo ancora io e te, mi vedrai tenere in braccio nostro figlio".

Le gambe tremano, le mie labbra sono socchiuse e i miei occhi enormi, lucidi.

"Volevo dirti qualcosa che fosse solo per te, in un linguaggio che solo noi comprendiamo" mi stringe. "Se non si fosse compreso abbastanza, I love you, Madison Bianchi" sorride. "Ti amo" dice in italiano. "L'ho pronunciato bene, amore?"

Tra sorrisi, le mie lacrime, la felicità di ciò che siamo ora e quanto sia forte il legame del nostro amore, specialmente a seguito di tutti i nostri sacrifici, non so cosa potrebbe rendermi più felice di così.

"Anche io ti amo, Jacob Torres. E l'ultima cosa che hai detto è segretamente il mio sogno".

JACK

I preparativi per il matrimonio di Stella e Simon proseguono.

Ghirlande, fiori, ornamenti eccessivi tappezzano un giardino che circonda un ristorante di classe, una sorta di cottage circondato da tende bianche e centri tavola con altrettanti fiori, siccome non ne sono stati aggiunti a sufficienza.

E la torta manca poco perché raggiunga l'altezza della Torres House.

Il ristorante ha un giardino che interrompendosi lascia spazio all'oceano. È proprio in quel punto che si trovano i miei fratelli, mentre portano tavoli, vasi e altrettante decorazioni.

Quando Simon ci ha confessato le sue intenzioni ho percepito un'emozione diversa, stupore che si mescola a fierezza. Mi sono preso del tempo per riflettere sullo scorrere del tempo, quanto le cose hanno rischiato di cambiare ed essere ridotte in frantumi con tutto ciò che è accaduto. E invece vederci qui, con Madison e Stella che sorridono, Liam e Alex mentre si prendono beffa di Simon e la sua timidezza, Benji che aiuta ad Athena ad arrampicarsi per legare nastri ovunque, non so, mi rende pieno nell'anima.

Momenti come questo, di unione e famiglia, sono rari, specialmente dopo ciò che abbiamo passato. Eppure, nessuno sembra preoccuparsene se c'è l'altro a supportarlo.

Un gruppo di giovani amici, legati da legami di fede, che hanno una vita davanti, posti davanti a difficoltà indicibili che superano secondo i modelli ideali dell'amore, dell'amicizia, del combattere senza arrendersi mai.

Ecco, dunque, questa è la mia squadra.

Più la guardo e più mi rendo conto della fierezza che custodisco, riservatamente, nei loro confronti. In silenzio, come le stelle, illuminando il loro cammino essendo il leader.

Nonostante io non mi sia mai sentito un livello in più rispetto a loro, semmai grazie a queste persone che ho preso l'abitudine di chiamare famiglia, sono arrivato in alto, dopo essere caduto nell'abisso per un po'.

Loro sono scesi negli inferi, mi hanno recuperato, sono in difficoltà nello sdebitarmi.

"Tu non vai da loro?" Mi chiede mia nonna.

"Lasciami contemplare ancora questo ricordo".

Mi affianca, guardando anche lei. "Hai fatto un ottimo lavoro".

"Lo hanno compiuto più loro che io il lavoro. Che sia nei miei confronti o nei propri, sono... diventati maturi".

"So quanto tu sia fiero, devi esserlo anche di te stesso, leader".

Sorrido. "Io credo che questo ruolo l'abbia preso la dolce farfalla che hai mandato per spodestarmi".

"Oh, certo" sorride con me. "Allora? Quando arriverà il vostro turno? Ti fai sempre desiderare, Jacob. La modestia non ti appartiene proprio".

"No, direi di no" la guardo, allegra e dolce. "Lei mi ama per quello che sono".

"Anche loro" esita, percepisco voci. "Credo che ti stiano aspettando".

"Jack! Vieni!" I miei fratelli sulla spiaggia mi chiamano, la mia ragazza mi aspetta.

Lei aspetta me.

Mi guarda, con i capelli tinti di rosso a causa delle sfumature del tramonto sulla spiaggia. Sorride, mi manda un bacio. Nota che sorrido guardandola troppo a lungo e abbassa lo sguardo con una smorfia impertinente.

Amo come riesce a provare empatia per gli altri in maniera così profonda da chiederti se un frammento di lei sia in tutti noi. Amo qualsiasi sfumatura delle sue innumerevoli risorse, il suo coraggio, la sua determinazione, il suo amore.

Lei ha conquistato il mondo.

Ma prima di tutti?

Ha conquistato me.

Stella la abbraccia, a raggiungerli c'è Alex che le prende in braccio insieme seguiti dagli altri che iniziano a correre verso la spiaggia per un bagno.

Guardandoli tutti sereni io mi sento felice.

"Hai ragione" dico. "Mi stanno aspettando".

Sidereus 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora