Capitolo 47. Salvami dalle fiamme

179 22 19
                                    

E dire che in fondo non amo te,

ma piuttosto la mia esistenza donandomi a te.

Franz Kafka

JACK

È sul balcone e non si è accorta di me.

Sta leggendo seduta su un piccolo divano, mentre gioca con i suoi capelli e si rilassa.

In questo preciso momento rifletto su come mi piacerebbe avere questa visuale, ogni giorno, sul terrazzo della nostra casa.

Mi avvicino lentamente a lei, puntando il collo scoperto e profumato che ho voglia di morderle. Prima cerco di carpire che titolo sta leggendo. Noto un testo che aggiunsi al bouquet di libri che le regalai, sorrido. 

E le mordo il collo.

Con un leggero salto la riporto alla realtà, mentre si gira di scatto. Ride mettendo in mostra il suo sorriso perfetto e le sue guance paffute. 

Se sapesse quello che mi provoca vedere il suo sorriso.

Posa il libro, si alza e mi avvolge le sue braccia attorno al collo.

"Ciao".

"Disturbo, dolce farfalla?"

Scuote la testa. "Che io legga o meno, per me tu sarai sempre come uscito da un libro".

"Quindi non hai bisogno di associarmi a nessun personaggio come ti avevo chiesto? Sono uno a sé".

"Sei il mio protagonista preferito nella nostra storia caotica e passionale" mi bacia, sussurra. "Un'avventura indimenticabile e.... adrenalinica".

Questa volta sono io a sorridere, solo grazie a lei. "Amore, non ho potuto fare a meno di notare a quanto fossi deliziosa su quella sedia".

"Davvero?" Arrossisce. "Sei sicuro che io mi meriti sempre tutti questi tuoi complimenti?"

"Ti meriti il mondo. E poi..." le accarezzo il viso. "Vorrei che io e te avessimo una casa solo nostra, vorrei la nostra intimità. Voglio che tu sistemi le coperte la mattina mentre io ti preparo la colazione e ripensi a come il letto sia diventato tanto sfatto ripensando ad ogni movimento dei nostri corpi tra le lenzuola".

Poggia il viso sul mio petto. Aspetta alcuni istanti. "Ma come fai..."

Riporto il suo sguardo sul mio. "A fare cosa?"

"Ad essere... tu".

"Quello che sono oggi è grazie a te".

Scuote la testa, dolcemente. "Io ti ho semplicemente aiutato a far uscire da te ciò che sei, lo dicevo quanto tu fossi speciale".

Sospiro, poggio la sua fronte sulla sua. "Ora mi dici cosa ti succede?"

Esita, si morde il labbro. "Sono davvero tanto trasparente?"

"Lo sei. Non credere di poter nascondere qualcosa a me, che amo leggere ogni tuo sentimento. Parlami".

Gioca con i miei capelli. "Non capisco... i miei genitori non rispondono al telefono da un po'. So che li ho trascurati, per me è difficile ancora approcciarmi con loro dopo tutto quello che è successo, quello che sanno su ciò che ho fatto. Mi sto preoccupando".

"Non potrebbero solo che essere fieri di te, chiaro?"

Mi guarda con i suoi occhioni scuri. "E se non mi volessero..."

"Non finire la frase, perché ti sbagli".

È pensierosa. "Ci credo solo perché sei tu a dirmelo".

"Credici perché è la verità" le accarezzo le guance. "In ogni caso, per me non potresti essere più perfetta di ciò che sei".

Lentamente un sorriso le disegna il volto dolce, i suoi occhi mi parlano come mai prima d'ora.

"Quello che mi provochi... tu non ne hai neanche l'idea".

MAMMA DI MADISON

"Aiuto!" Tossisco e non riesco a vedere niente. "Vi prego!"

L'incendio si è divampato in maniera troppo veloce, come se qualcuno lo avesse appiccato di proposito. Le pareti della nostra casa in campagna non sono in legno; quindi, non mi spiego perché io mi sento soffocare, perché non ci siamo accorti prima del fumo.

Non vedo dove sono mio marito, mio figlio e i miei cagnolini.

L'istinto di sopravvivenza inizia a dare il suo effetto, mi muovo tra le stanze in fiamme cercando di capire dove sia la mia famiglia. Non trovo nessuno, continuo ad urlare i loro nomi ma la voce mi brucia in gola a causa del fumo, della polvere, del dolore.

Mi viene da pensare a Madison, alla notizia della morte della sua intera famiglia. 

Io devo rivedere mia figlia, devo salvare la mia famiglia.

Continuo a camminare appoggiandomi a quel poco di parete che non è andata a fuoco, a causa della mia debolezza sto perdendo i sensi.

Tossisco, sento bruciare i miei polmoni e non riesco a sopportare il dolore nel petto al solo pensiero di ciò che sta succedendo.

Le mie ultime forze cedono e cado per terra, aspettando che le fiamme mi divorino.

Madison, figlia mia, mi dispiace non aver potuto salutarti.

Dovrei sentire un bruciore indicibile, ustioni di ultimo grado e il mio cuore che si scioglie. Inizio a non vederci più a causa della mancanza di ossigeno. Cerco di alzare il mio volto e davanti a me c'è una distesa di arancione, fiamme.

È davvero questa la nostra fine? Improvvisa ed inspiegabile?

Delle mani mi stringono i fianchi, vengo sollevata ma non riesco ad aprire gli occhi a causa del forte bruciore. 

Mi hanno presa, forse la Morte.

Il calore asfissiante sembra allontanarsi, come anche le bruciature sembrano essere a contatto con l'aria fresca di campagna. I polmoni assorbono aria pulita come anche gli occhi vedono il blu del cielo notturno.

Mi hanno portata fuori.

"Mio marito... mio figlio..."

"Va tutto bene, signora. Il peggio è passato, è salva".

"Mio Dio, sta bene?"

"Sta bene, signore. Anche i cagnolini sono in salvo".

"Ma come... hai fatto? E come è scoppiato l'incendio?"

"I soccorsi stanno arrivando. Ho visto il fumo e sono entrata, la mia casa è qui vicino. Un gioco da ragazzi" quella che sembra essere una voce squillante e femminile mi posa sul prato fresco con delicatezza. "Diciamo che sono abituata a questo genere di cose, da una vita ormai".

"Come possiamo ringraziarti?" Chiede mio marito.

"Non si preoccupi, davvero..."

"E invece sì. La prego, senza di lei saremmo morti".

Sospira, sembra riflettere. "Vede... recentemente le cose mi sono andate un po' male. Potrei avere una tazza di tè?"

Sidereus 2Where stories live. Discover now