Capitolo 41. Non è colpa mia

164 20 30
                                    

Chi è amato non conosce morte.

Emily Dickinson

MADISON

Davanti a me sono apparse tre porte.

Tutte e tre di legno rosso, poste nel mezzo di una distesa bianca dalla quale non riesco ad uscire e sembra essere proprio la dimensione di tutti i miei incubi.

"Madison" mi chiama ancora William, serio. "Il tuo compito è quello di scegliere una fra le tre porte. Dietro ognuna di queste si trova un ostacolo che dovrai superare. Potrà essere fisico o psicologico, dipende da cosa sceglierai. Se riuscirai a batterlo potrai attraversare la porta scelta e passare alla prova successiva. Altrimenti, sarai sopraffatta a tempo indeterminato da chi o cosa non sei stata in grado di sconfiggere e a quel punto sarà un problema per te. Buon divertimento".

La voce cessa di parlare e penso di essere in una di quelle serie tv coreane cruente in cui ci sono giochi omicidi con un vincitore. William vuole giocare con me. Ebbene, superiamo anche questa paura. Non ho scelta per quanto non ho idea di chi o cosa troverò.

"Scelgo la porta di destra".

Dopo qualche secondo, l'anta si apre con una lentezza disarmante. Mi aspetto di trovare un mostro, una specie di robot assassino, Clara.

C'è un ragazzo.

Un ragazzo che ha un'aria familiare.

È alto, muscoloso, capelli neri e un naso dritto. A primo impatto un bel giovane che io credo di conoscere, l'ho già visto da qualche parte.

"Lo riconosci, Madison?"

Io davvero sto cercando di capire chi sia, perché se William lo ha fatto venire qui ci sarà un motivo. Sempre se è reale, francamente non capisco più nulla.

Inizio a ricordare. L'ho conosciuto tanto tempo fa, quando avevo forse sedici anni. Però non l'ho mai visto dal vivo, inizio a ricordare. Lo vidi in una foto che mi mandò lui, perché gliel'avevo chiesta ma è stata la prima e l'ultima volta che l'ho visto.

"Madison, devi credere a me e non ha lui. La polizia mi ha chiamata, era già stato denunciato da altre ragazze. Ti ha mentito per tutto questo tempo..."

Con un sospiro di pessima sorpresa e sgomento faccio un passo indietro.

"Cosa..." non respiro. "Tu, tu sei...non può essere. Come fai ad essere qui? Io non..."

"Sono io, Madison. Ti ricordi? Quel ragazzo che dici che ti ha ingannata, che ti ha mentito sul fatto di avere una malattia e che ti ha violentata psicologicamente. Esatto... so che l'hai raccontato anche Stella e alla tua psicologa. Quindi ce l'hai fatta a parlarne con qualcuno".

"Ma che... che diavolo ci fa qui? Che vuoi da me? Lavori per William? Tu... non sei chi dicevi di essere. Mi hai ingannata, come hai fatto a trovarmi qui? Non è possibile".

Inizio a non capirci più nulla. Non posso davvero avere davanti a me il ragazzo che mi ha violentata e mi ha manipolata psicologicamente. Quel ragazzo che ha mentito sul fatto di avere una malattia e mi ha fatto allontanare da amici e famiglia sostenendo che aveva bisogno di me. Quel ragazzo che ha detto che mi amava e che quando la polizia chiamò mia madre per denunciarlo della sua pericolosità mi ha fatto crollare il mondo addosso, tanto che per una vita, fin quando non ho incontrato Jack, io non credetti più nell'amore che non sia di amici o famiglia.

"Tu..." sibilo. "Sei un mostro tanto quanto la persona per cui lavori!"

"Non è vero che ero pericoloso, io ero davvero malato, sai? Tu mi hai abbandonato credendo a tua madre".

Sidereus 2Where stories live. Discover now