Capitolo 38. Un'altra dimensione

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E non avere paura di perdere. Se è la cosa giusta,

accadrà. La cosa più importante è non avere fretta.

Le cose belle non scappano via.

John Steinbeck

MADISON

La testa pulsa da morire.

Sono sdraiata su qualcosa di incredibilmente duro, ma non riesco ad alzarmi. Qualcuno deve avermi dato una botta in testa perché per alcuni lunghi istanti vedo tutto sfocato.

Stringo gli occhi, cerco di alzarmi.

C'è una luce incredibilmente forte che mi impedisce di avere una visuale nitida di quello che ho attorno a me, talmente tanto che vedo tutto bianco.

Mi siedo, posando una mano sulla nuca nel disperato tentativo di alleviare questo mal di testa. Sbatto più volte le palpebre mettendo a fuoco questa luce bianca. Mi guardo attorno.

Effettivamente è tutto bianco.

Il pavimento, le quattro mura. Sembra di essere finita nel limbo.

Mi alzo, mi guardo.

I miei capelli sono sempre legati in una coda, la divisa nera è la stessa, lo stemma argento della SCR, gli stivali. Ho persino la cinta con le armi.

Non capisco se sto sognando o meno. Cerco di darmi un pizzicotto e sento dolore.

Il cuore inizia ad accelerare a mano a mano che riprendo lucidità.

Ricordo.

Ed è straziante.

"Jacob!" Urlo. "Ragazzi! Jacob!"

Inizio a camminare, girandomi più volte su me stessa. "C'è qualcuno? Rispondete!"

La mia voce aleggia nel vuoto. Le uniche cose che ricordo sono il buio, le braccia di Jack attorno alla mia vita che si staccano improvvisamente. Poi sento che tira calci e pugni, torna ad avvolgermi. Prendono me, faccio lo stesso e mi riporta vicino a sé.

Così per minuti infiniti, cercando di combattere contro l'ansia di un incubo che si stava realizzando perché qualcuno cercava di portarlo via da me.

Erano troppi e per quanto i nostri addestramenti fossero ottimi ho sentito qualcuno che mi iniettava qualcosa nel collo e mi colpiva perché non riuscivo a stare ferma. Ricordo i movimenti del mio corpo nel buio ed ero una bestia, perché volevano condurlo lontano da me.

Tutta quella forza e disperazione non sono bastati, l'attacco era troppo forte ed è riuscito a trovare guardie decisamente abili e soprattutto adulte, con cui a mio rammarico difficilmente potevamo competere.

E ora, dove sono?

Cerco di respirare, di non farmi prendere dall'ansia che però sento incredibilmente vicina. Cerco di pensare a Jack e alle sue parole 'sono qui con te'.

Dove sono i miei amici? Il mio esercito? Jack.

Devo uscire da questo abisso, ma c'è il vuoto attorno a me e non riesco a distinguere realtà da finzione o chissà cosa.

"Ciao, stronzetta. Mi senti?"

Una risata troppo familiare aleggia in questa stanza e l'ansia lascia spazio alla rabbia.

E se Clara avesse ripreso Jack?

"Clara! Non essere codarda. Vieni qui e combatti da donna a donna!"

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