Capitolo 48. Ancora numero sconosciuto

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Mi capita più spesso di pensare

che non ci sia nulla di più doloroso

che separarsi dalle persone care.

Jane Austen

MADISON

Essere uno dei volti più conosciuti d'America del momento non è una passeggiata.

Contando che il tuo attuale ragazzo è desiderato da tutte le giovani che si possono incontrare, non dimenticando che sia l'imprenditore che gestisce una multinazionale.

E un esercito, ma questo è un segreto di lavoro.

Ebbene, le lezioni al college procedono. Anche se le guardie del corpo hanno dovuto mettere a tappeto diversi paparazzi che stavano per aggredirmi nel cortile del college. Anzi, in realtà le paghiamo per non fare quasi nulla, perché quando avverte il pericolo Jack le precede sempre.

Quindi questa è diventata la mia nuova e incasinata vita. Non mi capacito come i miei amici fossero abituati a questo, perché è piuttosto stressante.

L'unica cosa che vorrei adesso è parlare con la mia famiglia. Sono tentata di mandare loro qualcuno per controllare che stiano bene, perché davvero nessuno di loro risponde a messaggi o telefonate. Cerco di autoconvincermi che non abbiamo troncato i rapporti con me perché a dir poco destabilizzati da ciò che è successo, e sarebbe anche comprensibile. 

Ma il tutto mi uccide dall'interno.

Jack è di supporto, come sempre, come anche i miei amici. Ma loro non hanno avuto l'opportunità di avere il mio stesso rapporto familiare, probabilmente non capiscono ciò che sto provando ma mi aiutano come possono.

"Ehi, Madi... guarda lì".

Stella accende la mia curiosità. Siamo nel cortile del college seduti sui bordi della fontana in mezzo ad un grande giardino e circondati da guardie del corpo e occhi molesti provenienti da ogni dove.

Derek Stanford. Si sta avvicinando proprio lui.

Mi giro intorno. "Almeno Jack è in riunione, quindi non dovremo pulire il cortile di rosso".

Stella sbuffa. "Facciamolo fuori".

"Dai, Stella. Non dire così".

"Certo che sei strana, voleva toccarti e tu hai tutta questa pietà? Fossero tutti come te in questo mondo!"

Inguaribile empatica e sensibile.

"Non vorrai la Madison leader e comandante dell'esercito?"

Stella diventa bianca. "No, quelli sono i secoli bui. Mi va bene la Madison che vomita arcobaleni e sorride anche se un uccellino squittisce".

Ridacchio. "Ora salutiamo i vecchi amici".

Derek è davanti a noi, le guardie lo bloccano.

"È tutto a posto" dico loro.

"Al segnale eliminatelo".

Do una gomitata a Stella. "Ciao, Derek".

"Madison, Stella".

"Che vuoi?"

Fulmina Stella. Attente qualche secondo. "Solo... sono stupito, ecco tutto".

"Gli autografi più tardi, buona serata". Stella ritorna alla sua rivista e si abbassa gli occhiali da sole.

Derek sbuffa. "Mi dispiace, per tutto. Mi sentivo in dovere di dirtelo".

"Perché proprio ora, Derek?" Gli chiedo. "Cosa ti spinge qui?"

"Già, Derek" ritorna all'attacco Stella. "Se credi che saremo amici così che tu possa prenderti la fama, allora ti conviene andare via o questo tacco arriva in posti proibiti".

"Vi sta disturbando?" Ci chiede una guardia del corpo.

"Ma va!"

"Stella, per favore..." dico. "Derek, hai cercato di aggredirmi. Più di una volta. Che cosa ti aspetti che io ti dica?"

Diventa leggermente rosso. "Ecco, veramente non so perché mi sono sentito in dovere di venire qui, ti ho vista al telegiornale. Eri davvero un'altra persona, anzi, lo sei diventata".

"Vuol dire che ti attaccherai un poster di Madison in stanza e quando la indicherai dirai alla mammina che è il tuo supereroe preferito" Stella si alza. "Pardon, Derek. Ma mi hai fatto venire la cervicale. Madison?"

Mi alzo anche io, prendendo la mia borsa. "Credevo fossi un amico, Derek. Mi hai delusa. Spero che troverai la tua strada".

Mentre mi volto verso la mia migliore amica per andare a lezione, sento che mi squilla il cellulare. Vedo che sullo schermo c'è 'numero sconosciuto' e ho un tonfo al petto.

La prima cosa a cui penso è Jack. Se gli è successo qualcosa? Rispondo senza pensarci.

"Pronto?"

"Immagino che i tuoi genitori ultimamente non abbiano risposto al telefono".

La mia mano inizia a tremare, la vista si offusca.

"Chi sei?"

"Ringrazia che nell'incendio che ho appiccato non li abbia uccisi. O forse sì?"

La chiamata si chiude.

Non so cosa sia successo dopo, perché quegli attimi sono stati così interminabili. 

Ricordo solo che tutti si erano girati verso di me molto, molto confusi.

MADRE DI MADISON

"Quindi sei qui in Italia in vacanza?" 

Verso il tè alla nostra salvatrice. La polizia non si è ancora spiegata come sia stato causato l'incendio ma è molto probabile che sia stato doloso, questo mi spaventa molto.

Saranno state quelle baby gang che vedo in giro, razza di teppisti. Dovrebbero andare tutti al collegio. La mia casetta di campagna la utilizzavo per i pranzi in famiglia o come luogo di ristoro in cui passare il tempo la domenica, ora diventata un mucchietto di cenere.

Almeno noi non siamo bruciati con lei.

Grazie alla giovane davanti a noi.

"Veramente... qui in Italia spero di trovare qualcosa per vivere".

"Davvero?" Chiede mio marito. "In che senso?"

"Avevo dei piani lavorativi, sono falliti. Ma qui sono sicura che troverò qualcosa per ricominciare" sorride mentre sorseggia il tè. "Purtroppo non ho neanche una famiglia, sono totalmente..."

"Oh, no" lo interrompe mi figlio. "Mamma, non la lasciamo da sola".

"Uhm..." rifletto. "Magari potresti stare con noi fin quando... ecco, non troverai una sistemazione. Giusto?"

"Certo..." dice mio marito. "Sai, noi abbiamo una figlia. Al momento è.... in un college a.... già, insomma, studiare. Potresti conoscerla, credo abbiate la stessa età".

Non abbiamo mica visto la nostra Madison esordire con un discorso minacciando dei criminali stranieri.

"Andremo a trovarla in questo periodo, ti va di venire con noi?"

Esita. Sorride, alzando l'angolo della bocca.

"Ma certo" risponde. "Non vedo l'ora".

Si volta verso mio figlio, osservandolo bene.

"Hai proprio i suoi stessi occhi scuri".

Sidereus 2Where stories live. Discover now