The Country Boy

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Non mi muovo.
Sono accasciato sulla poltrona in pelle del soggiorno.
Guardo un attimo per terra ma subito avverto nausea.
Mi viene da vomitare.
Mi alzo, mentre a fatica prendo il mio fazzoletto e mi asciugo le lacrime.
I conati si stanno facendo insistenti: devo andare in bagno.
Perciò devo uscire fuori...
Vivo in campagna e le mie madri non hanno mai avuto la voglia di installare un bagno all'interno della casa.
Beh.. Forse non proprio perché non avevano voglia, ma magari perché costerebbe troppo.
Comunque la latrina è fuori.
Apro la porta in legno e controllo che nessun serpente si sia nascosto dentro.
Qui in campagna ne abbondano e in più di un'occasione ho trovato delle serpi in bagno, non che lo dica perché ho paura di loro.
No.
Non devo prendermi in giro, io ho paura dei serpenti.
Quindi accertato che non è presente nessun intruso, mi butto sul gabinetto.
Mentre vomito guardo i colori della melma.. dicono che se stai attento puoi vedere il cibo che avevi mangiato poco tempo prima.
Io vedo colore rosso.
Stringo i denti e chiudo gli occhi : non voglio guardare quel colore.
Ho finito.
Mi rialzo e mi giro verso il lavabo per potermi sciacquare e infine esco di nuovo per ritornare in casa.
Arrivato in soggiorno la vedo ancora.. Mi viene da piangere....
Devo raccontare un po' cosa è successo..
Mi chiamo Jona, e vivo con le mie madri da 19 anni.
Sì, ho detto bene, le mie madri.
Patricia e Mimi.
Loro mi hanno cresciuto donandomi tutto il loro affetto.

Mi facevano e mi fanno sentire parte di una famiglia.

Ma io ho 19 anni e loro 84 e 79 rispettivamente..
Per questo non comprendevo.
Non comprendevo per quale motivo io fossi con loro.
Ma ciò mi interessa anche relativamente poco, in fondo come ho detto sono loro che mi hanno cresciuto con tutto il loro amore..
Oggi dovevano andare a trovare una loro vecchia amica così mi hanno lasciato solo a casa.. io non sarei mai andato a trovare con loro quell'amica.
Così, mentre mi stavo preparando una frittata per colazione, qualcuno suonò alla porta.
Io andai ad aprire e mi trovai davanti una donna.. Era famosa, l'avevo vista qualche volta in TV..

- Di cosa ha bisogno? - le avevo chiesto io.

Lei appena mi vide divenne tutta rossa in volto.
Tirò fuori, dalla borsa in pelle che teneva, delle buste e mi disse - Vorrei parlare con te Jona.. -
La feci entrare, lei si guardava intorno, scommetto non fosse abituata alle case da poveri..
Le offrii la poltrona per sedersi.
-No Jona, voglio subito arrivare al punto, non riesco più ad aspettare.-
La guardai tirare fuori dalle buste vari certificati.. Stavo cominciando a capire cosa volesse da me..
-Tu sei mio figlio Jona!-
Credo che in quel momento qualcosa in me si fosse attivato.
-Jona.. Qui ci sono tutte le carte che lo attestano...-
Io non le risposi.. La mia mente stava cominciando a scoppiare: non erano neanche passati due minuti da quando era entrata..
Io, per tutta la mia vita, avevo dovuto sopportare le angherie degli altri ragazzi..
"Il figlio delle nonne" mi chiamavano..
Io per tutta la vita avevo cercato di accettare che Patricia e Mimi fossero le mie genitori..
Mi avevano portato a fare visite psichiatriche per questo.
E ora... Una vip arrivava e mi diceva che ero suo figlio.
La guardai con odio..
Se fosse stato vero quello che diceva, dov'era stata gli ultimi 19 anni?
-Fuori da questa casa. - le ordinai io.
Lei invece si avvicinò a me e mise le sue dita tra i miei capelli.
Sembrava entrata in trance, non mi ascoltava..
-Ho detto fuori.. - cercai di togliermela di dosso.
Lei invece cercava di stare attaccata a me sempre più - Ma tu sei il mio Jona.. -
IL SUO JONA!!!?
A quel punto qualcosa in me andò storto, ero arrabbiato.
Ero arrabbiato con quella persona che ora dopo tutto quel tempo veniva a dirmi di essere mia madre.

La spinsi via.

- No Jona io ti ho trovato.. - piagnucolava.
Sì, ma mi hai anche abbandonato allora...
Tirai fuori dal mio taschino il coltellino svizzero che portavo sempre con me.
-Ora tu te ne vai via- le intimai io puntandole contro la lama..
Lei divenne subito pallida.
-Ma sono tua madre... -
-TU NON SEI MIA MADRE!!- sbraitai io.
-Tu.. Non puoi essere mia madre, anzi non voglio... -
Lei mi guardò in modo strano - Non dire queste cose.. -
-E invece le dico.. Tu non sei nessuno.. Tu non sei mia madre.. HEY STAI LONTANO HO DETTO! -

Si stava avvicinando a me.

Fu in quel momento che persi il controllo.
Non voglio ricordare tutti i dettagli..
Solo la accoltellai.
Si era avvicinata troppo a me.

Io per convincermi di non avere sbagliato, provo a convincermi che fosse tutto un brutto sogno..

-Ma tu non sei reale! - le avevo detto mentre affondavo la lama nel petto di lei.
Ma non era un incubo.
Era vero.
Lei era per terra in soggiorno.
Ho già chiamato la polizia.. Arriverà tra un po'.
Intanto io per calmarmi, subito dopo averla chiamata, mi sono messo a scrivere una storia.
Quella di Franz.
Perché io ho bisogno di scrivere quando non sono a mio agio.
Specialmente ora che aspetto che qualcuno mi venga a prendere..

"Mi trovo nella sala degli interrogatori..

Il mio avvocato sembrava contento, mi ha detto che la strada che ho preso è perfetta.

-Non in grado di intendere e volere.. È questo che diremo in tribunale.. E quello che hai detto agli ispettori nel primo interrogatorio è una dimostrazione lampante.. Sei stato bravo Franz!-
Io non lo avevo ascoltato.
Pensavo che fosse uno di quei giochetti da avvocati.
Ma ora al secondo interrogatorio,comincio ad avere dei seri dubbi.
-Signor Redvik.. - l'ispettore ha cominciato a parlarmi, credo si chiami Rodri..

- Signor Redvik lei dichiara di aver ucciso sua moglie Dara Redvik.. -

Io lo guardo divertito -Esatto, e non capisco perché siamo qui a perdere tempo quando io ho già confessato.. -
Rodri ha alzato la mano di scatto per dirmi di tacere.
-Abbiamo controllato signor Redvik.. Sua moglie, Dara Redvik.. È morta quattro anni fa..-
Io non capisco, comincio a sudare freddo, sto tremando.
Forse non ho sentito bene.
-Mi scusi cosa ha detto? - chiedo io.
Lui mi guarda negli occhi, ha lo sguardo serio.. - Ha capito bene signor Redvik, sua moglie è morta da quattro anni. -
Io non ci credo, non posso crederci.
Sento la mia testa appesantirsi, come pure le spalle.
Tento di fare una faccia divertita, o meglio, la faccia di uno che è stato preso in giro con una balla..
Mi piego in avanti verso Rodri.. "

" E allora chi ho ucciso!? "

You Aren't RealWhere stories live. Discover now