Such An Actor

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-Su! Sveglia! -
Mugugno, vorrei dover alzarmi e poter credere che sia stato tutto un sogno.
Ma il dolore alla schiena mi suggerisce altrimenti.
Fatico ad aprire gli occhi, sento le palpebre pesanti e come appiccicate ai miei occhi.
Non ho assolutamente voglia di ritornare alla mia incasinata routine.
-Ancora qualche minuto...-
Sento il rumore della chiave nella serratura, ma in una città così tecnologicamente avanzata si usano ancora le porte a serratura? Dove sono le porte a scorrimento a controllo remoto?
-Non fare il bambino Jona, oggi hai visite. -
Visite?
Che siano arrivate le mie madri a trovarmi?
Avrebbero il coraggio di venire da me dopo avermi tradito in quel modo?
Mandandomi la polizia incontro?
In realtà non dovrei essere arrabbiato con loro.
Sono delle persone corrette alla fine dei conti, hanno posto fiducia nella società e si sono rese partecipi ad essa.
Hanno fatto il loro dovere.
Mi stiracchio, raccolgo le forze per sedermi a letto e spalanco gli occhi.
Appena questi si riabituano alla luce del luogo davanti a me non vedo le figure delle mie madri, ma un guanto nero.
Un guanto nero di seta.
Alzo lo sguardo verso le due donne davanti a me.
Dara mi sorride -Laure è venuta ad aiutarmi con te.-
-E' un piacere incontrarti di nuovo Jona.- mi saluta lei.
Mi ha chiamato per nome.
-Aiutarti?- chiedo io alzandomi prendendo il diario con me.
-Si', lei come puoi ricordare lei è la psicologa della centrale e ci aiuta nei vari casi.-
Che bel modo di presentarmela così, una psicologa per il mio caso.
-Quindi volete che mi sottoponga ad un interrogatorio con lei.-
Dara ride pacatamente -Ho bisogno pur di un esperto in questi casi.-
Io le squadro entrambe di nuovo -E volete farlo qui?-
-Oh no, no- interviene la psicologa -Andremo al mio studio interrogatori.-
Ha uno studio tutto per sé?
Nel frattempo però io ho il desiderio impellente di continuare a scrivere di Franz, per indirizzarlo meglio.
-Tranquillo, continueremo dopo con la storia.- mi rassicura Dara come se mi avesse letto nel pensiero.
Non che la rassicurazione sia servita attivamente a qualcosa, ma almeno so che Dara è cosciente di cosa io voglia.
Scrollo le spalle -Beh allora perché non mi fate strada?-
Dara annuisce ed esce dalla cella -Vieni Jona.-
Io la seguo e a ruota dietro di me Laure.
Cominciamo a muoverci in fila indiana, naturalmente io in mezzo per evitare che io scappi.
Come se volessi scappare.
Il corridoio è spoglio e bianco -Perché questa centrale è così monotona?- chiedo io per rompere quel silenzio.
-Non è monotona, è una centrale, mi sembra un valido motivo per non giocare troppo con i colori.- mi risponde subito Dara -E inoltre non siamo soliti ospitare bimbi qui.- ed ritorna a stare in silenzio.
Forse solo dopo aver pronunciato la frase si è ricordata del perché mi tiene qui.
Sento la presenza di Laure dietro di me, la interpello -Vero che interrogherai pure Dorothy?-
E' sempre Dara a rispondere -Ovviamente, non credere di essere il prediletto.-
Finalmente arriviamo ad una porta senza insegne.
Dara la sblocca, la apre e mi invita ad entrare.
Appena dentro ho come una sensazione di déjà-vu, guardo la sedia in metallo e il tavolo.
Che sia la stessa stanza in cui ho fatto interrogare Franz?
-Laure, lui non ha bisogno delle manette, puoi lasciare che rimanga così se vuoi.-
-Va bene anche se rimane senza.- risponde lei richiudendo la porta.-
Potrei usare la sedia contro di lei se volessi.
Ma ricordando che lei è sa combattere e placcare non rischiererei nel farlo in una stanza chiusa.
Inoltre so cosa è capace di fare con il guanto.
Strozzarmi a morte o tagliarmi il collo.
Vado a sedermi alla sedia in metallo, Laure rimane ancora in piedi dall'altra parte del tavolo.
-Bene buon lavoro allora.- ci dice Dara dirigendosi alla porta.
-Tu non rimani?- chiedo io.
-Oh no, questo è il campo di Laure, ti lascio a lei. Dovrei ritornare dopo per prelevarti. -
E dicendo questo esce dalla stanza.
E rimaniamo io e Laure, io con il mio diario e lei in piedi davanti a me.
Mi osserva in silenzio per qualche minuto.
Non parla, è come se volesse che inizi io a parlare.
Ma in questo caso io sono quello interrogato, penso, dovrei sentire qualche domanda.
Ma Laure mi guarda con il suo viso ben curato, mi scruta.
Da come l'avevo descritta in passato per Franz so che lei è la signorina "ti distruggerò la mente".
Chissà se vuole fare lo stesso con me.
-Jona perché hai iniziato a scrivere quella storia?-
Finalmente il silenzio cessa di infestare l'ambiente.
-Perché avevo avuto l'ispirazione suppongo.- comincio a dare una risposta banale e generica, in fondo è lei la psicologa che deve estrapolare da me le cose.
Laure ride -Questo credo che capiti ad ogni scrittore no?-
A meno che tu sia uno scrittore a pagamento difficilmente si può iniziare senza un guizzo di ispirazione.
-Quello che chiedo è cosa ti ha spinto a scrivere, perché non dedicarsi ai film, ad altri hobby?-
Ma che domande sono?
Sono domande inutili.
O meglio: sono domande non solite di Laure.
Questa volta sono io ad osservarla in silenzio, qualcosa non va.
-Jona?-
-Perché mi piace aver il controllo su qualcuno.- rispondo in modo distaccato.
Laure si volta un attimo per poi rigirarsi verso di me, vedo una smorfia affievolirsi.
Cosa ha guardato?
-Il controllo?- Laure comincia a giocare con il suo guanto senza distogliere l'attenzione da me.
-Mi piace poter controllare le vicende di un mio personaggio.-
Cosa veritiera in fin dei conti.
Poter scrivere ti permette di diventare la più brava o la più cattiva delle persone.
Hai controllo totale sui tuoi personaggi e puoi far loro ciò che vuoi.
E' soddisfacente essere dei creatori di storie, di mondi e situazioni.
-Ti interessa diventare famoso?- chiede di nuovo lei.
La squadro di nuovo confuso -No, non credo di aver avuto interessi economici, inoltre poter emergere come scrittore quando nel frattempo...- Laure si gira di nuovo per poi ritornare a guardarmi esattamente come prima, con una smorfia svanente.
-...ci sono altri scrittori così affermati.-
Questo non mi sembra un interrogatorio, Laure non è attenta a me, è distratta da qualcosa alle sue spalle.
Provo a guardare meglio.
E' una telecamera.
Una lucina rossa a dimostrazione che stia riprendendo tutto.
Laure si accorge di aver colto il motivo del suo comportamento.
-Mi dà fastidio, richiedo sempre di disattivarla quando sono in servizio. -
Qualche attimo di silenzio da parte sua, il guanto di seta è sempre in uso.
-Provo a chiedere se si può risolvere. -
E Laure esce dalla stanza velocemente.
Questa cosa mi è nuova, da quando Laure si preoccupa di essere registrata?
Non ha mai fatto storie quando era con Franz.
O meglio non ho mai definito fastidi del genere.
Che sia una cosa che è cresciuta indipendentemente da me e dalle mie descrizioni?
Qualcosa mi sfugge, guardo la telecamera.
Può mettere soggezione lo ammetto, specialmente per la lucina rossa sempre attiva.
Ma stando nel suo studio di interrogatori dovrebbe...
Questo è il suo studio interrogatori.
Ecco una cosa che stona in ciò che mi ha detto.
Lei ha affermato di aver chiesto sempre di disattivare la telecamera quando lei è in servizio.
Ma questa è la sua sala.
Il suo studio.
Lei è l'unica persona che lavora qui, quindi in primo luogo se a lei non piace essere ripresa...
Non dovrebbe esserci di base nessuna telecamera.
E intanto vedo che la lucina rossa è sparita, spenta.
A quanto pare Laure è riuscita nel suo intento.
Ma per quale motivo dovrebbe sentirsi a disagio ad essere ripresa mentre interroga me?
Sta defini- la porta si apre di colpo e viene richiusa.
Laure si dirige verso di me assicurandosi che la lucina sia spenta.
-Com-
-Cos'è tutta questa farsa?- mi chiede all'improvviso interrompendo la mia domanda.
-Cos'è sta cazzo di storiella Jona? Pensavi di mandare tutto a puttane così? -
Cosa sta succedendo?
-Di che stai parlando? -
Laure si mette a ridere -Jona non fare il finto tonto, stai cercando di mandare tutto a rotoli rimanendo qua? -
-Non ti seguo...- di che sta parlando questa?
-Cazzo, per fortuna abbiamo sistemato casa tua prima che ritornassero le tue...cose, madri. -
-Ci sono state complicanze con gli altri, ti stavamo cercando tutti e poi compari a caso a casa mia con quella? Cosa ti dice il cervello? -
-IO NON STO CAPENDO DI COSA TU STIA PARLANDO. -
-COME PUOI FARTI ARRESTARE CON TUTTO QUELLO CHE C'E' IN GIOCO!? RISCHI DI FAR SALTARE TUTTO. -
-MA SALTARE CO- Laure mi dà uno schiaffo.
Sentiamo il respiro affannato l'uno dell'altra.
-Basta fare l'attore Jona, che cos'hai in mente? Perché ci stai mettendo tutti in pericolo così? -
Guardo Laure negli occhi.
Vedo rabbia in lei.
Ma io veramente non riesco a capire, è una sua tecnica per carpire mie informazioni?
Si protende verso di me e con la mano sinistra prende la mia destra.
Comincia a stringerla.
-PORCA PU- non riesco a finire l'imprecazione per il dolore.
-Jona dove hai messo le carte? -
Di che carte sta parlando?
-Jona dove le hai nascoste? – stringe di più la mia mano.
-Jona, Jona...Ti prego...- Laure mi sta veramente supplicando -...basta giocare. Dimmi dove hai messo le carte prima di sparire. -
-Jona dove hai- rumore di porta -trovato l'ispirazione? – finisce di chiedere Laure allentando la presa sulla mia mano.
Dara è entrata nella stanza -Allora come è andata? Ha detto qualcosa di interessante? -
Laure distoglie il suo sguardo arrabbiato da me e trasforma il suo viso grazie ad un sorriso -Ancora poche cose purtroppo...- ride.
-Avrai tempo dopo Laure ora io e lui dobbiamo andare a fare un lavoro. -
Io mi alzo visto che Dara mi sta invitando ad uscire.
Mi giro un attimo prima di varcare la soglia.
Laure sta stringendo con forza il nastro di seta, la sua mano è rossa.
-Mi raccomando Jona, raccogli le idee... -
-Mi aspetto cose interessanti dal prossimo incontro. -
Io e Dara usciamo dalla stanza mentre lei si richiude all'interno.
Faccio qualche passo.










Sento un grido di rabbia.

You Aren't RealWhere stories live. Discover now