God Complex

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Jona Blend è stato intralciato da me, il me stesso dell'altra parte.
Faccio fatica a ridere con il collo fasciato e costretto a letto.
Sono Dio.
Ho dato vita ad una creatura in un altra dimensione, pensando a queste cose mi rendo conto di quanto la mia mente si è spostata, e questa creatura è diventata autonoma.
Reclino il capo verso sinistra per stare più comodo: seduta su una sedia di fianco al mio letto c'è Laure.
Ha uno sguardo colmo di delusione, non si aspettava che io perdessi la testa così velocemente, o almeno non penso che quando mi promise di farmi impazzire pensasse di riuscirci così in fretta.
-F.. Sei un idiota.. -
No, ho detto che sono Dio.
Lei torna a stare in silenzio, ha il mio taccuino tra le mani.
Lo guardo con avidità, vorrei tanto riuscire a prenderlo e mettermi a scrivere qualcosa su Blend, almeno potrei stare calmo per un po'.
Ma a quanto pare anche Dio ha un Dio.. E Blend in questo momento sta giocando la parte del Dio più forte.
Stavo per prendere quel maledetto taccuino poco prima, era già tra le mie mani, ma sicuramente deve essere riuscito a liberarsi del me dall'altra parte. Chissà poi che fine farà quell'uomo.
Posso definirlo così?
Un essere spuntato dal nulla che possiede i ricordi di un'altra persona, un essere senza un'identità, una copia.
-A cosa stai pensando? - Laure ha notato che sta passando qualcosa per la mia mente.
-Non dovevi essere tu ad entrare nella mia testa e tagliarmi tutte le sinapsi? - ribatto io con un sorrisino.
Lei si alza in piedi, si tira con forza le fascie del suo guanto di seta ed esce dalla stanza.
Probabilmente è arrabbiata.
E la capisco, ha praticamente sporcato quella seta con il mio sangue e io non sto aiutando minimamente al suo caso, quello di Blend scomparso in questa dimensione.
Ma se non mi dà il taccuino io non posso fare nulla.
Se Jona non mi dà il taccuino.
Mi rendo conto che probabilmente potremmo finire tutta questa storia solamente e semplicemente portando lui qui e così tutti sarebbero felici.
Le finte Mimi e Patricia che ritrovano il loro pargoletto scomparso, io che vengo rilasciato dalla polizia, Laure e Rodri che finiscono il caso senza che ci sia stato nessun morto.
No aspetta.
Mi giro ancora verso la porta da cui è uscita Laure, in questo momento avrei voluto che lei ci fosse stata, voglio chiederle alcune cose.
I miei occhi cominciano ad arrossirsi.
Come si sente un Dio che era convinto di aver ucciso la moglie?
Si sente da schifo, ecco come si sente.
No, schifo è troppo generico.
Si sente perduto, ha una sensazione di vuoto nella testa, sa che una parte di sé non c'è più. È consapevole che quella parte non c'è più; non come l'amnesia o l'Alzheimer dove una volta che il ricordo è scomparso non c'è più l'ombra dello stesso ricordo.
Io invece la vedo, sento il suo profumo, il suo calore.
La vedo davanti a me, la vedo con i suoi occhi pieni di emozioni come la meraviglia, lo stupore, la paura, il dolore.
Il dolore provocato da un coltello conficcato in grembo mentre si è abbracciati al proprio marito.
E poi lei che cerca di non credere, di rifiutare quello che sta succedendo, di non sentire quello che sto dicendo io.
"..ma tu non sei reale.. " questo le sto dicendo.
Non può essere vero perché non è vero.
Lei non è morta così.
E il problema è che non so cosa è veramente successo, non mi viene in mente niente.
Ora però non riesco a trattenermi, il sorriso che avevo poco prima non c'è più, solo acqua salata che sgorga dai miei occhi.
Io che singhiozzo da solo nell'infermieria.
Non può essere accaduto a me.
Non voglio che sia accaduto a me.
Non voglio.
Io non voglio essere Dio.

Voglio solo ricordare.


You Aren't RealWhere stories live. Discover now