Prologo

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In quella fredda notte di gennaio, una donna si aggirava per i vicoli della Londra babbana. Era ferita e stanca, ma non si dava per vinta. Correva come se scappasse da qualcosa di molto, molto pericoloso.

Tra le braccia, avvolto in una copertina azzurra, c'era un bambino piccolo, di circa un anno, che nonostante la situazione pericolosa non piangeva, come se capisse che non doveva fare rumore.

La donna si guardò indietro mentre correva lungo la via principale di una piccola cittadina dell'Inghilterra, in cui fino a poche ore prima viveva con il marito. Due uomini, nascosti il lunghi mantelli scuri e i volti coperti dalle maschera a forma di teschio, la inseguivano lanciando incantesimi nel vano tentativo di fermarla.

La donna, appena ne ebbe l'occasione, si ritirò in un vicolo stretto tra due edifici bassi di pietra. Aspettò che i due uomini la raggiungessero, poi quando arrivarono all'imboccatura del vicolo li schiantò senza troppi complimenti.

Finalmente, poté riprendere fiato. Si fece scivolare, sulla superficie liscia del muro, prendendo fiato affannosamente. Appoggiò la testa al muro, chiudendo gli occhi per fare un respiro profondo.

Sentì i candidi fiocchi di neve fredda sfiorarle il viso delicati, mentre il suo bambino faceva dei versi estasiati divincolandosi tra le sue braccia per cercare di afferrare un fugace fiocco di neve.

Aprì di nuovo gli occhi, chinandosi per accarezzare la guancia paffuta di suo figlio, che nonostante avesse due uomini svenuti accanto sembrava lo stesso felice. Gli accarezzò anche la fronte, stringendolo forte a sé.

Gli sorrise, coprendolo meglio con la sua copertina azzurra. - Ciao, tesoro - gli sussurrò, con la voce incrinata e gli occhi pieni di lacrime per il pericolo che aveva appena schivato. - La mamma é qui, amore mio. Non ti succederà niente, finché ci sarò io a proteggerti.

Il bambino fece un verso felice e allungò le braccia verso il viso della mamma, cercando di nuovo di afferrare i fiocchi di neve. I suoi grandi occhi verdi fissavano il cielo notturno, che purtroppo era coperto dalle nuvole.

Era talmente buio che l'unica luce presente in quel vicolo proveniva dalla bacchetta dell donna, la quale aveva pronunciato l'incantesimo lumos per riuscire a scappare da quegli uomini.

Il cuore della donna batteva ancora così veloce che credeva di star per morire di infarto, ma non riusciva a rilassarsi dopo quello che aveva visto succedere dentro le mura di casa sua.

Le lacrime le rigarono le guance, ma a quel punto si riprese dallo shock: si alzò tenendo ben stretto il suo bambino tra le braccia. Si coprì la testa con il cappuccio del mantello e diede un bacio sulla fronte al suo bambino.

Era così spaventata che avrebbe voluto solo piangere, ma non poteva farlo. La vita del suo bambino era tra le sue mani, perciò doveva proteggerlo a tutti i costi. - Su, tesoro - gli disse, accarezzandogli la guancia paffuta. - É ora di andare.

Tirò fuori dalla tasca del mantello un mucchietto galeoni e con un'incantesimo li trasformò in sterline: il denaro babbano sufficiente per un viaggio in aereo.

Si strinse forte il suo bambino tra le braccia e si smaterializzò nella Londra babbana, davanti all'aeroporto. Con un incantesimo non verbale, cambiò i suoi vestiti in degli indumenti babbani, ovvero dei jeans e una felpa verde bottiglia sotto un giubbotto blu.

Entrò nell'aeroporto a passo deciso, dirigendosi verso la reception. Si sistemò meglio il bambino tra le braccia, cercando di sembrare una normale babbana in viaggio con il figlio, non una strega esausta e traumatizzata che cercava di scappare da un mago oscuro che cercava in tutti i modi di fare del male a suo figlio.

- Salve, il primo volo per New York - chiese alla hostess che stava al bancone che fino a pochi minuti prima stava leggendo un libro con l'immagine di un leone sulla copertina.

- Sono trecento sterline - disse solo, tendendo la mano per prendere i soldi. La donna fece finta di frugare nella sua borsa, mentre con un incantesimo non verbale tramutava altri galeoni in sterline.

Porse alla hostess i soldi e la donna di rimando le porse i suoi due biglietti per la Grande Mela. La donna lesse l'orario del volo: le sette di mattina. Ringraziò la hostess e si diresse ai posti a sedere, lasciandosi andare contro lo schienale di una sedia, esausta.

Si guardò intorno: non sembravano esserci pericoli imminenti. C'erano poche persone nell'aeroporto, contando che erano ormai le quattro del mattino.

La donna iniziò a cullare il suo bambino, che in poco tempo si addormentò sfinito. Si concesse un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Era così esausta che sarebbe crollata, ma sarebbe stata capace di dormire solo quando sarebbe stata al sicuro in quell'aereo pieno di babbani.

Perciò rimase tre ore a guardare il suo piccolo dormire tranquillo, poi finalmente poté fare il check in per il suo volo. Una volta entrata finalmente nell'aereo, trasse un sospiro di sollievo e si sedette finalmente al posto che le avevano assegnato.

Finalmente, seduta al suo posto sull'aereo accanto a un tizio giacca e cravatta con un ventiquattrore, diede un bacio sulla fronte al suo bambino e crollò nel sonno, sfinita.

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