Capitolo 12

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Percy pensava che avrebbe avuto un sonno tranquillo, ma si sbagliava. Quando entrò nella fase REM, una scena prese forma nella sua mente.

"Si trovava in una stanza circolare, molto grande. Era in corso una battaglia a colpi di bacchette e schiantesimi, una Percy immagava Harry avesse vissuto spesso.

Si trovava nascosto dietro un pezzo muro caduto molto grande, in compagnia di un uomo. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, i baffi neri e indossava un cappotto nero. Stava cercando di proteggere Percy, o chiunque fosse nell'incubo dalla battaglia in corso.

Quando si sporse a guardare oltri il masso vide un uomo con i capelli lunghi, biondi platino come quelli di Draco Malfoy. Impugnava una bacchetta dritta e nera, era vestito con una tunica nera col cappuccio.

Vortici bianchi di magia gli vorticavano intorno, lanciando incantesimi e maledizione che lui parava prontamente. Anche dei vortici scuri, come se fossero fatti di pura oscurità, turbinavano nella stanza.

L'uomo accanto a Percy si alzò e cercò di colpire Lucius Malfoy, Percy giunse alla conclusione che era il padre di Draco. I due ebbero un duello acceso. Percy, nei panni di qualcun'altro perché non aveva mai vissuto quella situazione, provò l'irrefrenabile istinto di uscire allo scoperto e combattere insieme a l'uomo.

In quel momento, Percy notò che al centro della stanza c'era una specie di porta, fatta di quella che sembrava foschia bianca. Mentre lanciava un incantesimo verso il padre di Malfoy, qualcuno lo colpì da dietro.

Percy sentì la voce di una donna l'anatema che uccide. Gli si gelò il sangue nelle vene. - Avada Kedavra! - l'uomo parò il colpo, ma finì nella arcata vuota. Quello che vide lo sconvolse.

Quando entrò nell'arcata vuota, guardò Percy negli occhi, che si sentì scoppiare il cuore e gelare il sangue nelle vene. Diventò bianco e il tempo sembrò andare a rallentatore. L'uomo si dissolse lentamente nell'arcata vuota.

La scena cambiò. Questa volta era lui stesso, Percy lo capì subito. Si trovava nel suo vecchio appartamento a Manhattan, dove viveva con Gabe e sua madre, prima che scoprisse di essere un mago.

Era sul divano. Sua madre non c'era. Stava facendo i compiti e la televisione sparava il canale dello sport a tutto volume. Percy non riusciva a concentrarsi e stava quasi per scoppiare a piangere, visto che aveva sette anni.

Il suo patrigno era seduto sul divano a leggere una rivista sportiva e non sembrava avere la minima intenzione di aiutarlo. Aveva due lattine di birra sul tavolino davanti al divano, entrambe vuote.

A Percy la testa faceva così male che scoppiò a piangere. Il suo patrigno lo ignorò fino a che non iniziò singhiozzare, allora lo tirò per un braccio bruscamente.

- Ehi, ragazzino - gli disse, minaccioso. Era ubriaco, il Percy bambino lo capì subito. Cercò di smettere di piangere, ma non ci riuscì. - Smettila di frignare, mi stai distraendo.

Percy cercò, asciugandosi le lacrime, ma non ci riuscì. Aveva paura, tanta paura che si arrabbiasse, ma era più forte di lui. Pianse ancora più forte, il suo patrigno sbottò. Gli diede un schiaffo in pieno viso.

Percy abbassò la testa e singhiozzò. Si sentiva la guancia bruciare, come se andasse a fuoco. - Ti ho detto di piantarla! - gridò furioso, Percy si paralizzò dalla paura. La gola gli andava a fuoco e non vedeva quasi niente per via delle lacrime.

Non riuscì a smettere di piangere, così il suo patrigno lo picchiò ancora. Gli diede uno schiaffo più forte, che lo fece cadere a terra. Il Percy bambino gridò, terrorizzato. Cercò di scappare in camera sua, ma l'uomo lo afferrò prima che potesse scappare.

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