Capitolo 53

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Quella notte Percy dormì con Piper. Lei si accoccolò tra le sue braccia esausta per lo studio e gli eventi della giornata. Dopo la cena aveva indossati il suo pigiama rosa con gli unicorni che la facevano sembrare una bambina troppo cresciuta.

- Quanto sei bella, piccolina mia - mormorò il ragazzo, accarezzandole i capelli. Quello che la ragazza gli aveva detto quel pomeriggio lo aveva colpito. Davvero lui la faceva sentire così? Davvero facendo l'amore con lui era riuscita a togliersi quella sensazione di sporco?

Aveva detto che era il suo angelo custode. Come poteva sentirsi così al sicuro se lui non era in grado di proteggere neanche lui stesso? Sentì le lacrime bagnargli gli occhi. - Ti amo così tanto - le disse, mentre le lacrime gli rigavano le guance. - Vorrei essere abbastanza forte per proteggerti.

Percy amava quella ragazza più di ogni altra cosa. Fino a quel momento lui, nonostante tutto, si era fidato di lei più di chiunque altro. Era vero quello che le aveva detto quella mattina: anche se aveva trovato suo padre avrebbe avuto sempre bisogno di lei.

Non voleva separarsi da lei mai più. Quel pomeriggio Piper gli aveva detto che suo padre le aveva chiesto di tornare a casa per le vacanze di primavera. Lui ovviamente le aveva detto di andare. Non perché gli facesse piacere stare senza di lei per più di una settimana, ma perché non voleva che lei accantonasse il rapporto con il padre solo per stare accanto a lui.

Lanciò distrattamente un'occhiata all'orologio sul comodino della ragazza e si rese conto che era rimasto a pensare per un bel po'. Decise di provare a dormire. Aveva proprio bisogno di riposarsi un po'. Strinse la sua principessa a sé e chiuse gli occhi.

Nonostante non fece incubi, non riuscì a rilassarsi. Continuava a girarsi, tanto che fu costretto a lasciare Piper. Quando finalmente la sveglia suonò, per Percy fu una benedizione.

La testa gli scoppiava e aveva davvero tanto sonno, ma non riusciva a rilassarsi abbastanza per dormire. Piper si lamentò un po' e si voltò verso di lui. Percy la vide aprire un po' gli occhi. Gli sorrise e sbadigliò.

- Buongiorno - mormorò, accoccolandosi a lui, che sorrise e la strinse a sé. Le stampò un bacio sulla testa. Era così contento di averla lì con lui, tra le sue braccia. Lei alzò un po' lo sguardo e posò delicatamente le labbra su quelle del ragazzo. - Come hai dormito? Hai avuto degli incubi?

Allargò le braccia e il ragazzo ci si tuffò: ormai era diventato un gesto affettuoso per i due. - No, ma non sono riuscito ad addormentarmi per bene - spiegò, mentre lei gli passava le dita tra i capelli. Sospirò, la testa gli doleva. - Oh, la testa mi scoppia.

Lei sospirò, poi gli prese la testa tra le mani e gli stampò un bacio sulle labbra. - É per quello che é successo ieri? - gli domandò dopo qualche secondo di esitazione.

Percy rimase il silenzio, ma Piper capì che aveva fatto centro. Gli aveva ripetuto tante volte che non doveva sentirsi debole, che non doveva odiarsi per piangere così tanto.

Sentì le lacrime bagnargli gli occhi, ma le ricacciò indietro. Doveva smetterla odiarsi e andare avanti. Sua madre gliel'aveva detto mille volte: il segreto per stare bene con il mondo era stare bene con sé stessi prima di tutto.

Doveva accettarlo. Piper lo aveva distrutto, sì, ma lo aveva anche sciolto. Dopo tutto quel dolore, dopo che quel mostro lo aveva calpestato come un insetto, Percy aveva eretto dei muri intorno al proprio cuore al fine di proteggersi.

Ma alla fine quei muri non erano serviti a tenere il dolore fuori, ma a tenere lui dentro. Quei muri non avevano impedito a sua madre o a chiunque altro di ferirlo, bensì avevano impedito al suo dolore di uscire.

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