Capitolo 41

148 2 0
                                    

Percy si svegliò di soprassalto, quella notte. Aveva il fiatone e tremava, il suo cuore batteva a mille e la testa gli scoppiava. Non capì dove si trovasse per qualche secondo, poi si guardò intorno e riconobbe la lampada sul comodino di Piper.

Lei dormiva tranquilla accanto a lui, che nell'agitazione si era tirato a sedere. Si posò una mano sul petto, sospirando. Sapeva che non doveva chiudere gli occhi, ormai aveva imparato. "Non é reale" si ripeté, facendo un respiro profondo. "Non può farti del male".

Fece qualche respiro profondo e riuscì a calmarsi. Dato che Piper non si era svegliata decise che era meglio lasciarla dormire, ma aveva bisogno di fare due passi. Così si alzò e andò in bagnò a lavarsi la faccia per togliersi quella sensazione di colla sulle guance dovuto alle lacrime.

Prima di uscire si guardò allo specchio: la luce della luna lo investiva in piena faccia e lo rendeva pallido come un fantasma, i capelli avevano dei riflessi blu e verdi. Sospirò e si passò una mano nei capelli, tornando di là.

Piper era ingarbugliata nelle coperte, i capelli tutti scompigliati e le braccia ad abbracciare il cuscino. Si sedette accanto a lei e le lasciò un bacio sulle labbra, facendo attenzione a non svegliarla, poi lasciò la stanza.

Camminò per i corridoi attento a non farsi scoprire, illuminato solo dalla debole luce della luna. Si diresse alla Torre di Astronomia. Era il suo posto preferito del castello, dove poteva stare da solo e godersi il silenzio.

Si sedette vicino alla finestra e guardò fuori: il cielo era limpido, perciò le costellazioni erano ben visibili. Percy riconobbe l'Orsa Maggiore, l'Orsa Minore e Cassiopea. Ricordò quando lui e sua madre andavano a Montauk e si sdraiavano sulla spiaggia ad osservare le stelle.

Era stata lei ad insegnargli a riconoscere le costellazioni. Nonostante tutto, lei gli mancava. Gli mancavano quei pochi momenti in cui non litigavano, in cui si sdraiavano sul divano a guardare un film, o semplicemente parlare.

Quando gli scompigliava i capelli prima di lasciarlo andare a scuola, quando facevano i loro picnic a Central Park, d'estate. Le lacrime gli bagnarono gli occhi, ma Percy non le trattenne. Le lasciò scendere senza opporsi, appoggiando la testa al vetro della finestra.

Richiamò un fiocco di neve e questo gli comparve in mano, facendolo sorridere. Chissà da dove veniva questo suo potere. Quando Piper l'aveva lasciato i suoi poteri erano sfuggiti al suo controllo, ma ora che le sue emozioni erano sotto controllo non erano più un problema.

Con un dito sfiorò il vetro. Un sottile strato di ghiaccio cominciò a diramarsi sul vetro, proiettando sul pavimento un fascio di luce della luna. Percy sospirò e con un gesto fece scomparire lo strato di ghiaccio.

Decise di tornare da Piper, perciò si alzò e facendo attenzione a non farsi scoprire da Gazza raggiunse la camera della sua Piper. Si sdraiò di nuovo sotto le coperte cercando di non svegliare la sua principessa.

I suoi sforzi si rivelarono vani perché una volta che si fu sdraiato lei si accoccolò a lui. - Dove sei stato? - gli chiese, con la voce impastata dal sonno. Lo guardava con i suoi occhioni castani e sembrava preoccupata.

- Ho solo fatto due passi per il castello - rispose lui, stringendosi nelle spalle. Lei gli accarezzò una guancia e lo abbracciò, facendogli mettere la testa sul suo seno. Percy sorrise. - Davvero, piccola, sto bene. Ho solo avuto un incubo e volevo fare due passi.

Lei sospirò, ma continuò a stringerlo a sé. Era così amorevole e affettuosa. Percy era sempre felicissimo di seppellire il viso nel seno morbido della sua ragazza. - Gazza avrebbe potuto beccarti - lo rimproverò, ma poi gli diede un bacio sulla testa. - Ma ora dormi, amore.

ConnectedWhere stories live. Discover now