Capitolo 45

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Percy pensava che con lei avrebbe avuto un sonno tranquillo, ma ovviamente si sbagliava. "L'incubo cominciava con una scena che aveva visto molte volte nei suoi incubi.

Era legato ad una sedia davanti a un banco di scuola. Era in corso una verifica, ma tutti i suoi compagni avevano già finito. Indossava una camicia di forza e accanto a lui c'era uno dei suoi vecchi insegnanti. - Dai, Percy - gli stava dicendo il prof. - Non sei stupido, no?

Poi la scena cambiò. Si trovava nella stessa stanza che aveva visto ad Hogsmeade. Solo che stesa a terra c'era sua madre viva, non morta. Voldemort le puntava la bacchetta alla gola, ma lei fiera come una leonessa gli teneva testa.

- Sei riuscita a farmela franca per sedici anni - disse Voldemort con la sua solita voce strisciante e sibilante. Nagini, il suo serpente, era raggomitolato accanto a lui, la testa alta pronto ad attaccare. - Prodezza non da poco.

- Sai, tuo figlio mi sarebbe stato molto utile - continuò, con un sorriso inquietante. Sally lo guardò piena di odio. - Tocca mio figlio e troverò il modo di vendicarmi anche da morta. Non ho rinunciato a tutto per questo.

- Quell'incendio avrebbe dovuto uccidervi entrambi, ma tenere in salvo il bambino - spiegò, avvicinando la bacchetta al collo della donna. - Ma tu, tale e quale a tua sorella, hai rovinato tutto!

Puntò la bacchetta sulla donna. - Crucio! - la donna urlò e si contorse nel dolore. Percy non voleva guardare. Le urla di sua madre lo accompagnarono finché l'incubo non finì."

Percy si svegliò di soprassalto. Piper, chinata su di lui, sembrava preoccupatissima. - Percy - lo abbracciò e lo strinse forte a sé. - Stavi urlando. Mi hai fatto prendere un colpo.

Percy sospirò. - Scusa per averti svegliato - si scusò, passandosi una mano nei capelli. Si era tirato a sedere e si era asciugato le lacrime. - ma non ha senso. Mia madre é morta per overdose. E poi, che diavolo dovrebbe volere quel pazzo da me?

Piper si strinse nelle spalle, ma si tirò a sedere anche lei e lo baciò dolcemente. - Non lo so, amore - rispose dispiaciuta. - Ma non credi che non dovremmo pensarci ora? Sono le due del mattino. Non credi che sia meglio provare a dormire.

Percy ci pensò un secondo. Avrebbe voluto, ma aveva la sensazione che non sarebbe riuscito a riprendere sonno. - Tu dormi, piccola - propose. Lei lo guardò male e fece per dire qualcosa, ma Percy la interruppe. - Prometto che cercherò di riaddormentarmi, va bene?

Lei non era molto d'accordo. Ma era stanca e quello che era successo il pomeriggio prima l'aveva svuotata di tutte le energie. - Va bene - cedette, poi gli stampò un bacio sulle labbra. - Buonanotte.

Percy la guardò sdraiarsi di nuovo e infilarsi nelle coperte. Dopo qualche minuto sentì il suo respiro farsi regolare. Finalmente si concesse di sospirare. La testa gli faceva male e aveva sonno, ma in testa gli turbinavano talmente tanti pensieri che non riusciva a trovare un attimo di pace.

Che cosa significavano quelle immagini? Perché sulla lettera del ministero c'era scritto che Sally era morta per overdose, se invece era stata uccisa da Voldemort? E, soprattutto, cosa voleva Voldemort da lui?

Si voltò verso la finestra, da cui entrava la flebile luce della luna. Percy si alzò e andò a sedersi sul davanzale della finestra. Era così bella la luna quella notte: era piena e molto luminosa.

Si ritrovò a pensare all'incubo che aveva appena fatto. Cercò di ripercorrere tutti i particolari: la voce graffiante di Voldemort, il tono minaccioso di sua madre, la sua espressione coraggiosa. Qualcosa non gli quadrava.

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