Capitolo 54

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- Neanche. Una. Stupida. Parola. - Percy sbatté la testa contro il tavolo, il cervello in pappa. Aveva studiato per tutto il pomeriggio su quel dannato compito. La testa gli scoppiava.

Era stato per dieci interminabili minuti con la penna sul foglio a cercare di trovare qualcosa da scrivere. - Niente. Vuoto. Completo - continuò a sbattere la testa contro il tavolo con i nervi a pezzi.

- Stai bene? - gli domandò una voce familiare, così Percy smise di sbattere la testa sul tavolo. Alzò la testa e vide Harry davanti a lui, con gli occhiali storti sul naso e la fronte aggrottata.

Percy si rese conto di quello che stava facendo e si prese la testa tra le mani. - Oh... miei dei - sospirò, scuotendo la testa. Il dolore era martellante e continui. - Sto impazzendo. Sì, tranquillo, sto bene. Solo la solita odiosa dislessia.

Harry lo guardò dispiaciuto. - Ah, mi dispiace - esclamò sedendosi davanti a lui. Si sistemò meglio gli occhiali sul naso e si strinse nelle spalle. - Ti aiuterei, ma ho dei compiti da fare. Vuoi che chiami Piper?

Percy scosse la testa: non voleva disturbarla. Poi questo era un compito che doveva fare da solo: sarebbe stato valutato e avrebbe pesato molto sulla media.

- No, tranquillo - rispose sospirando. Si massaggiò le tempie e fece un bel respiro, come a buttare fuori il nervosismo. - Piper sta riposando in camera sua: ha dormito poco stanotte. Ce la farò da solo, devo solo calmarmi i nervi.

Harry lo fissò per qualche secondo, scettico, ma poi lasciò perdere e iniziò a fare i suoi compiti. Percy si fece forza e cercò di continuare. Cercò di leggere un'altra volta il capitolo, ma ben presto le lettere cominciarono a girare intorno alla pagina, tanto che a Percy cominciò a girare la testa.

Tuttavia si impegnò al massimo a finire di leggere, finché il suo cervello non si rifiutò di decifrare anche una singola parola. La testa gli fece così male che dovette chiudere gli occhi e abbandonarsi sullo schienale della sedia.

In mezz'ora, aveva scritto si e no un paio di frasi. Sebbene sapesse di aver bisogno di lei non voleva chiamarla. Odiava dover dipendere da lei anche per i compiti. - Ehi, che succede? - la voce di Piper gli fece aprire gli occhi.

Se la trovò lì davanti, ma per una volta non fu molto contento di vederla. - Piper - la salutò cercando di abbozzarle un sorriso. La testa gli faceva male, ma cercò di non darne segno. - Ti sei già svegliata? Perché sei qui?

La ragazza gli sorrise e si sedette sulle sue gambe. Gli posò una mano sulla guancia e gli stampò un dolce bacio sulle labbra. - Mi sono svegliata poco fa - si stiracchiò un po' e gli sorrise. - Mi serviva proprio una dormita. Dovevo riportare un libro.

Percy annuì e cercò di non guardarla negli occhi: avrebbe capito subito che stava avendo difficoltà e non voleva che lo aiutasse. Era stanco di essere la sua palla al piede. Non voleva essere un peso per lei, anche se lei continuava a dirgli che non le pesava.

- Sono contento che tu ti sia riposata - replicò il ragazzo. Le stampò un bacio sulla guancia e le accarezzò la vita. Lei gli sorrise, poi vide la stanchezza sul suo viso e delle rughe di preoccupazione le corrugarono la fronte.

- Stai bene? - gli domandò preoccupata. Il ragazzo abbassò lo sguardo: non voleva che si preoccupasse per lui. Era stanco di vedere quella ruga di preoccupazione sulla sia fronte. - Sembri stanco.

Il ragazzo annuì sfoggiandole un sorriso coraggioso. - Sto bene - mentì, anche se aveva le lacrime agli occhi. La testa gli faceva ancora un male pazzesco ma non voleva farla preoccupare. - Solo la solita odiosa dislessia. Devo finire questo compito entro domani.

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