Capitolo 67

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Dopo aver fatto colazione, Tristan mandò i due ragazzi a sistemarsi nelle loro stanze. Piper mostrò a Percy la sua camera, poi andò a sistemare le sue cose nella sua. Gli promise che sarebbe tornata presto e continuò lungo il corridoio.

Percy sospirò e si guardò intorno. La stanza non era male. Aveva una grande finestra da cui cominciava a entrare la luce del mattino, un grande letto a una piazza e mezza appoggiato alla parete, una scrivania, una piccola libreria e un armadio. Una porta era sulla parete a destra del letto, che probabilmente portava al bagno.

Solo che era così sconvolto dopo quello che gli aveva raccontato suo padre. Davvero Sally lo aveva tenuto lontano da lui? Per proteggerlo? E poi si era andata a mettere in casa un mostro che lo aveva segnato per sempre.

Non poteva non essere arrabbiato con lei. Come aveva potuto tenerlo lontano da suo padre? Come aveva potuto fare questo a suo figlio? Come... come aveva potuto permettere a quel mostro di distruggerlo? Percy avrebbe voluto urlare. Tratteneva a stento le lacrime, ma di rabbia stavolta.

Cercò di calmarsi, perché ormai arrabbiarsi con lei non avrebbe portato a nulla. Era morta. Questo però non gli impedì di crollare. Era troppo da sopportare. Si buttò sul letto e pianse; tanto nessuno era lì a guardarlo. Passò poco tempo perché diventasse più disperato, ricordando quello che quel mostro gli aveva fatto passare.

- Percy, volevo mostrarti... - Piper, che era andata da lui perché voleva portarlo a vedere il giardino, si fermò all'istante. So precipitò da lui, preoccupata. - Percy - lo chiamò cercando di farlo girare verso di lei. - Che ti prende?

- Come ha potuto? - singhiozzò lui in risposta. Piper capì subito a cosa si riferisse e si sentì male per lui. Allargò le braccia  e lui ci si tuffò subito. Singhiozzò di nuovo e per Piper fu una pugnalata. Lo strinse forte a sé le lo lasciò sfogarsi, senza dire nulla. Le parole erano superflue in quel momento.

Dopo quel momento di debolezza, Percy non volle sciogliersi dall'abbraccio. Voleva rimanere lì tra le sue braccia. Era l'unico posto sicuro al mondo per lui. - Come ha potuto mandarlo via? - aveva la voce incrinata, ma la rabbia ricacciava indietro le lacrime. - Perché l'ha fatto?

Piper, che continuava ad accarezzarlo dolcemente, esitò. Avrebbe voluto dire che l'aveva fatto per proteggerlo, che forse era stato difficile anche per lei. Ma come poteva dirgli una cosa del genere? Vedeva com'era sconvolto. Cosa poteva dire per farlo stare meglio?

- Amore - decise di dire, prendendo un bel respiro. Lui alzò un po' la testa e la guardò con i suoi occhioni verdi. - Io non posso capire le ragioni di tua madre. Ha preso questa decisione pensando di farti del bene. Come poteva sapere che Gabe sarebbe diventato il tuo incubo?

Percy sospirò. Non voleva più neanche pensarci. Era passato ormai e Piper aveva ragione. Sua madre non avrebbe potuto sapere cosa quel mostro gli avrebbe fatto. Chiuse gli occhi e rimase tra le sue braccia, cercando di non pensare a niente.

- Amore? - lo chiamò qualche minuto dopo la sua Piper. Lui alzò un po' la testa e la guardò. Lei gli sorrise. - Mio padre ha un pianoforte giù in salotto, vuoi andare a suonare? Ti mette sempre di buon umore, no?

Percy non poté non sorridere e si tenne su un gomito per darle un bacio. - Va bene - decise, sciogliendosi dall'abbraccio seppur controvoglia. - Anche se avrei preferito rimanere qui tra le tue braccia. E magari divertirci un po'.

Il viso di Piper si aprì in un sorriso malizioso e gli allacciò le braccia al collo, tirandolo sopra di sé. Lo guardò negli occhi e sussurrò. - Se mi vuoi vieni a prendermi - lo provocò e Percy non se lo fece ripetere due volte. La prese per le cosce e la portò sopra di sé, mettendosi a sedere.

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