Capitolo 37

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Percy si portò una mano alla fronte, massaggiandosi le tempie con una smorfia. Piper lo notò. - Ehi, amore, cosa c'è? Stai bene? - gli domandò preoccupata, avvicinandosi a lui.

Il ragazzo scosse la testa. - Sono solo stanco - rispose, chiudendo il libro di Storia della Magia. Studiavano da due ore ormai e il suo cervello era completamente fuso.

La ragazza annuì, ma non era molto convinta: era da quella mattina che il suo ragazzo la guardava in modo strano. - Sicuro? - gli domandò, giusto per assicurarsi che fosse solo stanchezza.

Il ragazzo abbassò lo sguardo ed esitò prima di affermare di essere sicuro, perciò la ragazza capì subito che c'era qualcosa sotto. Storse le labbra. - Percy, tesoro, dimmi la verità - insistette, accarezzandogli una guancia con amore. - Cos'è successo?

Percy sospirò, abbassando lo sguardo. Piper non se l'era bevuta. Percy non avrebbe voluto dire nulla. Il dolore sarebbe passato prima o poi, ma lo sguardo preoccupato della ragazza lo fece cedere.

- Ho avuto un incubo - si limitò a dire, ben sapendo che non le sarebbe bastato. La ragazza fece per dire qualcosa ma Percy la precedette. - Ho sognato... - fece un bel respiro, mentre le lacrime gli bagnavano gli occhi. - Tu e Michael, Piper.

La ragazza abbassò lo sguardo, colta di sorpresa da una fitta al cuore. Percy sentì quel fastidio alla gola tipico del pianto e sentì che di lì a poco sarebbe scoppiato a piangere. Il cuore gli faceva male da tutto il giorno, ma in quel momento il dolore aumentò.

La ragazza si accorse che stava per crollare, così cercò di scusarsi per evitare di farlo piangere. - Percy, ti prego, mi dispiace, é stato un errore... - tentò di dire, ma il ragazzo si alzò in piedi non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Andò in bagno non riuscendo più a sopportare la vista della ragazza che l'aveva tradito. - No, Percy, non scappare... - cercò di fermarlo, ma lui non l'ascoltò e si chiuse dentro.

Non voleva più crollare davanti a lei. Si lasciò scivolare lungo la superficie liscia del muro, fino a cadere a terra e nascondere il viso tra le ginocchia. Il cuore sembrava volesse scoppiare. Non riusciva quasi a respirare per quanto faceva male.

Tirò indietro la testa e si appoggiò al muro, boccheggiando. Rivide lei che baciava Michael come un tempo faceva con lui, appoggiata al muro dietro ad una colonna di un corridoio poco usato che Percy usava come scorciatoia per arrivare alla Torre di Astronomia.

"Non é reale" cercò di convincersi il ragazzo, le lacrime salate che gli rigavano le guance. "lei é qui con me". Ma non servì a niente. Non riuscì a fare a meno di singhiozzare, il cuore che scoppiava dal dolore.

Avrebbe voluto uscire e tuffarsi tra le sue braccia, posare la testa sul suo seno e lasciarsi andare ascoltando il battito del suo cuore, che l'avrebbe calmato abbastanza da farlo smettere di piangere.

Ma non poteva. Lei l'aveva lasciato perché era stato troppo debole, perché aveva pianto troppo. Non voleva un piagnucolone senza un briciolo di forza. Aveva paura che lasciandosi di nuovo andare, crollando ancora tra le sue braccia, lei se ne andasse di nuovo.

Che lo lasciasse di nuovo solo e col cuore spezzato. Era terrorizzato da questa evenienza. Non voleva perderla ancora, non voleva deluderla più di quanto non avesse già fatto.

Capiva perché era scappata da Michael. Si sentiva un perdente, uno senza spina dorsale, una nullità. Perché tutti finivano per abbandonarlo? Era così insopportabile?

All'improvviso, la sentì chiamarlo da fuori. - P-Percy? - lo chiamò, la voce bassa e timida, come se si stesse sforzando per non piangere. Il cuore di Percy fece ancora più male, se possibile. Odiava sentirla piangere.

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