Capitolo 50

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- BASTA! - gridò Percy, seduto su una panchina nel giardino della scuola. Gli scoppiava la testa. L'immagine di sua madre nella prigione di Voldemort gli comparve davanti agli occhi.

Il dolore ebbe un picco tanto forte che il ragazzo urlò. Sembrava che qualcuno gli stesse spaccando in due la testa. - Percy! - sentì Piper urlare disperata, la paura nella voce. - Qualcuno ci aiuti!

Un altro picco di dolore e Percy crollò a terra. Vattene. Implorò Voldemort, che gli stava invadendo la testa di immagini spaventose e il dolore alla testa lo stava facendo impazzire. Non riusciva a sentire altro e non riusciva a respirare.

Non sentiva più Piper, forse era andata a cercare aiuto. Esci dalla mia testa! Pensò il ragazzo, mentre il dolore alla testa aumentava sempre di più. Voldemort gli rispose con una risata.

Percy Jackson, disse Voldemort. Quante cose non sai. Un altro picco di dolore. Tanto forte da farlo urlare. Un'ondata di immagini gli scorse davanti agli occhi alla velocità della luce: i suoi genitori insieme prima che lui nascesse, sua madre con pancione e suo padre che glielo accarezzava.

Basta! Esci dalla mia testa! Urlò mentalmente. Usò tutte le sue energie per bandirlo dalla sua mente, urlando per il dolore alla testa. Quando ci riuscì, lui era già svenuto e privo di forze.

Intanto Piper era andata a cercare aiuto, sconvolta. Le lacrime le rigavano le guance e il cuore era a mille. Vide qualcuno che arrivava verso di lei, così corse per raggiungerlo. - Signor Miller! - urlò terrorizzata per il suo Percy, il cuore in gola. - Venga con me, la prego. Percy ha bisogno d'aiuto!

Lui non se lo fece ripetere due volte: la seguì preoccupato. Quando furono abbastanza vicino da vedere, Percy era a terra. - Percy! - urlò Piper col cuore in gola, iniziando a correre verso di lui. Si inginocchiò al suo fianco.

Gli prese il viso tra le mani. - Percy - lo chiamò con la voce incrinata. Percy non rispose. Non si mosse. Il cuore di Piper cominciò a fare male. - Amore, svegliati - lo implorò. Le lacrime le scesero lungo le guance. - Ti prego, Percy, svegliati!

Miller si inginocchiò accanto a lei. Lei cominciò a singhiozzare in preda al panico: non poteva averlo perso così. Non si muoveva, Piper non vedeva nessun segno di vita, nessuna reazione. Il panico le serrava la gola.

Posò due dita sul collo di Percy. Aspettò qualche secondo. - Il suo cuore batte - annunciò con sollievo. Si alzò e fece passare le braccia sotto le ascelle del ragazzo, tirandolo a sedere. - Dobbiamo portarlo in infermeria. Subito.

Piper annuì sconvolta. Miller lo prese in spalla e insieme si diressero il più velocemente possibile in un infermeria, dove Madama Chips si stava occupando di un ragazzino più piccolo. Quando li vide arrivare lasciò tutto e fece posare Percy su uno dei letti.

Il cuore di Piper era stretto in una morsa. Cos'era successo al suo Percy? Perché non si svegliava? E perché Voldemort continuava a torturarlo così? Cosa voleva da lui? Quando quel povero ragazzo sarebbe stato finalmente in pace?

Guardò senza vederla Madama Chips che visitava Percy. Era concentrata su di lui: aveva le guance bagnate dalle lacrime, era pallido e respirava a malapena. Vedeva il suo petto alzarsi ed abbassarsi in un ritmo regolare, anche se qualche volta il suo respiro tremava.

- Vedrai che si riprenderà - cercò di consolarla Miller, sedendosi accanto a lei. Guardava il ragazzo con un'espressione che Piper non riusciva a decifrare, come quando Percy non voleva che lei capisse ciò che stava pensando. - É forte.

Piper si asciugò le lacrime con il dorso della mano, mentre un singhiozzo la faceva saltare. - Perché il mondo non vuole lasciarlo in pace? - ribatté lei con la voce incrinata. - Perché deve torturarlo in questo modo? Che ha fatto di male per meritarsi tutta questa sofferenza?

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