Capitolo 68

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Quel giorno, Percy si svegliò da solo nel suo letto. La luce filtrava attraverso le tende. Allungò una mano per sentire Piper, ma non la trovò. Non si allarmò: probabilmente si era alzata per fare colazione. Decise di alzarsi anche lui. Il suo stomaco stava cominciando a fare rumori strani.

Si stiracchiò scese le scale. Arrivato in salone, vide la sua Piper armeggiare con qualcosa in cucina. Non poté non sorridere alla sua vista e la raggiunse. Lei non lo sentì, così lui decise di annunciare la propria presenza. - Buongiorno - la salutò.

Lei si voltò e un caldo sorriso le si aprì sul viso. - Amore! - esclamò con in mano due piatti. Si affrettò a posare i due piatti sul tavolo e si tuffò tra le braccia del suo ragazzo, che la strinse sorridendo. Si alzò sulle punte e lo baciò con dolcezza, cosa che gli fece imporporare le guance.

Quando si staccarono, Piper indicò con un gesto i due piatti sul tavolo. Nei piatti c'erano delle uova strapazzate e bacon. - Ti ho fatto la colazione - lo informò con un sorriso orgoglioso. - Oggi volevo farti una sorpresa.

Percy non poté non baciarla. Lei arrossì e il modo in cui lo guardò fece pensare al ragazzo che aspettasse qualcos'altro, poi il fatto che gli avesse preparato la colazione gli suggerì che fosse un giorno speciale. Lanciò un'occhiata al calendario e fu allora che ne ebbe la conferma: era il cinque giugno, il compleanno della sua principessa.

- Grazie, principessa - la ringraziò accarezzandole una guancia. Non poté non pensare che fosse adorabile quando arrossì. Le stampò un altro bacio sul naso, che la fece ridere. Lo abbracciò e lo strinse forte, lui ricambiò l'abbraccio con un sorriso.

- Ti amo - mugugnò lei col viso nascosto nel suo petto. Percy sorrise e le accarezzò i capelli, stampandole un bacio sulla testa. Stava per risponderle, quando i loro genitori entrarono in cucina. - Ehi, piccioncini, non amoreggiate troppo.

Percy lanciò un'occhiataccia a suo padre, che era già andato a sedersi. Stava giusto per fiondarsi sulle uova strapazzate di Percy quando Piper lo fermò. - No, no! - esclamò e tirò via il piatto. La faccia dell'uomo era impagabile. - Questo é di Percy. Se lo vuoi anche tu, sono nella padella.

- Questa piccola... - cominciò, ma entrò Tristan e fu interrotto. - Buon compleanno, tesoro! - esclamò andando ad abbracciarla. Percy sorrise nel vedere il sorriso sul viso della sua ragazza. - Oh, la mia bambina ha diciassette anni! Sei diventata una donna!

Lei arrossì imbarazzata e Percy trattenne una risata. Però era vero. Piper aveva ormai diciassette anni, quindi era maggiorenne anche lei. Era così orgoglioso di essere il suo ragazzo. Era la ragazza più bella, dolce e fantastica del mondo, e lui era talmente fortunato da averla tutta per sé.

Fu contentissimo di accoglierla tra le braccia quando lei riuscì finalmente a liberarsi dall'abbraccio del padre, che andò a mangiare. - Su, facciamo colazione - gli disse con le guance adorabilmente rosse. Percy le stampò un bacio e si sedette accanto a lei.

Mangiò con gusto la sua colazione, sebbene gli mettesse un po' nostalgia di casa, sotto lo sguardo della sua Piper. Poco prima di finire la colazione, Percy attirò l'attenzione di Tristan. - Vorrei portare un po' in giro Piper, va bene?

Tristan annuì mandando giù il suo boccone. - Va bene - acconsentì dopo qualche secondo, forse sorpreso che Percy avesse chiesto il suo permesso. - Ma state attenti. I mangiamorte sono ovunque. Usate la magia il meno possibile. - si raccomandò. Poi rivolse uni sguardo paterno alla figlia. - E non allontanarti da lui.

- Papà! - protestò lei, le guance rosse per l'imbarazzo e la rabbia. Prese la mano di Percy e la strinse forte. - Non sono una bambina! Percy é il mio ragazzo, non la mia balia! Ho diciassette anni, so badare a me stessa!

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