Capitolo 32

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Il tempo passò. Due settimane passarono e Piper si mostrò sempre più distante. Percy non capiva perché. Lui stava meglio, stava ricominciando a uscire e a divertirsi, nonostante i soliti crolli emotivi.

Quando si vedevano per studiare, lei non lo guardava, si limitava solo a dirgli quello che doveva scrivere e ad ascoltarlo quando ripeteva. Non era più amorevole come prima e questo gli faceva molto male.

Nonostante si stesse riprendendo, aveva un estremo bisogno di lei. Voleva che lo guardasse, che lo baciasse, che gli dicesse che non l'avrebbe mai abbandonato, ma lei era sempre più distante.

Faceva male, tanto male. Ma Piper non sembrava rendersene conto. I suoi amici invece gli stavano il più vicino possibile, capendo che si sentiva rifiutato dalla sua stessa ragazza. Quando si sdraiava sul suo letto nella sua camera, lui lottava sempre per non piangere.

La voleva lì accanto a lui. Voleva baciarla, stringerla tra le braccia, dirle che la amava più di ogni altra cosa al mondo e che non avrebbe sopportato di vivere senza di lei un altro minuto di più. Ma lei non c'era. Si stava allontanando e Percy non sapeva come fare.

Stava sempre peggio. Davanti ai suoi amici cercava di apparire sereno, come gli aveva consigliato proprio lei, ma quando era da solo non poteva fare altro che pensare a come gli mancassero i tempi passati, quelli in cui si baciavano appassionatamente, facevano l'amore sul letto di lei senza pensare a nulla, quando era lei ad accoccolarsi a lui.

A Percy vennero le lacrime agli occhi. Ma non poteva piangere in quel momento. Piper era vicino a lui. Erano a lezione di Pozioni, il professore continuava ad elencare le proprietà di una pozione di cui a Percy non importava nulla.

Anche ora che era vicino a lui, lei guardava da un'altra parte. Forse ascoltava la lezione, pensò Percy, forse per consolarsi un po', ma capì che non era così quando si accorse che non stava prendendo appunti.

Una fitta al cuore lo colpì di sorpresa. Le lacrime insistettero per uscire ancora una volta, ma solo una riuscì a scendere. Percy non si prese nemmeno la briga di asciugarsela. Piper nemmeno se ne accorse, cosa che lo fece sentire ancora peggio.

Il ragazzo cercò di attirare la sua attenzione prendendola per mano, ma la ragazza si limitò solo a girarsi verso di lui e guardarlo per un secondo, poi riabbassò lo sguardo e decise di prendere appunti, sfilando la mano da quella di Percy.

Un'altra pugnalata, stavolta ancora più forte della prima. Stavolta non riuscì a trattenere le lacrime, ma scesero più copiose. Per poco il ragazzo non singhiozzò davanti a tutti, ma decise di prendere appunti anche lui cercando di non pensare alla ragazza che gli sedeva vicino.

Le sue lacrime caddero sul foglio, bagnandolo in alcuni punti. Il cuore gli faceva talmente male, ma non poteva scoppiare a piangere lì. Si fece forza e cercò di sopportare fino alla fine dell'ora.

Piper, al contrario di quando pensava Percy, aveva capito che stava piangendo quando l'aveva guardato negli occhi. Avrebbe voluto tanto consolarlo, ma non poteva. Non ci riusciva più ormai.

Ogni volta che lo guardava in faccia non poteva fare a meno di pensare al dolore che gli provocava sentirlo piangere e singhiozzare. Lo amava, certo che lo amava, ogni giorno di più, ma aveva paura che il ragazzo trascinasse giù lei per salvarsi.

Era proprio quello che stava succedendo. Lui stava meglio con lei vicino, ma lei stava male quando lo stringeva tra le braccia, anche quando non piangeva. Lui si stava riprendendo, ma lei stava soffrendo.

Lei sapeva che Percy aveva capito che lo evitava e soffriva per questo. Si sentiva in colpa, ovviamente, ma che doveva fare? Lei non voleva soffrire per lui. Non aveva già sofferto abbastanza?

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