Capitolo 36 - Ladro

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Capitolo 36

-Salva mio figlio, è una brava persona. Salvalo, non lasciare che lo prendano-

Severus fermò il contatto. La stanchezza dopo tante ore passate a praticare occlumanzia si stava facendo sentire, ma non lo diede a vedere. La ragazza dai capelli biondi seduta sulla sedia di fronte a lui stava riprendendo fiato, dopo aver provato più volte a chiudere la sua mente. Anche lei era stanca ma proprio come Severus, non voleva farlo a vedere. Si rese conto che di Lavanda Brown non conosceva proprio nulla e che, esattamente come gli altri, era caduto nel suo tranello fatto di giornalini di gossip e vestiti. Da quegli incontri aveva compreso molto di Lavanda, forse più di quello che lei avrebbe voluto fargli vedere. Aveva visto un'amicizia vera, pozioni soporifere lasciate sul comodino dell'amica, risate in Sala Comune. Ma aveva anche visto il suo enorme conflitto interiore, la sua voglia di spiccare il volo e di rompere quel muro di pregiudizi che si era costruita attorno. E poi aveva visto i suoi incubi, gente diversa che chiedeva aiuto ad una ragazzina di quattordici anni. Il ragazzo apparso nei sogni aveva il volto così sfregiato che Severus dovette utilizzare più volte l'incantesimo per poterlo riconoscere, anche se questo andava a discapito della ragazza.
Eppure non lo riconobbe.
Chiuse per un secondo gli occhi e si portò una mano sul volto, spossato da tante ore di lavoro.

-Se è stanco, professore, possiamo continuare domani- disse Lavanda, ridestando l'uomo.

Severus aprì gli occhi e la guardò, colto nel segno. Un'altra cosa che aveva imparato di Lavanda Brown, era che nulla le sfuggiva. Era un'ottima osservatrice, anche se non lo dava a vedere ed era accaduto spesso di trovare le iridi verdi della ragazza puntati contro di lui.

-Non sono stanco- rispose il professore, con tono sbrigativo. -Piuttosto, Brown devi chiudere la mente, sono mesi che facciamo questi incontri e riesco ancora a vedere il tuo compleanno di 8 anni!-

Lavanda abbassò lo sguardo, puntandolo sulla punta dei suoi mocassini e Severus sospirò irritato. Sapeva quanto fosse difficile imparare la pratica dell'occlumanzia ma ciò non toglieva il fatto che, arrivati a quel livello, avrebbe voluto vedere più miglioramenti.

-Proviamo un'altra volta, professore- si ostinò Lavanda, alzando gli occhi su di lui con determinazione.

Piton la guardò per qualche secondo e annuì. Le puntò nuovamente la bacchetta contro, ora però Lavanda la fissò senza alcuna esitazione.

-Legilimens-

Questa volta trovò un muro a bloccargli la strada, continuò a tenere la bacchetta ben puntata mentre il volto della ragazza, si contorceva in smorfie di dolore. Stava quasi per lasciar perdere, quando riuscì ad invadere la sua mente. 
Casa Brown era addobbata a festa per il compleanno di Lavanda, aveva appena compiuto undici anni ed era in fibrillazione per l'arrivo della lettera di Hogwarts. Fece per entrare nello studio del padre ma si bloccò, sentendo le parole di sua zia e di sua madre all'interno della stanza.
-Non so, Lavanda non sprizza intelligenza come Fresia- diceva sua zia. -Secondo me non ha il dono-
Lavanda scosse il capo con violenza e il contatto si fermò di colpo. Piton la guardò riprendere ma non disse nulla di ciò che aveva visto, rimise la bacchetta nella toga e si sedette sulla sedia.

-Meglio, Brown. Deve essere sempre così- disse il professore, con tono inespressivo. -Hai letto il libro che ti ho dato la scorsa settimana?-

Lavanda annuì senza avere ancora il fiato per rispondere, per cui Severus non volle continuare a stancarle la mente. Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad uno scaffale dov'erano alcune pozioni. Ne prese una e la portò dalla ragazza.

-Bevila tutta, allevia il mal di testa-

Lavanda la prese e iniziò e la bevve tutta d'un sorso, ignorando il sapore acido che la pozione aveva. Piton si avvicinò alla scrivania per decidere il giorno del prossimo incontro ma venne fermato dalla porta, che si spalancò di colpo.

Lo spettro di una vitaWhere stories live. Discover now