Capitolo 49 - Malinconia

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Dedicato a Carlos Ruiz Zàfon.
Avrei dovuto scrivere qualcosa quando ho saputo della tua morte, non l'ho fatto ma ecco qui. È tutto e niente, ma vorrei ringraziarti con le parole e con la tua stessa malinconia, che mi mancherà.
"Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati"

Capitolo 49

Non respirava.
Sentì il suo petto stringersi e la bocca si aprì, alla disperata ricerca di aria ma non riuscì ad afferrare neanche un sibilo. Al suo posto litri e litri d'acqua le riempivano i polmoni, rendendo la sua fine sempre più vicina. La sua vista, nonostante fosse annebbiata, riuscì a riconoscere la luce sopra la sua testa, provò a nuotare ma mani sconosciute la tenevano ben stretta. Era in trappola e le sue lacrime, si mischiavano all'acqua attorno a lei.
Gridare era impossibile.
Provò a divincolarsi ma le creature non la lasciavano, le sibilavano all'orecchio parole sconosciute e si chiese se qualcuno mai, l'avrebbe trovata sul fondo di quello che sembrava essere un lago. Scalciò, avida di andare alla ricerca disperata di aria ma questo non fece altro che far imbestialire ancora di più le creature che di contro, la tiravano da ogni arto per portarla sempre più a fondo. Il suo corpo sembrava bruciare e il suo sterno si era ritirato, sfruttando le ultime particelle di ossigeno che le erano rimaste nei polmoni.
Sarebbe morta di lì a poco ed iniziò a contare i secondi che la dividevano dalla tanto agognata fine.
Nessuno l'avrebbe trovata e nella sua testa, le immagini di una bara vuota comparvero. Legno di pino chiaro con nodi più scuri non avrebbe contenuto nulla, se non sogni e speranze di una giovane a cui la morte, aveva bussato troppo presto. Le lacrime non sarebbero bastate a colmare il vuoto, di aver perso qualcuno e di non avere neanche, un corpo da piangere. Sarebbe mancata a qualcuno? La sua famiglia avrebbe sofferto?
La morte sembrava non arrivare mai e la mancanza di aria, si era presto tramutata in una serie di lance che puntava al suo petto pallido, dandole ancora più dolore. Provò per un'ultima volta a divincolarsi e riuscì a liberare il braccio destro, mentre le creature la trascinavano nei meandri più reconditi del lago, le dita della sua mano si stirarono verso la luce, ormai sempre più fioca, sopra la sua testa.
Chiuse gli occhi.

Aprì gli occhi di scatto e si tirò a sedere boccheggiando, alla ricerca di aria e questa non tardò a riempirle i polmoni. Si portò una mano al petto, questo si alzava e abbassava ad ogni suo respiro, quel semplice tocco le diede un sollievo ma fu per pochi secondi, afferrò la bacchetta e illuminò la stanza. Hermione dormiva beata, russando di tanto in tanto e Ginny, aveva chiuso gli occhi sopra gli improbabili schemi che Angelina le aveva affibbiato. Il letto di Alyssa era immacolato.
Si portò una mano sulla fronte, non sorpresa di trovarla madida di sudore e se ne tolse un po' con le dita. Queste divennero subito appiccicose e la ripulì sul lenzuolo, prima di voltarsi verso il comodino, alla ricerca di acqua. Vide il bicchiere colmo della bevanda trasparente e rabbrividì, ricordando gli attimi in cui quello stesso liquido, la stava uccidendo. I brividi durarono solo pochi secondi perché la sua gola reclamava sollievo, un sollievo che solo l'acqua poteva darle. Fece due sorsi, prima di bere con avidità tutto il contenuto.
Degli artigli contro il vetro la fecero sobbalzare e si voltò in direzione della finestra, trovando un'aquila a guardarla con insistenza. Si alzò di scatto e un giramento di testa la fece fermare per un secondo, prima di avvicinarsi e aprirle l'anta. L'aria fredda della neve le inondò il volto e respirò, ancora avida di aria. Nel frattempo l'aquila entrò e si scrollò la neve dal capo, prima di trasformarsi in una ragazza dai capelli corvini, che rabbrividì dal freddo e si diresse al proprio baule per prendere forse il pigiama. Lavanda la osservò, in attesa che spiegasse dove fosse andata ma sembrava proprio che Alyssa, non ne avesse alcuna voglia. La paura dovuta al sogno di poco prima, le aveva fatto perdere molta della sua pazienza e decise di sedersi sul letto dell'amica, impedendole così di coricarsi.

Lo spettro di una vitaWhere stories live. Discover now