Capitolo 1 - Sorriso

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I Capitolo

La neve cadeva copiosa, il buio avvolgeva completamente la struttura e l'unica fonte di luce, proveniva proprio dalle finestre dove le ghirlande natalizie abbellivano l'imponente dimora dei Nott.
I coniugi Black arrivarono come sempre, con un anticipo di mezz'ora rispetto agli altri invitati e portavano con sé, come sempre, la loro nipotina.
Alyssa Sophie Black, alla veneranda età di quattro anni, poteva vantare di essere tutto ciò che Orion e Walburga potessero mai desiderare: una seconda occasione.
Da quando l'avevano accolta in casa, al numero dodici di Grimmauld Place si respirava un'aria diversa, quasi più allegra e di questo se n'erano accorti tutti coloro che avevano a che fare con i due anziani Black. La sera era Walburga a mettere a letto la nipote e la mattina, era sempre lei ad andarla a svegliare, diventando così la figura principale per la bambina che stava crescendo senza una madre.

Quella sera si trovavano seduti nel sontuoso salotto a chiacchierare, in attesa dell'arrivo degli altri invitati. Walburga chiacchierava con Jerenie mentre Orion, discuteva con Julius degli ultimi avvenimenti all'interno del Ministero. Alyssa dal canto proprio se ne stava seduta composta accanto alla nonna e giocava con la sua nuova bambola, regalatale dalla zia Narcissa. Nella stanza un secondo bambino era seduto sul divano opposto a quello dove erano seduti i Black e, a differenza dell'altra bambina, non aveva nessun gioco tra le mani ma anzi, scrutava la sua coetanea con curiosità. Per lui infatti quella ragazzina era a dir poco strana.
Lei sorrideva sempre, senza un valido motivo e questo per uno abituato a un'etichetta ben precisa, era sintomo di pazzia. La osservava giocare con quella maledetta bambola e sembrava che il mondo attorno a lei non ci fosse mentre canticchiava qualcosa in un falsetto odioso e faceva ondeggiare il giocattolo, per far finta di farla ballare. Lisciava i capelli lunghi e poi li intrecciava tra loro per provare a fare la treccia perfetta che non le sarebbe mai uscita ma nonostante ciò, la bimba non si lasciava mai abbattere e riprendeva da capo, alternando i suoi gesti tra il ballo e l'acconciatura.

-Nonna?- richiamò l'attenzione della donna accanto a sé, facendolo sussultare. -Mi aiuti a fare la treccia alla mia Libby?-

Walburga smise di parlare con Jerenie Nott e si voltò verso di lei, con un sorriso che fece sussultare i padroni di casa, non abituati a quel genere di effusioni in pubblico. La donna le rispiegò con calma come fare la treccia alla bambola ma non l'aiutò, preferendo vederla cavarsela da sola anche se probabilmente avrebbe potuto fare i capricci. La bimba si mise a gambe incrociate e si posizionò la bambola tra esse per poter stare più comoda, tornando ad acconciarle i capelli. Quando fu soddisfatta del suo lavoro, non mancò di far vedere il suo lavoro ai nonni, ormai abituati a scene del genere con lei e infatti Orion Black le diede un buffetto sul capo, spettinando seppur di poco la frangetta che portava. Il bambino la osservò per tutto il tempo incapace di dire o fare qualcosa, perché lei poteva fare ciò che voleva mentre lui era costretto in un abito scomodo e senza giocattoli? Voltò lo sguardo verso il padre ma gli occhi glaciali di Julius Nott furono irremovibili: doveva mantenere un comportamento adeguato alla situazione. Trattenne il fiato mentre sua madre gli accarezzava il capo dolcemente e Theodore ne approfittò appoggiando la testa sul suo braccio e osservandola dal basso con fare adorante. Adorava la sua mamma più di ogni altra cosa al mondo, più di tutti i giocattoli che suo padre poteva comprargli e più dei dolcetti che i suoi Elfi preparavano con tanto affanno. Anche se ogni tanto lei era stanca, riusciva sempre a passare un po' di tempo con lui, ignorando i rimproveri del marito e dei Guaritori.

-Vuoi giocare con me?- domandò la bimba, fissandolo negli occhi con fare speranzoso.

Theodore sbatté le palpebre sbigottito, non si aspettava di certo che potesse chiedergli una cosa del genere. Gli adulti li osservarono divertiti tranne Julius, che fissava il figlio con la sua solita espressione indifferente, in attesa di una sua risposta negativa. Deglutì fissando il padre e all'improvviso, sentì il bisogno impellente di fuggire dalla stanza per tornarsene nella sua cameretta al sicuro. Ma Jerenie venne in suo soccorso, posandogli una mano sulla schiena per invitarlo ad avvicinarsi alla bimba che di tutta risposta, continuava a fissarlo speranzosa di trovare qualcuno con cui giocare.

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