XXVIII (parte 2) - Ventidue passi

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Il cambiamento non è mai doloroso.
Solo la resistenza al cambiamento lo è.

Frase buddhista





❞Frase buddhista

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Uno

Due

Tre

Quattro

Cinque

Sei

Sette

Otto

Nove

Dieci

Undici

Dodici

Tredici

Quattordici

Quindici

Sedici

Diciassette

Diciotto

Diciannove

Venti

Ventuno

Ventidue

Altri passi.

Altre decine di passi li stavano per separare di nuovo, ma quella volta Nicholas, a differenza di sei anni prima, le corse dietro e la chiamò ad alta voce, fregandosene dell'ora, delle urla, dei vicini che l'indomani si sarebbero lamentati parecchio.

«Aria!»

«No Nicholas» urlò anche lei per farsi sentire, continuando a dargli le spalle.

Il fratello la superò con uno scatto e le si piazzò davanti, non lasciandole alcuna via di scampo se non alzare lo sguardo su di lui.

«Ti prego Aria» la strinse forte a sé come se quella presa e quell'abbraccio non la facessero più andare via «Ti prego...» continuò a supplicarla con alcune lacrime sul volto.

Era capitato davvero in pochissime occasioni che Nicholas si facesse vedere così fragile e vulnerabile, ma con Aria era tutt'altra cosa, lei non era le altre persone e non lo sarebbe stata mai.

«Lasciami andare» si allontanò dall'uomo spostandolo con le mani sul petto.

«Cazzo Aria» urlò ancora di più «Per una volta puoi non scappare? È l'unica cosa che sai fare?»

«Ma dove vuoi che vada, questa maledetta città è una calamita» continuò a camminare velocemente tra i vicoli stretti e bui di Saint Breath senza una meta precisa.

Nicholas si posizionò nuovamente davanti a lei, bloccando ogni suo movimento «Proprio per questo...»

«No Nicholas, e ora lasciami in pace una volta per tutte» si mosse verso destra ma il fratello le impedì di fare un ulteriore passo, bloccandola con il suo corpo «Per amor del cielo!» urlò su tutte le furie nel pieno della notte, preoccupandosi solamente qualche secondo dopo che avrebbe potuto svegliare tutto il vicinato «Non farmi urlare ancora di più altrimenti succede un casino» indicò con una mano le case lì intorno.

«Allora fermati un attimo»

«Io voglio solo tornare a casa» ricominciò a camminare dalla strada in cui erano arrivati.

«E aspetta un attimo!» l'uomo la seguì correndo «Dove cazzo vai ora?» le afferrò un braccio per fermarla.

Aria si dimenò da quella presa che sembrò bloccarle il sangue nelle vene «Dove cavolo mi pare, e ora fammi il piacere di andartene a fanculo Nicholas, tu e tutta Saint Breath!»

Anche se non l'avrebbe mai ammesso quelle parole l'avevano ferito. In fondo non era un uomo di ghiaccio come tutti pensavano.
Nicholas e Aria erano d'accordo sempre su tutto, quando uno dei due era arrabbiato, contento, triste, spensierato, oppure aveva voglia di fare festa o semplicemente di stare in silenzio, l'altro l'avrebbe sempre affiancato. Non credevano nell'anima gemella perché per Aria, come per Nicholas, l'amore era solo una debolezza. Erano convinti che nessun'altra persona al mondo li avrebbe capiti e compresi come facevano tra di loro.

Inseparabili fin dalla nascita, dal primo pianto di Aria che stava a significare la vita.
E proprio in quel preciso momento Nicholas, nel sentire le urla della sorella appena nata, si spaventò a morte e corse subito da lei, asciugandole le lacrime che le bagnavano le guance minuscole con la piccola manina.

La mamma, ancora stremata, allungò la neonata verso di lui e gli sorrise come per invogliarlo a prenderla tra le braccia.

Il bambino annuì lentamente e si avvicinò per poter stringere quel piccolo corpicino con un'immensa paura che avanzava a poco a poco di stringerla troppo forte. Ai suoi occhi però, nonostante fosse così piccola, appariva come una gigante capace di ottenere tutto ciò che volesse, e fu proprio in quel momento che le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò le prime parole che Aria udì in vita sua: Io e te conquisteremo il mondo.

La bambina sembrò capire al volo quelle parole ed allargò gli angoli della bocca all'insù come a voler formare un piccolo sorriso indirizzato a Nicholas.

«È il più bel compleanno di sempre, ed anche il miglior regalo di sempre» allungò una mano verso il suo viso per accarezzarla.

«Dobbiamo ancora scegliere il nome però» si unì anche Gideon che al solo vederla era scoppiato in lacrime.

«Io e la mamma siamo indecisi tra Alba e Aria, voi quale preferite?» i capelli biondi di Jordan si mossero per via di un soffio di vento, proveniente dalla finestra aperta nella stanza d'ospedale.

Quella leggera brezza arrivò ben presto anche sui visi di Gideon e Nicholas, e a loro apparve come una dolce carezza, come aria.

«Aria» sussurrarono contemporaneamente.

«È perfetto per lei» aggiunse poi subito dopo il piccolo Nicholas.

«Allora è deciso, è nata Aria Victoria Lawrence» l'uomo abbracciò la moglie, una bellissima donna con gli occhi azzurri stracolmi di lacrime e i capelli neri attaccati alla fronte imperlata di sudore.

Aria Victoria Lawrence nacque il 22 dicembre del 1997. Era una giornata fredda, aveva nevicato molto, le strade erano inagibili, eppure in quel momento il cielo sembrò rasserenarsi, una perfetta luna piena aveva infatti preso il suo posto nel cielo nero della notte e un leggero venticello percorreva le strade di Saint Breath come ad annunciare la nascita della piccola.


«Un giorno sono venuto a cercarti a Parigi, avevo scoperto che ti fossi trasferita lì e mi sono presentato davanti al tuo appartamento. Una volta arrivato ho bussato alla porta ma non ce l'ho fatta e mi sono nascosto. Ti ho vista aprire la porta e affacciarti sulla soglia di casa cercando di capire chi fosse stato. Hai alzato gli occhi al cielo dando sicuramente la colpa ai soliti bambini che si credevano divertenti ma che per te non lo erano affatto, e poi sei rientrata e hai chiuso la porta dietro di te, scomparendo dietro di essa. Io mi sono alzato lentamente, facendo attenzione a non fare rumore e a non farmi scoprire e sono ritornato di corsa all'aeroporto» esclamò tutto d'un fiato Nicholas, fermandosi sul posto, mentre si stava allontanando sempre di più da Aria come lei gli aveva urlato di fare.

«Come tu non ti sei fermato davanti la porta di casa mia e ti sei nascosto, io adesso non mi fermerò davanti a te, a parlare dei miei problemi o ad ascoltare ciò che hai da dirmi. Adesso tocca a me nascondermi per non farmi vedere Nicholas» fu l'ultima frase che pronunciò prima di voltare l'angolo e imboccare la strada che portava a Villa Carter.

Si sarebbe nascosta lì.

AriaWhere stories live. Discover now