LXI - Dimitri

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Se hai paura di amare qualcuno,
è proprio con quel qualcuno
che devi stare.

Massimo Bisotti



Erano passati altri due giorni e a detta dei dottori le condizioni di Aria non sembravano migliorare, proprio per questo motivo non fu ammesso più nessun visitatore

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Erano passati altri due giorni e a detta dei dottori le condizioni di Aria non sembravano migliorare, proprio per questo motivo non fu ammesso più nessun visitatore.

Gideon, James, Jannis e Mason erano tornati a casa la sera precedente, mentre quella mattina a fare ritorno alla villa furono Lisa, Paul e Beth.

Dimitri invece non si mosse da quella sedia.
Non si era mai allontanato dalla stanza in cui si trovava Aria, come se volesse sorvegliarla in qualunque istante.

Aveva ancora addosso gli stessi vestiti di quel venticinque d'agosto, sporchi di fango e di sangue, e nonostante Beth gli avesse portato degli abiti puliti non aveva avuto la forza di cambiarsi.

Aveva dormito poco e niente in quei giorni, perché ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva sempre la stessa scena, Nate che puntava la pistola contro Nicholas ed Aria che si posizionava davanti a lui senza nessuna esitazione, senza neanche pensare alle conseguenze.

Si svegliava di soprassalto, ritrovandosi in quella sala d'aspetto buia e spoglia.
Si guardava a destra e a sinistra con fare guardingo, come per controllare che non ci fosse nessun estraneo che cercava di avvicinarsi furtivamente a quella porta verde che lo stava tormentando da giorni.

Continuava a ripetere continuamente a Beth di mangiare, preoccupato che tutto d'un tratto smettesse di farlo - com'era già successo anni prima, - ma lui era il primo a non seguire i suoi stessi consigli. L'appetito gli era passato ed ormai il distributore di caffè era diventato il suo migliore amico.

«Buonasera» un dottore gli passò di fianco e si sedette nel posto libero al suo fianco.

«Come sta?» domandò immediatamente, desideroso di sentire finalmente delle buone notizie.

Non ci fu neanche bisogno di chiedergli a chi si riferisse, ormai tutto il personale dell'ospedale sapevano per quale dei loro pazienti fosse così tanto in pena.

«Sono stati riscontrati dei miglioramenti»

«Davvero?» esclamò Victoria tirando un sospiro di sollievo, nonostante sapesse che ciò non significasse di certo che fosse del tutto fuori pericolo.

«Si» annuì il medico sorridendo «Potete andare a trovarla, se volete...»

La donna spostò immediatamente lo sguardo su Dimitri e lo invogliò ad andare per primo.

«Non preoccuparti, vai tu» scosse la testa lui, comprendendo che lungo viaggio avesse affrontato per ritornare nel meno tempo possibile negli Stati Uniti.

«Dimitri...» gli si avvicinò lentamente e poggiò una mano sulla sua spalla con fare affettuoso «Va da lei, vorrà sicuramente sentire la tua voce»

L'uomo sorrise per la prima volta dopo giorni interi in cui la sua espressione era stata del tutto impassibile, nulla sembrava più smuoverlo.

Si avviò con grandi passi verso quell'unica superficie di legno che lo divideva da Aria e appena se la ritrovò davanti agli occhi il suo primo pensiero non fu come quello di tutti gli altri che fosse strana, talmente tanto da non sembrare neanche più lei, ma che fosse incredibilmente bella anche in quello stato: con le guance pallide, le labbra screpolate ed i capelli arruffati sulla fronte.

«Amore mio...» sussurrò ad un passo da lei, afferrando immediatamente la sua mano «Scusa per il mio cattivo odore» ridacchiò ricordando immediatamente la notte in cui Nicholas e Gideon furono arrestati.

Lei era ubriaca e lui se n'era preso cura come suo solito.

«Tu però profumi sempre come una rosa» ripeté la stessa frase che gli aveva detto quello stesso giorno alle cinque di mattina «In fondo io ti ho sempre paragonata ad una rosa...» si lasciò sfuggire quella confessione «...in cui tutti amano i tuoi petali, ma nessuno si è mai soffermato abbastanza sulle tue spine»

La guardò per bene in volto e sorrise, perdendosi tra i pensieri di qualche settimana prima: il giorno esatto del loro primo appuntamento, in cui i suoi occhi neri gli erano sembrati un po' meno neri nell'osservare incantata le sue dita sfiorare con estrema sinuosità le corde della chitarra.
Era uno sguardo diverso, uno che non le aveva mai visto rivolgere a nessuno.

«Dopo tutti questi anni ho capito che sei una rosa rossa capace di distruggere l'intero giardino intorno a te, ma sei anche capace di curarlo quel giardino, perché tu sei letteralmente aria, l'aria che dà la vita»

Si portò una mano alla tasca interna della giacca, testandone con estrema delicatezza il contenuto.

La sera precedente aveva dato a Beth tutte le indicazioni su dove si trovasse quell'oggetto, che conservava gelosamente da giorni, così che potesse portarglielo in ospedale.

Si sedette accanto a lei sul letto d'ospedale e con gli occhi lucidi e stanchi tirò fuori dalla tasca della giacca una piccola scatolina in velluto nera. Se la rigirò tra le mani proprio come aveva fatto quella mattina in cui era passato per caso davanti una vetrina di una gioielleria ed era stato catturato da quel gioiello così perfetto per lei. Non aveva perso tempo, aveva varcato la porta d'ingresso di quel negozio e si era subito diretto alla cassa per acquistarlo.

«So perfettamente che quando ti risveglierai e lo vedrai mi urlerai contro tutti i peggiori insulti. E va benissimo così...» ridacchiò con le lacrime che gli bagnavano le guance «Farei qualunque cosa pur di farti risvegliare, anche questo. Mi immagino già i tuoi meravigliosi occhi neri incenerirmi con lo sguardo, ma tanto lo so che alla fine sorriderai e dirai una cosa del tipo l'anello è stupendo quindi me lo tengo, ma riguardo al matrimonio se qualcosa va storto io voglio subito le carte per il divorzio, intensi?» imitò persino la sua voce.

«Anche se in fondo sai meglio di me che tra noi due nulla potrà mai andare storto» annuì tra sé e sé per darsi forza «Quindi, Aria Victoria Lawrence mi vuoi sposare?»

Aprì la scatolina che teneva ancora stretta in una mano e ne rivelò un anello con un rubino rosso al centro, la sua gemma preferita.

«È esattamente questa la risposta che mi aspettavo di ricevere da parte tua: silenzio totale» le accarezzò il viso, per poi sorridere debolmente nel mentre le infilava l'anello all'anulare sinistro «Aspetto la tua sfuriata allora...» le baciò la fronte «Ti amo Ria» posò un debole bacio anche sulle sue labbra «E ti aspetto perché so che ti risveglierai... io e te abbiamo ancora una storia d'amore da vivere insieme»

AriaWhere stories live. Discover now