XXXVIII - Lo conoscete il detto, no?

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Questa non è una storia d'amore,
è la storia dell'amore.

Zendaya




Svegliarsi di sabato mattina con un mal di testa allucinante di chi la sera prima ci aveva dato dentro con l'alcol non era di certo il miglior modo per cominciare la giornata, ma ormai Aria ci abituata

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Svegliarsi di sabato mattina con un mal di testa allucinante di chi la sera prima ci aveva dato dentro con l'alcol non era di certo il miglior modo per cominciare la giornata, ma ormai Aria ci abituata.

Quello a cui non era abituata era aprire gli occhi e trovarsi a pochi centimetri il volto del suo migliore amico con i capelli tirati verso l'alto e gli occhi ancora chiusi.

Si prese qualche secondo per osservarlo in ogni suo particolare, anche se dopo tutti quegli anni credeva di conoscerli già tutti. Eppure dovette ricredersi quando guardandolo da quella poca distanza, con quell'espressione rilassata - che poche volte gli aveva visto stampata in volto - le venne da sorridere istintivamente.

Non sapeva di preciso cosa l'avesse spinta la notta prima a chiedergli di rimanere a dormire con lei, forse il fatto di non voler restare da sola in un casa tanto grande, oppure il terrore di sentirsi male e non avere nessuno al suo fianco che potesse mischiarle l'aspirina nell'acqua mentre si trovava piegata sulla tavoletta del water a vomitare di tutto.

«Perché mi stai fissando?» mormorò Dimitri con la voce impastata dal sonno e gli occhi per metà aperti.

«Eh?» Aria fece finta di niente «Non ti stavo fissando»

L'uomo alzò un angolo della bocca verso l'alto ed annuì, fingendo di non aver visto il suo sorriso mentre allungava una mano, quasi con timore, per delimitare tutti i contorni del suo viso.

«Vado un attimo in cucina... ho fame» si mise a sedere, aggiustandosi lungo i fianchi il vestito che aveva addosso dalla sera prima e che non aveva tolto neanche per dormire.

Dimitri la guardò allontanarsi e barcollare un paio di volte, mentre si passava una mano tra i capelli in disordine.

Aria dal canto suo, aveva bisogno di allontanarsi un po' dalla sua camera e così si diresse direttamente al piano di sotto, in cerca di qualcosa da mangiare, ma soprattutto di qualcosa che mettesse fine a quell'infernale giramento di testa.

«Buongiorno...» mormorò rivolgendosi alle poche persone che erano sedute sugli sgabelli attorno alla penisola della cucina.

Solo qualche secondo dopo si rese conto che nella cucina di villa Lawrence non ci sarebbe dovuto essere nessuno. Scosse la testa confusa e si passò il dorso della mano davanti agli occhi, convinta che quelle persone fossero solo allucinazioni dovute al mal di testa.

«Zia Ariaaa!» il piccolo James le andò incontro e la abbracciò, seppur con un po' di fatica per via del marchingegno che portava al braccio.

«Le allucinazioni mi parlano anche ora...» passò lo sguardo ripetutamente dal bambino aggrappato alla sua gamba alle altre due persone difronte a sé, che ridevano per l'espressione confusa che si fece largo sul suo viso.

AriaWhere stories live. Discover now