33. A race to win (RIC)

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I pensieri che si formano sulle palpebre negli ultimi istanti di sogni sono sempre i più dolci, quelli in cui vorresti rimanere a dormirci dentro per tutto il giorno.
È così felice, come se qualcuno, nel sogno, le avesse appena dato un bacio.

Elsa ama svegliarsi in posti che non conosce.
Ci sono circa 3 secondi in cui il mondo appare infinito mentre apre gli occhi anticipando di qualche minuto il suono della sveglia e deve aspettare che le idee nella sua testa si riordino per ricordarsi in che parte del mondo si trova, dove deve andare, cosa deve fare.
È la certezza di essere immune dalla monotonia di una vita già scritta, di una routine ripetitiva in cui finisci per dimenticarti il motivo per cui devi alzarti dal letto.

Elsa sorride con gli occhi, mentre li schiude per far entrare un po' della luce che arriva dalla finestra, si gira tra le lenzuola. Sente la stoffa morbida e liscia sulle guance, non ha bisogno di guardarla per sapere che sono bianche lenzuola del letto di una camera d'albergo.
Si gira su un fianco, sospesa tra la dolcezza del sogno in cui si stava cullando e l'amarezza del vederlo scomparire.

Un po' alla volta ritorna alla realtà, i tre secondi finiscono e dalla finestra della camera, con la luce debole e rosa dell'alba tra qualche nuvola, vede i tetti di palazzi della città.
Le vie con i portici sono di quelle che si vedono solo nei centri storici delle città del nord italia, ed è pieno di bandiere rosse in strada.
In lontananza gli alberi del parco dell'autodromo. Monza.
Uno dei posti più belli in cui aprire gli occhi la mattina.

Vorrebbe rimanere lì tra le coperte per tutto il giorno, ad abbracciare il cuscino e volare da un sogno all'altro.

In quel momento comincia a suonare la sveglia del suo cellulare, che è appoggiato  sul comodino, attaccato al caricabatterie.
Elsa chiude la sveglia, guarda velocemente le notifiche dei messaggi e si alza dal letto: sono le 6.40 della domenica di gara, tra poco più di un'ora deve prendere servizio al circuito.
Si veste rapidamente, scende a fare colazione.
Tornando in camera lo incontra sulle scale. Daniel.
Ha un sorriso soprannaturale, sempre perfetto, mai stressato, mai forzato, mai nemmeno assonnato, anche se sono le 7 del mattino. Sembra che  partire dalla seconda posizione, subito dietro Max che è in pole, sia un puro divertimento per lui.
Non è preoccupato per la gara, si sta solo godendo un po' di soddisfazione per il buon risultato nelle qualifiche  e l'entusiasmo per una gara ancora da fare.

"Ci vediamo a circuíto " - le dice, nel suo italiano con accenti disposti a caso,  mentre si incontrano sul pianerottolo.
"Buona fortuna per la gara, e non festeggiare senza di me dopo! " risponde Elsa mentre gli batte il pugno per  salutarlo.

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Ogni gara a Monza è emozionante, dal prato, dalle tribune, dal divano di casa o da qualsiasi posto la si guardi, il cuore batte forte.
Seduta al muretto, al posto di coordinamento dell'equipe medica, Elsa stava pensando che da quando lavora in Formula Uno non le è mai capitato un gran premio d'Italia almeno un po' tranquillo... Il primo anno con l'incidente di Ericsson alle prove libere... Poi la tanto sofferta vittoria di Charles... Poi Charles sul muro della Parabolica... Non vuole pensare a cosa potrebbe succedere oggi.
Scaccia questi pensieri e si concentra sulle luci dei semafori della partenza.
E prega che Max e Daniel non facciano incidenti.

Ha sentito l'intervista del giorno prima, davanti ai microfoni di Sky "Max ha detto che domani mi fa passare alla partenza e poi io gli do la scia per il giro veloce". Mentre Daniel lo diceva stavano tutti ridendo. Ma Elsa guarda la partenza e quasi salta sullo sgabello, tra lo stupore e l'entusiasmo Daniel ha passato Max alla partenza. Questi due sono talmente folli da aver deciso la strategia per gioco durante un intervista e metterla in pratica sul serio.

Elsa è emozionata a vedere Daniel in prima posizione, ma rimane il più possibile concentrata.
Dopo il primo pitstop ha gli occhi incollati allo schermo che segue la lotta tra Max e Lewis. Sono sempre più vicini e Max è arrabbiato per il suo pitstop andato male. Nessuno dei due ci andrà piano quando saranno affiancati. Ed ecco che in pochi secondi, alla prima variante alias curva due, le loro macchine si fermano. Una sopra l'altra.
Mentre la pitlane e le tribune diventano un unico ammasso di persone che urlano, esultano o si arrabbiano, Elsa per un attimo rimane immobile. Si è accorta subito della gravità dell'incidente. La macchina di Verstappen è passata sull'halo della macchina di Hamilton. Se non ci fosse stato sarebbe morto.
E invece Lewis sta bene, anche se dai box nemmeno glielo chiedono.
Elsa ha il dito pronto a schiacciare il pulsante della radio ma Mark vede dalla telecamera on board che lui sta mettendo la retromarcia per cercare di tirare fuori la macchina e da come si muove sembra più arrabbiato che ferito.
"Lascia stare... Sta bene. Abbiamo un nuovo fan dell'halo... Dopo tutte le polemiche che aveva fatto quattro anni fa... " le dice Mark un po' sarcastico.

"Bisogna fargli fare tutti i controlli al centro medico. Anche una radiografia alla zona cervicale... Se serve anche una TAC. Dobbiamo essere sicuri che stia bene." gli risponde Elsa preoccupata.
"Tranquilla. Ci penso io. " Mark si alza dalla sua postazione mentre la Safety car e la Medical Car entrano in pista e si dirige al centro medico per aspettarlo lì.

Elsa rimane molto volentieri seduta al muretto, felice di delegare a Mark per una volta tutta la trafila di visite e conferenze stampa e lamentele del pilota che ha perso punti importanti per il mondiale "una volta a ciascuno" si dice tra sé, considerando che l'ultima volta lei aveva accompagnato Max all'ospedale dopo l'incidente di Silverstone, e ringraziando di non dover avere a che fare con Lewis visto la scarsa simpatia che provano l'uno per l'altra.

E risolto questo problema non le rimane altro che godersi la gara.
Sognando per trenta lunghissimi giri il sorriso australiano più bello del mondo sul gradino più alto del podio.

E poi quel sogno diventa realtà.
Nessun altro è abbastanza veloce, Lando si prende il secondo posto.
Che spettacolo. Sono così dolci, così felici, così orgogliosi di essere una squadra che ha lavorato insieme e raccoglie i frutti di tanto lavoro, una squadra che dal 2014 non faceva una doppietta.
E poi c'è Daniel Ricciardo, che di brutti momenti ne ha avuti parecchi, che non può rientrare in Australia dalla sua famiglia da più di un anno, che aspettava il giorno della sua prossima vittoria da 3 anni.

Finita la festa del podio c'è un casino pazzesco, Elsa prova a cercare Daniel per congratularsi con lui ma c'è troppa gente, tutti lo cercano, tutti cercando di intervistarlo e fare foto con lui.
Dopo un po' Elsa ci rinuncia e torna al centro medico per fare i bagagli e preparasi a lasciare il circuito.

Mentre esce con lo zaino sulle spalle e in braccio una cartella piena di carte che ha appena finito di compilare e firmare sente una voce che chiama il suo nome.
"Hey Hey Elsaaa"
Si gira. È lui.
Non più del tutto sobrio, con ancora in mano la bottiglia di spumante che passa a Michael per correre ad abbracciare Elsa. Mentre le stringe le braccia attorno alla vita, la solleva da terra come se fosse una bambina.

Elsa ride "Sei stato bravissimo. Sei un campione"
"Tu sapevi che io vinco e mi hai detto di festegiare stamatina con te, allora stasera tu festegia con me. Facciamo festa in albergo, vieni?"
"Certo! Grazie dell'invito" risponde Elsa che adora la sintassi e i tempi verbali di Daniel in Italiano.

In quel momento arriva Charlotte, la p.r. della McLaren "Daniel! Eccoti! Non ti trovavo più! Dobbiamo andare! Ti aspettano per la foto di gruppo con la squadra!"

E così com'era arrivato Daniel sparisce, avvolto dalla folla.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now