17. Monza 2019 (LEC) pt. I

1K 42 2
                                    

Elsa in prima elementare disegnava su tutti i quaderni la sua macchina preferita.
Chissà se Enzo Ferrari avesse mai pensato che anche le bambine, oltre ai bambini, a cui viene chiesto di disegnare una macchina, la disegnano rossa.
Nessuno dei suoi compagni delle medie sapeva che forma avesse il circuito di Monza, e la prendevano in giro come se i circuiti che lei disegnava a memoria con tutti i nomi e i numeri delle curve al posto giusto fossero schemi di riti satanici.
E invece, i suoi disegnetti sul diario durante le ore di matematica sono diventati il lavoro della sua vita.

Mentre i suoi compagni, e soprattutto le compagne di cui non ha mai dimenticato gli sguardi, le risate e le parole, come spade piene di cattiveria, loro sono rimaste lì, sul marciapiedi davanti alla scuola, a vantarsi dei loro vestiti e delle loro inutili conquiste amorose incapaci di durare più di tre settimane.
Passava lunghi pomeriggi a piangere e sentendosi sempre un passo indietro alle altre ragazze, mai bella quanto loro, mai popolare quanto loro, mai accettata da loro.
Ma le due ore più belle della settimana erano quelle che passava davanti alla televisione, la domenica pomeriggio. Le lacrime si diradano come nuvole con un soffio di vento, e la sua mente tornava serena mentre guardava le imprese di Schumacher alla Ferrari.

Quando ci ripensa le sembra assurdo quanto in pochi anni la sua prospettiva si sia capovolta.
Entrando in Formula 1 aveva promesso con sé stessa che sarebbe sempre stata imparziale nel suo lavoro, trattando tutti i piloti allo stesso modo e senza interferire in alcun modo con i team.
Rispettava sempre la sua promessa, nelle parole e nelle azioni.
Ma nella sua testa, il tifo sfrenato per la Ferrari non si era mai sbiadito.

Poi aveva conosciuto quel ragazzino.
Era entrato nel suo ambulatorio quando Elsa lavorava in Formula 1 già da un anno.
Le aveva fatto lo stesso effetto di un cucciolo in una cesta di vimini lasciata davanti alla porta di un palazzo in inverno.
L'aveva raccolto e se l'era preso a cuore.
Piccolo, timido, un po' spaesato, molto educato e gentile.
Poi l'aveva visto guidare, e aveva capito che, se era un cucciolo, era un cucciolo di pantera.

Non era riuscita a non commuoversi il giorno in cui era entrato nell'ambulatorio correndo, aveva chiuso la porta, l'aveva guardata negli occhi e a bassa voce le aveva detto
"È un segreto, ma ho bisogno di dirlo a qualcuno. Ho firmato con la Ferrari per l'anno prossimo.
Sarò un pilota Ferrari.
Non ho ancora potuto parlarne nemmeno con mia madre, ti prego non dirlo a nessuno ma mi fido di te"
Elsa l'aveva abbracciato fortissimo e si erano guardati, entrambi con gli occhi lucidi.
Si era affezionata tanto a quel ragazzino.

Otto Settembre.
Non lo dimenticherà mai.
Essere a Monza con la Formula Uno è già un'emozione immensa.
Essere a Monza con la Formula Uno e una Ferrari in pole è un'emozione ancora più grande.
Essere a Monza con la Formula Uno, con una Ferrari in pole giudata da un ragazzino che ti abbraccia ogni volta che ti incontra, più che un'emozione è un altissimo rischio di infarto.

Seduta al muretto. Occhi incollati allo schermo che trasmette le immagini della telecamera on-board del numero 16.
E accanto la grafica di tutti i dati biometrici in tempo reale.
Milioni di persone davanti ai teleschermi, per tutto il gran premio, hanno avuto problemi di tachicardia.
Elsa non era da meno.
"In un soggetto adulto si definisce tachicardia un ritmo cardiaco accelerato, con un numero di pulsazioni al minuto al di sopra di 100" secondo il suo libro di medicina.

Sullo schermo fissa il riquadro con la misurazione del battito cardiaco.
178. 162. 180.
Potrebbero essere i dati del iWatch che indossa Elsa, e invece provengono dal polso di un pilota di vent'anni, e si aggiornano ogni volta che il trasmettitore nell'abitacolo passa abbastanza vicino al muretto.
Ogni volta che il leader della corsa passa sulla griglia di partenza inizia un nuovo giro.
"In un pilota di Formula 1 durante una gara la media è 180 battiti al minuto. Con picchi massimi di 200 bpm."
187. 190.
Pit stop. Esce davanti a Hamilton. Hamilton con le gomme più calde attacca.
195. 197.
Trentaseisimo giro. Va lungo alla prima variante, rientra in pista, è ancora in testa ma Hamilton è sempre più vicino.
201.
Trentasettesimo giro. Un'altra sbavatura in variante Ascari.
205.
Da più di 5 minuti non scende sotto la soglia limite.
"Se la pressione sulle coronarie è troppo elevata, si accusano vertigini, affanno, smarrimento, perdita di coscienza."

Elsa per la prima volta dalla partenza stacca gli occhi dallo schermo e lancia uno sguardo disperato al collega seduto alla sua sinistra.
"Mark, quanto può resistere?Esploderà"
Lui stava pensando la stessa cosa, ma si gira verso di lei con l'espressione più serena del mondo e le fa l'occhiolino.

Se nel Simposio Aristofane ha raccontato la verità, e in questo mondo siamo anime divise a metà, tagliate in due da una saetta di Zeus,  allora Mark potrebbe essere la metà opposta a Elsa.
Perfettamente complementare.
Tutte le qualità che a lei mancano, lui le ha. Tutti i momenti in cui lei parla troppo, lui ascolta. Tutti i momenti in cui lei perde la pazienza, lui sospira e cerca di calmarla.
Sanno entrambi di aver trovato la loro metà opposta, ma qualcosa tra le righe di Aristotele dev'essersi perso, perché entrambi non hanno trovato nell'altro la loro metà mancante.

"Resiste, resiste. È piccolo, non si rompe" risponde Mark.
Elsa, ad ogni giro che passa, stringe sempre di più l'imbottitura del suo sgabello.
Vorrebbe fermare tutto, dire in radio che è troppo pericoloso e riportare a casa sano e salvo quel ragazzino.
Si gira e controlla che Ian sia al suo posto, seduto nella medical car.
Se qualcosa andrà male, lo recupererà lui.
Ma non può. Non ora.
Non mentre una Ferrari è in testa a Monza, con l'autodromo che esplode ogni volta che passa, per un secondo, a 300 km all'ora davanti ai tifosi.
E tra quei tifosi, a gridare e sventolare bandiere nel prato, ci sono le persone che per anni Elsa ha avuto accanto sul divano ogni domenica pomeriggio, per un attimo si sente vicina alla sua famiglia come se fossero ancora lì, tutti abbracciati guardando la televisione con la Ferrari che può vincere il gran premio.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now