53. The Last Dance (Danke Seb)

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Un bigliettino in una piccola busta blu, chiusa da una goccia di ceralacca dorata, e il disegno di una monoposto di Formula Uno sul sigillo. I dettagli, la cura nelle piccole cose, piccoli gesti che portano un po' di bellezza nella vita degli altri: questo è quello che contraddistingue Sebastian.

Elsa lo trova infilato sotto il suo computer sulla scrivania dell'ambulatorio, Sebastian era appena uscito e già il prossimo pilota entrava dalla porta per la prossima visita.

Decide di aspettare di finire tutte le visite prima di aprirlo, lo tiene lì, un po' nascosto sulla scrivania, dietro il computer, in modo da continuare da darci un'occhiata ogni tanto, buttando l'occhio, ma senza che gli altri lo vedano. Poi, quando finalmente l'ultimo mercoledì di lavoro dell'anno è finito, mentre cammina alla luce dei fari che illuminano quasi a giorno la sera nel paddock, delicatamente stacca il sigillo, facendo attenzione a non romperlo, e legge il biglietto.

È un invito a cena, per il giorno seguente, in un ristorante vicino all'albergo dove alloggiano quasi tutti i lavoratori della Formula uno, un posto carino ma stranamente quasi informale, rispetto ai tipici ristoranti di Abu Dhabi, che sprizzano lusso da tutti gli angoli, con piccoli tavolini rotondi, centrotavola floreali così ingombranti che impediscono di vedere con chi sei seduto a tavola, sedie imbottite e le tovaglie coordinate lunghe fino al pavimento.

Sebastian aveva fatto trovare a tutti, nascondendoli di persona uno per uno, a chi nella giacca, a chi nella borsa, a chi nell'armadietto, i bigliettini di invito. Ha invitato tutti per "una cena di arrivederci". Ad Elsa si stringe un po' la gola mentre legge "arrivederci", e pensa che in realtà significa "addio". Tra quattro giorni nulla sarà più lo stesso. Le persone vanno, tornano, partono. Le nostre vite si incrociano solo per poca strada, ci si affeziona solo per il tempo di diventare amici, ed è già ora di andare, di salutarsi, di dirsi "ci vediamo presto", anche se si sa che passeranno mesi, forse anni prima di rivedersi. Elsa fa finta di esserci abituata, ma non ci si abitua mai.

Ha invitato tutti i piloti, ma anche tutte le persone che hanno collaborato con lui in questi anni, sono tutte persone molto gentili, con cui Elsa va molto d'accordo: c'è Britta, la sua inseparabile addetta stampa, Antti, il suo personal trainer, ma anche tutti i meccanici, i tecnici e gli ingegneri di tutte le scuderie in cui ha lavorato, tutti riuniti nel giardino del ristorante per l'aperitivo.

Quando poi si entra, per cominciare la cena, i tavoli sono grandi e liberi, assomigliano a quelli di una pizzeria qualunque, senza segna posti... l'unica eccezione è per un tavolo in cui c'è un cartellino: "F1 drivers".

Sebastian ha deciso che tutti loro ceneranno allo stesso tavolo, assieme, per festeggiare la bellezza dell'amicizia di uno sport che unisce, se si sa andare oltre la competizione, le guerre mediatiche, le cavolate dette dalla stampa e alla stampa.

Elsa li guarda, seduti uno accanto all'altro come buoni amici, radunati da un vero Campione del mondo.
Le viene in mente che tutti loro hanno in comune almeno un momento, vissuto in giorni diversi, in cui hanno sentito la voce di Sebastian chiedergli: "Hey, mate, how are you?".

Pensa al momento in cui, due mesi prima, seduta accanto al letto di Alex, in ospedale, mentre lui dormiva e lei prendeva fiato sperando che non ci fossero altre complicazioni dell'intervento di appendicite, aveva visto quella notifica sullo schermo del cellulare di Alex che era appoggiato sul comodino accanto al letto. Un messaggio da Seb: "Hey, come stai? Ci sei mancato in pista, rimettiti presto".

O a quella sera, di ritorno dal Northampton General Hospital, seduta sul sedile posteriore di una macchina coi vetri oscurati accanto a Max. L'incidente a Copse era stato brutto, un'impatto a più di 50 G, Elsa si era spaventata molto.
Max era svenuto al centro medico e aveva riportato una lieve commozione celebrale, ma la Tac e gli altri esami erano apposto, e lui insisteva allora aveva acconsentito ad accompagnarlo al motorhome a riprendere le sue cose.
Appena aperta la portiera, se l'era trovato davanti.
Sebastian si era fermato apposta per lui, perché aveva saputo da Christian che stava tornando dall'ospedale, e l'aveva aspettato per chiedergli come stava.

Poi quel sabato pomeriggio a Spa, quando in mezzo a tutta quella pioggia non aveva più un solo indumento asciutto, seduta al muretto chiedendo disperatamente in radio alla direzione gara di interrompere le qualifiche, aveva visto Lando perdere il controllo della macchina. Mentre Elsa e lo staff medico doveva aspettare che la medical car uscisse dalla pit lane e raggiungesse l'eau rouge, la macchina di Sebastian era già lì, e lui comunicava in radio che Lando stava bene.

Perfino a Imola, quando George aveva combinato la sua cazzata, buttando fuori Bottas in un sorpasso impossibile sul bagnato, era passato al centro medico per chiedere ad Elsa come stavano, entrambi. Elsa gli aveva risposto che fisicamente stavano bene, ma che forse George aveva bisogno di qualcuno con cui fare due chiacchiere. Elsa non sa cosa si sono detti, ma riusciva ad immaginare le parole di Sebastian che lo avrà sgridato per la manovra azzardata, per aver sottovalutato la situazione, e per aver reagito male dando la colpa a Valtteri e addirittura dandogli uno schiaffo sul casco... e poi, quando George avrà capito e si sarà messo a piangere, Sebastian l'avrà confortato, dicendogli che alla fine tutti commettiamo degli errori, e che l'importante è imparare e crescere.

Poi c'è quel ragazzino biondo, che ora sedeva al tavolo accanto a lui, un ragazzino che da quando è nato sembra continuare a giocare a tiro alla fune con la vita, che per ogni cosa bella che gli dà, spesso gliela porta via troppo presto. Non saprebbe dire cosa Sebastian sia per lui, un amico, un fratello maggiore, un maestro, un nuovo padre. Forse tutte queste cose messe insieme.

Elsa sa che Sebastian è una delle cose belle che sono capitate a Mick in questi anni, e sa quanto Mick senza di lui si sentirebbe perso. Come quel giorno a Jeddah, dopo il forte impatto con la barriera, il suo primo, grave, incidente. Al centro medico Elsa cercava di calmarlo e di convincerlo a farsi trasportare in ospedale per i controlli ma Mick aveva i battiti del cuore a mille e respirava affannosamente per la paura, lo shock e la sua fobia per gli ospedali.
Un'infermiera le aveva detto che Sebastian era lì fuori, ed Elsa aveva risposto di farlo entrare.

Appena entrato Sebastian le era apparso con un'espressione tanto seria e preoccupata che non gli aveva mai visto in faccia, Elsa gli aveva sorriso per tranquillizzarlo, non aveva tempo per spiegargli, ma prendendolo gentilmente per un braccio l'aveva accompagnato accanto alla barella. Mick era immobilizzato dal collare, e poteva solo fissare il soffitto. Sebastian, senza che nessuno gli dicesse nulla, aveva capito, si era avvicinato in modo che lui potesse vederlo, e senza intralciare il lavoro degli infermieri aveva cominciato a parlargli all'orecchio in tedesco, finché Mick non si è calmato. Quando Elsa gli aveva detto che era il caso di andare a fare un controllo più approfondito in ospedale era stato sempre Sebastian ad aiutarla a convincerlo, e insieme a Jean Todt avevano chiamato al telefono Corinna, sua madre.

Elsa sa che Seb non si allontanerà mai da Mick, sa che ora, quel ragazzo nel momento più difficile della sua carriera, va avanti a testa alta solo perché accanto a lui c'è Seb a sostenerlo, a dirgli che tutto si risolverà e che bisogna guardare avanti perché arriveranno altre occasioni.

E come con Mick, così per tutte le altre persone, Sebastian ci sarà sempre, sarà sempre disponibile, sempre pronto a telefonare a chi si sente solo o scoraggiato, a chiedere "come stai, come posso aiutarti?". Questo è quello per cui sarà ricordato, molto più che per i suoi quattro campionati del mondo. Questo è il motivo per cui mancherà un po' a tutti nel paddock... ma, infondo, Elsa pensa a quanto un cuore come il suo sia sprecato in un ambiente acido e un po' tossico come la Formula Uno. Un cuore come il suo merita di stare a casa, accanto a sua moglie e ai suoi figli, merita di ricevere tutto l'affetto che le persone che ama gli possono dare.


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**spazio autrice**

Ciao! Scusate, so che ho lasciato la storia a metà con il capitolo precedente, la continuazione esiste e la sto scrivendo, ma un po' a rilento... dovevo pubblicarla e non è ancora pronta.... ma ho visto le foto e ho scritto questo capitolo di getto e ho pensato, visto che siamo tutte nel mood, che magari è meglio pubblicarlo adesso, anche perché, detto sinceramente, è stato micidiale da scrivere, avrei potuto farlo molto più lungo, ma già così mi sono uccisa da sola.
Appena finirò il capitolo su Austin lo pubblicherò e poi lo inserirò nel punto giusto della storia. Nel frattempo, spero che questo vi sia piaciuto, grazie mille per la pazienza e per aver letto,
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S.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now