35. Sleeping in your hand (RIC)

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Se sommasse tutti i minuti della sua vita passati a guardare il soffitto, forse si accorgerebbe di aver passato così più di un anno.
Non è tempo perso.
Sono i minuti più importanti, quando la testa si sveglia ma il corpo è ancora troppo addormentato per muoversi, perfino i muscoli del collo non si sforzano di inclinare la testa di lato quindi i suoi occhi si aprono, e fissano il soffitto.
L'intonaco bianco attorno ai lampadari è come un foglio, o uno schermo: serve per pensare, immaginare, capire, calcolare, scrivere, riscrivere.
Le cose più importanti della tua vita le vedi lì, proiettate sul soffitto della tua camera.

A questo pensava Elsa con gli occhi aperti, nel buio, mentre la notte finiva.
Non sa perché si è svegliata. Dal silenzio che viene dalla strada e da dentro il palazzo potrebbero essere le 5 del mattino, un'ora prima dell'alba.

Il suo corpo non si è mosso di un centimetro da dove si era addormentato qualche ora prima, nel lato destro del letto di quella camera d'albergo, ed è ancora esausta, ma la sua mente fissa il soffitto, ed è lucidissima. Si ricorda tutto, ogni dettaglio.
Non ha bisogno di girare la testa a guardarlo per sapere che è lì, addormentato accanto a lei, nel suo letto.

Guarda il soffitto, nella penombra, non si muove, nemmeno di un millimetro. "Se ti volterai, la perderai per sempre." le dice la sua mente ricostruendo dei versi in esametri lasciati vagare nella memoria da troppi anni.

Chiude gli occhi e torna a dormire, qualche volta la vita è troppo ingarbugliata per affrontarla ad occhi aperti.

Dalla finestra arriva uno spiraglio di luce fino al suo cuscino, lo sente anche tenendo gli occhi chiusi, si sta svegliando ma non vuole aprirli.

Si gira su un fianco, non ha ancora aperto gli occhi ma sa che lui si è svegliato, sente il suo respiro, percepisce il suo sguardo su di lei. Apre piano gli occhi e lo trova lì, accanto a lei. Sorride tranquillo, come fosse tutto ok, tutto normale.

"Ciao"

"Ciao"

Per una serie infinita di secondi rimangono a guardarsi. Non sanno cosa dire. Entrambi vorrebbero sparire, entrambi vorrebbero rimanere lì per sempre.

A un certo punto lui sembra cominciare a pensare a tutto ciò che quella situazione può significare, i suoi occhi vagano nel vuoto, come a cercare una risposta, si morde le labbra come chi si rende conto di aver combinato un casino.

Lei legge tutti i suoi pensieri nelle espressioni del suo viso, capisce che lui non si ricorda niente della sera prima, di come sono finiti li, di cosa (non) è successo tra loro.

Le viene un po' da ridere: troppi equivoci nelle ultime ore.

"Dormito bene?"

Gli chiede sussurrando dolcemente, come fosse la cosa più normale del mondo.

Daniel schiude le labbra per risponderle, e mentre cerca delle parole, si rende conto di avere un gran mal di testa, e di non avere idea di cosa dire, non si ricorda niente, capisce di essere stato ubriaco, non sa cosa può aver combinato, teme di aver fatto un errore. Non dice niente. Teme che nei programmi della sera prima ci fosse anche quello di andarsene da quella camera prima dell'alba.

"Tutto bene?" chiede sempre Elsa. Lui sente una fitta alla testa, come se venisse preso a martellate, chiude gli occhi e sospira.

"Hai mal di testa eh?"

Elsa allunga il braccio destro verso di lui, gli passa una mano tra i capelli e gli fa una carezza.

Ora Daniel si sta chiedendo se la notte prima ha avuto la peggiore o la migliore idea della sua vita. Non ce la fa più, deve chiederglielo.

"Mhm.. io.. cioè.. tu... nel senso... noi..." non sa come formulare la frase, ma Elsa ha capito, e, anche se si stava un po' divertendo, decide che è ora di toglierlo dall'imbarazzo.

"Ieri sera, alla festa, hai perso le chiavi della tua stanza." parla lentamente, per aiutarlo a rimettere insieme i pezzi. Lui annuisce, questo se lo ricorda.

"Erano le due di notte, la reception era chiusa e non potevi trovare un'altra chiave... allora siamo andati via dalla festa insieme" lui continua ad annuire ma sta facendo finta, questa parte non se la ricorda più. Elsa pensa che le sue espressioni facciali siano esilaranti.

"...siamo andati in camera mia a dormire, perché non avevi un altro posto dove andare. Per questo hai dormito qui."

"...dormito..." ripete lui pensando a voce alta, senza volerlo.

"Si, solo dormito, se è quello che ti stai chiedendo"

Lui strabuzza gli occhi, rendendosi conto che lei ha capito a cosa stava pensando, si sente molto stupido per aver potuto anche solo pensarlo, ma allo stesso tempo si sente sollevato.
Di nuovo non sa cosa dire, di nuovo il mal di testa rende tutto più difficile.

Elsa continua ad accarezzagli i capelli e gli massaggia le tempie per fargli passare il dolore.

Lui è completamente disarmato. Vorrebbe poter rimanere così per tutto il giorno, per  tutta la settimana, anche per tutta la vita se potesse.
Lei è così dolce, così gentile, così bella.
Vorrebbe rimanere per sempre lì, a trenta centimetri dalle sue labbra, con le sue dita sul suo viso e gli occhi socchiusi, senza che nulla sia compromesso, senza sapere cosa succederà dopo, senza chiedersi cosa possa o non possa funzionare.

Anche Elsa vorrebbe avvicinare quel momento all'eternità.
Ma siamo solo uomini, non dei, il tempo per noi è breve, e fugace, e bisogna prenderlo al volo e saperlo lasciare andare.

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