45. To the moon and back (RIC)

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Elsa scende le scale del palazzo quasi correndo, quasi al buio, senza schiacciare l'interruttore della luce. Lungo la tromba delle scale una lunga fila di vetrate fa filtrare un po' di luce dalla strada, quel poco che le basta per distinguere i gradini e il corrimano.

Indossa un paio di pantaloncini neri, una maglietta bianca e un paio di scarpe da ginnastica... l'unico cambio pulito che le era rimasto nello zaino.

Apre la porta e lui è proprio lì davanti ad aspettarla, in piedi, davanti a una bicicletta. Lui indossa dei pantaloncini neri e la felpa verde acqua che a Elsa piace tantissimo, ma non ricorda di averglielo mai detto. La bicicletta è la cosa che più attira la sua attenzione: prima di tutto perché pensava che sarebbe venuto a piedi, per fare una passeggiata... poi perché è assolutamente il contrario della bicicletta su cui ci si aspetterebbe di vedere un pilota milionario... è vecchia, un po' arrugginita, un modello classico da strada, non da corsa, sembra uscita dagli anni 60. Elsa scoppia a ridere.

"Che c'è? Non ti ho neanche salutato e già ti faccio ridere?"

Elsa vorrebbe chiedergli se si stanno incontrando in piena notte perché vuole vedergli la bicicletta appena rubata a Don Matteo, ma sorride ancora e si avvicina per abbracciarlo. Si abbracciano stretti, con il viso di Elsa stretto al petto di Daniel, un abbraccio che dura un po' più di due respiri.

"Con Charles tutto apposto?" chiede subito Daniel, parlando piano... sono le due di notte, per strada non c'è veramente nessuno. Il silenzio è irreale.

"Sisi, tutto apposto, sta dormendo... per due o tre ore può dormire anche senza di me" Elsa apprezza molto il fatto che anche Daniel abbia a cuore Charles.

"Ok, bene,  allora... facciamo un giro?"

La fa salire sul ferro della bicicletta, seduta con le gambe da un lato e le mani sul manubrio. Daniel prende il manubrio dalle estremità, le sue mani vicine a quelle di Elsa si sfiorano. Poi mette i piedi sui pedali e partono.

Essere in due, su una sola bicicletta, guidata in piena notte da un pilota stancato da un intero weekend di gara, rende il tutto un equilibrio precario, molto precario.

Sfrecciano giù per le strade di Monaco in discesa, tra i lampioni, con il vento tra i capelli.

Ogni tanto schivano all'ultimo momento qualche ostacolo, Daniel commenta tutto con un "O-opss" e Elsa ride, ride tantissimo. Lei non ha paura di cadere, non ha paura di niente, non sente addosso più nessuna di quelle preoccupazioni che non la facevano dormire. In discesa alza le mani dal volante e, sottovoce per non turbare troppo il silenzio della notte, grida "Wiiiiii". Anche Daniel ride, ma in realtà è concentratissimo per paura di farla cadere.

Elsa pensa di non essersi mai sentita così leggera, così spensierata, così felice.

A un certo punto Elsa si sporge troppo di lato e Daniel la circonda con un braccio per riportarla in equilibrio e non farla cadere, è come un abbraccio, ma più forte, le trasmette un senso immediato di dolcezza e sicurezza.

La luce dei lampioni e di qualche lampadina dalle finestre dei palazzi illumina dolcemente le strade. Elsa non ha mai amato Monaco, le è sempre sembrata una cittadina così fredda e finta, priva di una vera bellezza. Ma non l'aveva mai vista così, di notte, vuota, incorniciata dalle luci e dalle ombre degli alberi ai bordi delle strade, con la brezza che le spruzza in faccia qualche goccia dell'acqua della fontana davanti al Casinò.

Arrivano sul lungomare. Elsa scende dalla bicicletta e si siede sulla spiaggia a guardare le onde. Daniel appoggia la bicicletta per terra e si siede accanto a lei, in silenzio, guardando nella stessa direzione. Il mare è pieno di barche, la maggior parte attraccate in porto, tutte con almeno una lucina. Anche le luci delle strade si riflettono sull'acqua. Dal mare arriva una folata di vento un po' più forte e lei sente un brivido di freddo lungo le braccia.

"Hai freddo?"

"No, no... è solo un po' di vento" risponde lei, stringendosi le braccia al petto.

Lui si avvicina un po' e le circonda le spalle con le sue braccia, per scaldarla. Lei si avvicina ancora un po' e appoggia la testa sulla sua spalla, mentre continuano a guardare il mare.

Restano in silenzio ad ascoltare le onde per un tempo che gli sembra infinito, soprattutto a Daniel che se potesse vivrebbe in mezzo confusione 24 ore al giorno.

A un certo punto, all'improvviso, i lampioni che illuminavano il lungomare si spengono. Sono scattate le tre di notte, anche a Monaco l'illuminazione pubblica si spegne per risparmiare. Tutto diventa più buio, il riflesso delle luci sull'acqua si attenua, il cielo si fa più nitido.

"Guarda, ci sono le stelle!" esclama Elsa.

"È passato tantissimo tempo dall'ultima volta che mi sono fermato a guardarle. Forse è stato quando ero ancora in Australia, prima della stagione. Lì non ci sono nemmeno queste stelle, sai? Qui vediamo stelle che nell'altro emisfero sono nascoste, e da qui non possiamo vedere le stelle che si vedono in Australia. Poi lì, se ti allontani un po' dalle città, di stelle ne vedi a milioni, così tante da sembrare veramente infinite... non come qui che se ne vedono così poche che potresti contarle."

"Ti mancano, le stelle dell'Australia?"

"Qualche volta, un po', dipende... qualche volta penso a casa mia e alla mia famiglia e a tutti i chilometri che ci separano e mi sembra veramente di essere dall'altra parte del mondo. Qualche volta ci faccio l'abitudine e non mi sembra più così lontano. O qualche volta mi capita di essere a guardare le stelle dalla spiaggia con una bella donna come te e non mi importa quante sono, ma mi importa con chi sono."

Lei lo guarda negli occhi. Saranno passati anni dall'ultima volta che si è sentita dire cose così dolci, non sa cosa dire, non le viene in mente nessuna parola che potrebbe andare bene, così rimane in silenzio.

Daniel si sente un po' in imbarazzo, prende il silenzio di Elsa come il fallimento del primo tentativo, ma pensa di poter provare ancora una volta, allora tira fuori dalla tasca il cellulare.

"Sai a quale canzone penso sempre quando guardo le stelle?"

Elsa lo guarda intensamente negli occhi, mentre pensa 'come finirà questa cosa? cosa devo fare? dovrei smetterla di dargli corda'.

Daniel schiaccia play e spegne lo schermo del cellulare, appoggiandolo dietro di loro. Elsa ascolta le prime note di Yellow dei Coldplay e smette di pensare.

Look at the stars
Look how they shine for you
And everything you do
Yeah, they were all yellow
I came along
I wrote a song for you
And all the things you do
And it was called Yellow

Con la mano destra le accarezza la guancia, mentre la guarda negli occhi, si avvicinano lentamente, Elsa chiude gli occhi e sente le labbra che toccano le sue.

Non si ricordava più che sapore avesse un bacio. Ma in quel momento pensa che ogni bacio ha il suo sapore, e con ogni volta è come se fosse il primo bacio.
Forse meglio del primo bacio.

Si stringono a vicenda con un braccio attorno alla vita e una mano dietro alla nuca, con le dita tra i capelli.

Quel bacio ad occhi chiusi avrebbe potuto durare tutta la notte, finché ad entrambi non viene voglia di aprire gli occhi, per guardare dentro agli occhi dell'altro.

Rimangono a guardarsi, con le mani l'uno sulle guance dell'altra, e le labbra separate da pochi centimetri, per un'altra eternità di minuti.
Nessuno sa cosa dire. Non si dicono "Ti amo" perché non lo sanno. Non si scambiano dichiarazioni, non si fanno promesse che non possono mantenere. Un solo, silenzioso, sospiro li unisce all'unisono con il rumore delle onde del mare.

Poi lui si toglie la felpa e gliela porge. È l'unico modo che ha per dirle 'Ti voglio bene, voglio prendermi cura di te'. Lei risponde con un bacio sulla guancia.

Poi prendono la bicicletta e ripartono, Elsa si guarda intorno e si chiede com'è finita dentro questo film. Si chiede se è un sogno e se sta per svegliarsi.

La riaccompagna fino alla porta del palazzo, si abbracciano soltanto, in piedi, in mezzo al marciapiedi alle quattro del mattino, mentre a Est sembrano già spuntare le prime luci dell'alba.

Poi lei si gira, prende le chiavi e scompare dietro la porta del palazzo, lui corre via in bicicletta per la strada in discesa.

Elsa si addormenta di nuovo nel letto accanto a Charles, stretta nella felpa che ha ancora il suo profumo.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now