43. Mi fido di te - pt I (Charlos)

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Con 38 gradi all'ombra, sotto il sole con un cielo senza nuvole sopra a quel grande parcheggio di aeroporto a strisce rosse e blu chiamato Circuito Paul Richard, anche i pensieri si sciolgono.

Sono le due e dieci del sabato pomeriggio, i piloti hanno appena terminato le prove libere e tra meno di due ore cominceranno le qualifiche. Elsa ha finito il suo turno al muretto davanti ai monitor per sorvegliare i piloti durante le FP3, attraversa la pitlane e si incammina verso i motorhome per rinfrescarsi bevendo qualcosa di fresco. Fa così caldo che le sembra di vedere l'asfalto sciogliersi davanti a lei.
Mentre passa vicino al motorhome Ferrari vede i due piloti entrare insieme, e le sembra anche di scorgere uno sguardo amichevole tra di loro. Un giornalista medio che dall'inizio della stagione non fa altro che scrivere pezzi sulla loro rivalità direbbe che Elsa ha ancora le allucinazioni per il caldo. Ma Elsa sa bene come vanno le cose tra loro. E sa ancora meglio che i giornali, specialmente quelli online, sono affidabili quanto il calendario di frate indovino.

All'interno del motorhome Ferrari, nella sala ingegneri, comincia l'ultimo briefing prima delle qualifiche.
Carlos sostituirà tutta la power unit, quindi partirà comunque in ultima fila, può al massimo guadagnare una posizione e partire diciannovesimo battendo in qualifica Kevin Magnussen, dato che anche lui sostituirà la power unit e avrà la stessa penalità.

Prende la parola Iñaki Rueda, il direttore delle strategie: "Carlos, tu parteciperai alle qualifiche, ma con il solo obiettivo di partire davanti a Magnussen, se lui è eliminato al Q1 tu ti fermi al Q1, se serve fare anche il Q2 lo facciamo, poi ci fermiamo qui, non ha senso rischiare con il Q3. Lì invece concentriamo tutte le energie su Charles, che può puntare alla pole."

"Ma io... perché io non posso partecipare al Q3?" Chiede Carlos.

"Come ho già detto, Carlos, non dobbiamo sprecare energie. Non serve a nulla avere una macchina in più in Q3 se comunque non può partire in top ten, rischierebbe di essere solo di intralcio" continua Rueda.

Il modo in cui alcuni dirigenti parlano qualche volta è così impersonale e diretto da poter colpire e ferire così profondamente la persona a cui le parole sono dirette. Carlos, da fuori, sembra sempre molto sicuro di sé e forte, tutti lo considerano molto meno emotivo e sensibile di Charles , ma in realtà è un ragazzo a cui le parole "tu se solo di intralcio" bruciano dentro più di una lama infuocata.

Charles se ne accorge. Lui sa cosa vuol dire essere un pilota che dedica tutta la sua vita a correre in macchina cercando di andare più veloce degli altri. Sa cosa vuol dire svegliarsi ogni mattina con l'unico pensiero di dare il massimo in ogni singolo giro di pista. Sa quanto possano ferire quelle parole, dal tuo team, come se ti mettessero in panchina, come se ti dicessero che non vali abbastanza.

Nessun pilota. Nessun pilota muoverebbe mai un dito, direbbe mai una parola, per aiutare un altro pilota, per un rivale, senza avere un secondo fine. "Non si può essere amici quando ci si contende un campionato del mondo" diceva sempre Nico.

Eppure.

Eppure Charles non è un pilota come tutti gli altri.

"Secondo me Carlos dovrebbe partecipare a tutte le qualifiche."
Esordisce così, dal nulla, senza essere stato interpellato.
Tutti si voltano verso il ragazzino dai capelli scuri, che di solito nei briefing senza venire chiamato direttamente interviene pochissimo, la maggior parte delle volte solo per scusarsi.

"Charles? Come scusa?" Chiede stizzito uno dei dirigenti.

"Si, insomma... Carlos non mi sarebbe di impiccio. Poi potrei vedere i suoi dati e potremmo capire meglio insieme quali strategie adottare. Secondo me dovrebbe fare anche il Q3."

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