58. Silverstone

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Il cielo grigio d'Inghilterra la accoglie come un abbraccio malinconico.
Un altro normale weekend di lavoro - pensa Elsa mentre scende dall'aereo.
Come se in cinque anni non avesse ancora imparato che non c'è nulla di 'normale' nel suo lavoro. Eppure ci spera davvero, per qualche ora mentre si prepara alla prima riunione vuole crederci davvero, che andrà tutto liscio, che sia facile fare il suo lavoro, che abbia trovato un equilibrio nella sua vita.

A Silverstone c'è anche Daniel, convocato dalla Redbull per un weekend che sarà fondamentale per il suo futuro. In tutto il paddock forse lo sanno appena una decina di persone, ma, a pochi chilometri dal circuito, il pilota australiano ha lavorato per settimane chiuso dentro il simulatore di Milton Keynes migliorandosi giro dopo giro e contribuendo in modo fondamentale per gli sviluppi della macchina... e il team ha scelto lui per i test Pirelli del lunedì dopo la gara.

Quando Daniel ne ha parlato con Elsa lei per un attimo ha pensato che avrebbe preferito non saperlo. Ma poi si era resa conto che non era possibile, e non era nemmeno la cosa giusta.  Daniel aveva bisogno di lei e lei aveva bisogno di lui. Anche se forse l'unico modo per pensare di far funzionare la loro relazione sarebbe stato quello di tenere sempre separate le loro carriere e le loro vite lavorative, non sapere mai nulla del lavoro l'una dell'altro, non parlarne, non discuterne.

Che poi, lei e Daniel avevano veramente una relazione? Boh, non lo sapeva. Non se l'erano mai detto.

Meglio così - pensava - se noi non sappiamo se stiamo insieme, non lo possono sapere nemmeno gli altri.

Si erano incontrati qualche giorno prima della gara, in un locale un po' buio di Londra, poco dopo l'arrivo di Elsa, e lui le aveva raccontato tutto. Avevano parlato fino a tardi, Daniel le spiegava tutti gli scenari possibili ed Elsa gli dava consigli. "Il marketing è quasi più importante della guida, non è un segreto che tu gli stia portando molti soldi e che anche per questo ti rivogliono. Per una volta la simpatia paga. Continua a fare il loro gioco, scherza con Max, saluta i fan... insomma, sii te stesso. Ai test cerca di essere prudente, comincia piano e migliora il giro poco alla volta senza strafare, se non rompi la macchina e fai un buon giro il posto è tuo. Soprattutto se non rompi la macchina". Dove 'non rompere la macchina' è il suo modo per digli 'non farti male'.

Elsa quasi si stupisce da sola di quanto riesca ad essere fredda e vagamente cinica nel dare consigli a Daniel come se fosse uno di quei manager insensibili che regolano le sorti della F1 contendendosi i sedili. Elsa vuole bene a tutti i suoi piloti, e per loro sono molto più che 'i suoi pazienti', ha imparato a conoscerli bene, sa perfettamente cosa pensano e cosa provano, sa quanto la Formula Uno sia tutto per loro, sa quanto sono felici di correre e sa quanto fa male perdere il posto. Ma sa anche quanto il loro mondo sia governato dai soldi e da dinamiche di potere che hanno ben poco a che fare con i sentimenti, e sa che per farsi strada in questo mondo bisogna usare più l'intelligenza che il cuore.

La mattina dopo, come se non avessero passato la notte insieme in una camera d'albergo poco fuori Londra, Elsa e Daniel arrivano separatamente al circuito e si mettono al lavoro: lei al centro medico a fare visite, lui davanti alle telecamere a fare il cretino con Max.

Di solito tutti i piloti vengono portati dagli addetti stampa dei loro team davanti al suo ambulatorio cinque minuti prima del loro appuntamento. Durante un weekend di Formula Uno la scansione oraria è sacra, e gli organizzatori che si fanno in quattro perché ogni appuntamento venga rispettato al minuto sono come i sacerdoti di questa strana religione che venera il cronometro.

Per questo, anche Elsa è tenuta a rispettare perfettamente gli orari dei suoi appuntamenti, senza mai poter sforare nemmeno di un minuto.
Ogni appuntamento con lei deve durare al massimo 29 minuti e 45 secondi, contando i 15 secondi che servono per aprire e chiudere la porta, e ogni volta, appena accompagna il pilota che ha appena finito fuori dalla stanza trova in corridoio già pronto il suo prossimo paziente.

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