14. Night Thoughts (Nico Rosberg)

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Elsa non fa il tifo per nessun pilota.
Quando aveva 5 anni saltava sul divano felice per le vittorie del suo idolo, Michael Schumacher. Sulla sola macchina che un bambino sappia disegnare, una macchina rossa.
Rimpiange un po' gli anni in cui la vita scorreva in una sola direzione, la felicità la teneva per mano e i sentimenti erano solo sorrisi.
Le persone a cui voleva bene erano le persone che aveva accanto.
E, allo stesso modo, in una semplice equazione , il pilota e la macchina più forte erano il suo pilota e la sua macchina preferiti.

Ora che la vita era diventata una funzione a mille coefficienti e variabili, Elsa faceva il tifo per i perdenti, più che per i campioni del mondo.
E tra i campioni del mondo, quello che ammirava di più aveva vinto un titolo solo, e in pochi giorni dal festeggiamento aveva annunciato il suo ritiro.
Lui era riuscito a vivere la vita che Elsa non era riuscita a scegliere. Lasciare la carriera, scendere dal gradino più alto del podio, rinunciare agli sguardi di ammirazione di tutto il mondo, per gli occhi della sua bambina.

Elsa era arrivata in Formula 1 un anno dopo il ritiro di Nico, ma l'aveva conosciuto quando lui le aveva chiesto un intervista per il suo canale youtube.

Un campione del mondo di Formula 1 che chiede un'intervista a me.
La vita non solo non scorre più a una direzione, la vita scorre proprio al contrario.

Nico di persona era ancora più simpatico che su i giornali. Avevano chiacchierato come due amici che si conoscevano da sempre. Lui era sorprendentemente bravo a metterla a suo agio, a capire la domanda giusta da fare al momento giusto. L'intervista era venuta molto bene, contribuendo a renderla ancora più popolare tra i fan che sono sempre più interessati al "dietro le quinte" della Formula 1.

Elsa e Nico scambiavano sempre due parole ogni volta che si incontravano nel paddock.

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Tra le luci soffuse di un bar all'ultimo piano dell'hotel del circuito di Singapore, un bell'uomo si avvicina a una donna con i tacchi a spillo e un elegante vestito nero.
"A cosa stai pensando?"
È sola davanti alla vetrata panoramica, guarda in silenzio le luci della città con un bicchiere in mano.
Riflesso nel vetro vede un ex pilota tedesco in smoking, assomiglia a Leonardo Di Caprio.
"Al mio bambino. È a 15.500 chilometri da qui. Da lui ora sono le sette del mattino, si starà svegliando per andare a scuola"
"Io... Non sapevo che avessi un figlio"
"Beh, non è mio figlio in realtà.

Io ero innamorata del suo papà."
Lui la guardava intensamente, cercando di leggere nella mente di quell'affasciante mistero dai capelli castani.
"Non pensare male, non era sposato. Sua moglie è morta quando Jack aveva solo due anni. Non saprò mai se ero innamorata di lui o della dolcezza che provavo quando tenevo in braccio suo figlio."

Sorride al riflesso nel vetro, chissà cosa vede proiettato nel buio.
"Vi siete lasciati?"
"Sarebbe più giusto dire che me ne sono andata. O che sono scappata, qualcosa del genere."
Lui le sorride, ha gli occhi dolci di chi non giudica ma cerca di capire.
"Non ho mai smesso di volergli bene, a tutti e due. E non ho mai smesso di chiedermi se avrei potuto costruire una vita con loro.
Ma c'è un motivo per cui le specializzande di medicina ventenni non fanno figli, e per lo stesso motivo non dovrebbero adottare i figli degli altri. Quando ho capito che quella non era la mia vita, l'unica soluzione che ho trovato è stata scappare in Africa.
Che idea stupida eh? L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che prima sarei uscita dalla sua vita, meno Jack avrebbe sofferto.
Spero solo che prima o poi lui riesca a dimenticarmi, o a ricordarmi solo come un bel sogno.
A 5 anni tutto è ancora un sogno e si fa fatica a distinguere il reale e l'immaginato."
"E suo padre?"
"Credo fosse innamorato di me.
Ma amava di più il suo lavoro. Abbastanza da lasciarmi a casa per settimane sola con suo figlio. Abbastanza per non accorgersi che quella vita mi stava distruggendo.
Era capace di leggere nelle menti dei peggiori criminali d'America e non vedeva la sofferenza della donna che aveva accanto.
Credo che l'amore, infondo, sia un'altra cosa."
Si guardano e si abbracciano.
A lui viene quasi da piangere, commosso dalla sua storia. Lei ha gli occhi asciutti. Da quasi un anno non piange più, non sa perché, pensa di aver finito le riserve di lacrime.
Si guardano.
Lo vede per la prima volta senza parole. Ci prova lo stesso schiude le labbra per dire qualcosa: "Io non potrei insegnare a nessuno nemmeno come essere padre. Però, per quello che ho davanti agli occhi tutti i giorni, posso dirti che diventare madre è quacosa che ti rende bellissima, forte e felice, non qualcosa che ti fa sentire sola e distrutta.
Quella vita non era quella giusta per te."
Una lacrima. Le accarezza la guancia. La lascia cadere.

"Grazie. Spero di trovare un uomo come te un giorno. "

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