75. Jeddah (Carlos) pt II

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"Ho sbagliato Mark. Ho fatto la diagnosi sbagliata, pensavo che fosse solo una gastroenterite e invece è un'appendicite.

Avrei dovuto fargli subito un'ecografia, avrei dovuto insistere... non ci posso credere che gli ho permesso di correre tutte le prove libere in queste condizioni... ha fatto due sessioni su una macchina di Formula Uno nel circuito più pericoloso del calendario quando avrebbe dovuto essere già in sala operatoria."

- così si rimproverava Elsa ad alta voce al telefono con Mark mentre con qualche telefonata organizzavano l'operazione chirurgica per la mattina del giorno seguente.

"Tutti commettiamo errori, Elsa, non hai niente da rimproverarti. E poi non abbiamo perso tempo, è tutto ok.
Adesso facciamo così, tu rimani in ospedale con Carlos e io faccio la visita a Bearman per la super licenza, va bene?"

"Non lo so, forse dovremmo fare il contrario, con Carlos ho già sbagliato una volta... e poi tu sei un chirurgo..."

"E tu hai fatto più ore di tirocinio in anestesia di me, poi sei un medico d'urgenza, se qualcosa va male sei più preparata di me.

Elsa, un solo errore di valutazione non ti rende meno capace, ok?

E poi non è successo niente, siamo perfettamente in tempo per l'operazione, domani starà già meglio.
Sono sicuro che sei tu la persona che Carlos vuole accanto in questo momento. Sii fiera di quello che sei e del lavoro che sai fare. Io resto qui con Ollie, che tra l'altro avevo già visitato io per la Formula Due quindi mezzo lavoro già fatto.
Buona fortuna, tienimi aggiornato".

"Grazie Mark". Era tutto quello che era riuscita a dirgli.

E poi era dovuta andare da Carlos a spiegargli i prossimi passi da seguire.

"Ti operano domani mattina presto... Adesso facciamo la visita anestesioligica e poi dormi qui. Vedrai che sarà tutto finito molto prima di quanto immagini"

"Ma quando potrò tornare in macchina? Devo rimanere fuori per questa gara? Devo chiamare Fred. Devo dirgli che salto una gara sola e poi torno"

"Carlos, tu devo saltare almeno questa gara. Sabato sarai ancora qui in ospedale, poi, se va tutto bene, domenica ti dimetteranno e torneremo insieme in Spagna o in Italia se vuoi. Poi inizi con calma la riabilitazione e poi vedremo.
Non è così semplice e non dobbiamo per nessun motivo affrettare le cose."

Ma Carlos aveva la testa dura, ed erano andati avanti a discutere per quasi un'ora, tra una telefonata e l'altra al Team Principal e ai vari amici e professionisti del team di Carlos... finché Elsa non si era stancata di tutta quella confusione, aveva deciso non democraticamente che aveva ragione lei e gli aveva alzato il livello di antidolorifici nella flebo, così nel giro di 5 minuti si era calmato ed era rimasto mezzo addormentato per altre due, silenziosissime, ore.

L'effetto della morfina era cominciato a scendere attorno alle nove di sera, quando ormai suo padre, il suo personal trainer e tutti gli altri se n'erano tornati in albergo, lasciandolo solo con Elsa. Mentre la sua mente tornava del tutto lucida il suo atteggiamento sembrava molto diverso da prima. Ora non era più arrabbiato, non faceva più lunghi discorsi per convincerla a farlo tornare in pista nel giro di poche ore... sembrava più rassegnato, e preoccupato. Le faceva domande sull'operazione, su cosa avrebbe dovuto fare prima e dopo, e la ascoltava senza ribattere.

Elsa rispondeva volentieri, con molta pazienza. 

Alla fine, dopo più di un'ora e mezza di domande e risposte, le aveva chiesto quasi sottovoce perché gli mancava il coraggio: "Questa notte puoi restare qui?"

"Sì, certo".

Elsa aveva dormito in stanza con lui, su una poltrona non comodissima ma migliore di quasi tutti i divani dei suoi amici che la ospitavano a dormire anche sul pavimento negli anni dell'università. Si erano svegliati presto e si erano separati per prepararsi all'operazione.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now