46. Never enough (Mick)

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Disteso sul lettino del centro medico, Mick fissa il soffitto cercando di non parlare per non scoppiare a piangere.

Un altro brutto incidente, un'altra macchina distrutta, ormai il team non avrà nemmeno più soldi per ricostruirne una nuova. Ha visto le loro facce, ai box, quando è andato a scusarsi. Le loro bocche dicevano "non ti preoccupare, l'importante è che tu stia bene"... ma i loro occhi lo fulminavano, già alla ricerca di qualcuno da mettere al suo posto.

Era il giro di rientro dopo le prove di partenza in FP1 a Suzuka. Pioveva. Molta aquaplaning, un momento di distrazione e ha perso il controllo della macchina.

Elsa capisce subito la dinamica dell'incidente: quasi impossibile che il pilota si sia fatto male, ma quasi certo che  non riusciranno a ricostruirgli la macchina per la seconda sessione di prove libere.

Elsa ascolta il team radio in cui il pilota conferma di sar bene, e manda la medical car a recuperarlo, come da protocollo.
Ian gli apre la portiera per farlo salire e poi comunica in radio:
"Driver ok. He is asking to go box"
"Authorised. Check-ups right after that." - risponde Elsa.

Sa bene come si sente Mick: deluso, arrabbiato, mortificato. Sa che deve e vuole andare a chiedere scusa al Team, e che prima lo fa, meglio è per lui.

Elsa lascia che Mick faccia ritorno a suo box, lo guarda da lontano mentre fa il giro degli ingegneri e dei meccanici a chiedere scusa, e poi si avvicina e cerca di portarlo via da lì più in fretta possibile, dicendogli che doveva andare al centro medico per i controlli di routine.
Incrocia lo sguardo di Gary, il suo ingegnere di pista, l'unico a sembrare preoccupato e non arrabbiato. Lui e Elsa si capiscono al volo, con una sola occhiata. Quando due persone buone si incontrano non hanno bisogno di parole per capirsi.

"Mick, lascia stare qui, vai con la dottoressa, la cosa più importante è sapere che stai bene, della macchina ci pensiamo dopo. Non ti preoccupare, ok?"

Elsa aveva ringraziato Gary con uno sguardo, e poi aveva accompagnato Mick al centro medico.

Mick, ogni volta che entra al centro medico, anche se è solo per un controllo di routine, ha sempre lo stesso sguardo angosciato di chi preferirebbe essere costretto a scalare l'Everest scalzo, se potessero evitare di farsi visitare. Anche Charles e Lando hanno sempre la stessa reazione. Elsa pensa che non ci sia nulla di strano: tutti infondo odiamo gli ospedali, i dottori e l'ansia del doversi sottoporre a una prestazione medica... alcune persone, più di altre, ne hanno veramente paura.

Elsa è brava a mettere a proprio agio le persone, forse perché sa immedesimarsi in loro, capire le loro paure e fare quello che vorrebbe che gli altri facessero per lei, se si trovasse nella stessa situazione.

Elsa vede che ormai Mick, dopo gli incidenti di Jeddah e Monaco, sembra quasi essersi abituato alla trafila dei controlli di routine dopo un incidente.
Mick sa che questa volta se la caverà con un paio di controlli in centro medico e non dovrà andare in ospedale, vede che attorno a lui sono rimasti solo Elsa e un infermiere, quindi sa che non è grave come quella sera in cui aveva avuto un'intera équipe medica attorno alla sua barella.

Non si può dire che sia tranquillo, però non è nemmeno agitato, i suoi occhi non si guardano intorno terrorizzati come quella notta a Jeddah, ma si limitano a fissare il soffitto, non ha paura, vorrebbe solo scomparire.

"Mick? Tutto bene?"
"Si."
"Ti fa male da qualche parte?"
"No."
"Ti gira la testa?"
"No."

Elsa capisce dalle risposte a monosillabi che il ragazzo non ha nessuna voglia di parlare, allora lascia stare e per un po' continua in silenzio.

Prima gli attacca gli elettrodi per monitorarlo, poi gli mette il saturimetro al dito e infine gli misura la pressione. Con movimenti precisi, calcolati e automatici gli infila il bracciale, prende lo stetoscopio, lo posiziona nel punto giusto, gonfia il bracciale, apre la valvola, ascolta il battito guardando il barometro. Ripete rapidamente due volte la sequenza per controllare, poi prende il tablet e inserisce "sistolica: 127 / diastolica: 98" nei dati.
Le mani di Elsa si muovono con estrema precisione sul suo paziente, mente porta a termine la sequenza di controlli che avrà eseguito più di migliaia di volte nella sua vita. Stetoscopio, monitor, misuratore di pressione, saturimetro, tablet per annotare tutti i dati: scambia tutti questi oggetti da una mano all'altra senza mai incepparsi, senza mai far scivolare nulla. Ogni tanto si trova pure ad avere una mano libera: in una situazione più complicata di sicuro riuscirebbe a fare molte altre cose contemporaneamente.
In tutto questo, il suo sguardo cade poche volte sugli strumenti, solo quando deve leggere i dati: per la maggior parte del tempo guarda lui, negli occhi, sorridendo, per rassicurarlo. E ogni volta che appoggia qualcosa sul carrello, prima di afferrare un altro oggetto, trova sempre un secondo per una carezza, sulla mano o sulle guance.

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now