Capitolo 15

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«Lucidalabbra o tinta rossa?» chiesi, voltandomi verso Donna con i due tubicini in mano.

Arricciò le labbra pensierosa, «lucidalabbra è bello ma si toglie velocemente.»

Giusto. Vada per la tinta.

«A che ora passa Travis?» domandai, prima di passarmi con attenzione la tinta liquida di un rosso scuro.

«Abbiamo ancora mezz'ora.» mi avvisò mentre usciva dal bagno.

Era venerdi, un'altra settimana era passata, e noi ci stavamo preparando per una festa che si sarebbe tenuta in casa di Xander, mio compagno a Biologia e amico di Travis in quanto giocatore nella squadra.

Era venerdì e perciò erano passati cinque giorni esatti da quando Hayden mi aveva chiesto di andare a sfamare il suo animaletto. 

Dopo averlo sentito quella giornata, nessuno dei due aveva più provato a contattare l'altro. Perchè in fondo, non ce n'era bisogno. Anche se avevo passato diversi momenti a chiedermi cosa fosse tornato a New York a fare, ma era casa sua, perciò aveva tutto il diritto di tornarci quando voleva.

Il lunedì passo con la sua assenza e così anche il martedì. 

Ma la svolta avvenne proprio martedì pomeriggio durante gli allenamenti pomeridiani della squadra di cheer e quella di football.

Proprio quando mi ero seduta sugli spalti per assistere agli allenamenti di Donna, vidi Hayden uscire dal tunnel che collegava il campo e gli spogliatoi, e dirigersi al campo. 

Ero rimasta abbastanza sorpresa nel vederlo, in quanto aveva saltato le lezioni ma si era presentato per gli allenamenti. 

E in quell'istante mi sembrò di aver percepito una fitta di delusione e amarezza per non aver ricevuto un suo messaggio che mi avvisava del suo ritorno. Sapevo che non che avrebbe dovuto farlo, ma dentro di me speravo nel contrario. 

Durante quell'ora avevo cercato con tutta me stessa di ignorare la sua presenza e concentrarmi sui compiti che dovevo completare. 

Una volta terminati gli allenamenti, sia della mia amica sia della squadra, ero scesa velocemente dalle gradinate -purtroppo incrociando il suo sguardo di sfuggita- e avevo atteso l'arrivo di Donna contro la portiera della sua Range Rover bianca.

E qualche minuto dopo avvenne l'unico scambio di parole tra me e Hayden per quella settimana.

«Adams.» 

Alzai lo sguardo dal telefono e per vedere la sua figura avvicinarsi con il borsone sulle spalle. Dei riccioli umidi gli sfioravano la fronte.

«Ehi,» dissi con tono non così sorpreso come avrei voluto che uscisse, «non pensavo fossi tornato.» Quelle parole scivolarono fuori più acide del previsto e mi morsi la lingua.

Rimase in silenzio per qualche secondo scrutando la mia espressione che cercava di rimanere impassibile, «sono arrivato in mattinata.» disse dopo essersi bagnato velocemente le labbra.

Annuii e questa volta fui io a rimanere in silenzio, pregando l'arrivo di Donna.

Si schiarì la voce mentre guardava altrove per qualche secondo, «volevo dirti che questa settimana non potremo vederci.»

Perchè me l'aspettavo?

«Okay,» abbozzai un sorriso ,mostrandomi indifferente mentre spiavo alle sue spalle per cercare Donna, poi aggiunsi in un sospiro e alzando le spalle, «continuerò la mia parte del progetto di spagnolo e te lo invierò per email.»

Non dovevo rimanerci male. Insomma, era plausibile che non sempre avrebbe voluto avermi tra i piedi. Ma a crearmi dubbi e paranoie era che dai suoi occhi sembrava molto più distante, non era lo stesso sguardo del ballo o di quando voleva trascorrere del tempo con me dopo la sua prima partita.

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