Capitolo 72

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Mancava una settimana al ballo di fine anno; due alla finale del campionato di football e tre alla fine della scuola.

«Oddio, è bellissimo. Sei stupenda.» dissi, gli occhi sbarrati e la mano sulla bocca.

Donna stava ruotando su se stessa con questo lungo vestito in raso color perla. Le spalline erano arricciate, lo scollo era a cuore, la schiena scoperta ed era stretto quanto bastava per mostrare le curve dei fianchi ma non da non farti camminare arrivando fino a terra. Molto semplice ma anche molto elegante.

«Vero? Lo adoro.»

«Mi viene da piangere.» mi agitai le mani davanti al viso.

«No,» mi puntò un dito contro, «se tu piangi poi io piango. Nessuno piange adesso, okay?»

Premetti le labbra e annuii freneticamente. Non dovevo piangere. Tornai nel mio camerino e guardai i vestiti. Non c'era niente che mi piaceva e anche Donna non si era espressa positivamente sulle scelte. Per questo, mi stavo innervosendo e stavo pensando di andare in tuta.

«Mi sono stancata di provare. Basta.» dissi, prendendo tutti i vestiti e lasciandoli sul bancone apposito.

«Andiamo in un altro negozio--»

«No, sono stanca. Andiamo a berci qualcosa.»

«Va bene. Vado a pagare, aspettami.»

Le dissi che l'avrei aspettata fuori dal negozio. Eravamo nel centro commerciale ed eravamo andati con i rispettivi ragazzi e Malcolm. Appena arrivati ci eravamo divisi e loro stavano provando nei negozi per uomini. O meglio, Travis e Malcolm stavano cercando qualcosa nei negozi, Hayden aveva già deciso cosa indossare ed era un completo che aveva nell'appartamento a New York e glielo avrebbe portato Brandon, il quale era li in quei giorni e sarebbe tornato prima del ballo. Hayden era solo da supporto.

Dopo aver preso un frappè ci sedemmo in una delle tante panche del centro.

«Hai parlato con Travis?» chiesi.

Donna era stata presa alla Columbia. Quando me l'aveva detto, avevo urlato dalla gioia. Sia perché sapevo fosse il suo obiettivo e sia perché non saremmo state molto distanti l'una dall'altra. A differenza di Malcolm, che alla fine era stato accettato all'università di San Diego. Ero felice per lui ma era faticoso accettare che un'altra persona che amavo fosse dall'altra parte da dove sarei stata io.

«Non ancora,» sospirò, «non so neanche come iniziare il discorso. Non voglio che pensi male, capito? Ma io ho paura. Noi non siamo come voi.»

«Come noi--in che senso?»

«Nel senso che quando vi guardo posso scommetterci il culo che tra dieci anni sarò la tua damigella d'onore al vostro matrimonio,» mi lanciò un'occhiata, «siete letteralmente perfetti. Quella coppia che niente e nessuno riuscirebbe a rompere. Siete fastidiosi, cazzo.»

Ridacchiai ma poi mi feci più timorosa, «lo pensi davvero? Voglio dire, io so di non voler interrompere la relazione perché cazzo, il solo pensiero mi fa star male ma...a volte ci penso, sai? Magari lui trova una ragazza più bella e interessante e--»

«Makayla, che cazzo stai dicendo? Hayden è follemente innamorato di te, okay? Ti guarda come se fossi letteralmente l'unica cosa al mondo di rilevante per lui. È impossibile che possa mettere gli occhi su un'altra perché hai davvero fottuto il cervello a quel ragazzo.»

Sentire quelle parole non poté che farmi stare meglio. A volte avevo questi dubbi, soprattutto ora che si avvicinava la fine della scuola, e non potevo che pensare che magari non ero abbastanza per lui e trovava qualcosa di meglio mentre eravamo lontani.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now