Capitolo 47

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Quella mattina ero in viaggio per Charleston con Hayden. Sapendo che i miei genitori, soprattutto mio padre, non avrebbe mai accettato di lasciarmi andare in un'altra città con solo un ragazzo 'con cui avrei potuto fare chissà che cosa', avevo detto loro che sarei stata qualche giorno da Mal essendo da solo per un paio di giorni. In realtà lui sarebbe stato a casa Miller con Brandon, ma loro non lo avrebbero mai scoperto.

Era perciò da diversi minuti che si stava creando una lotta interna per la decisione di restare a fissare la mano che aveva deciso di appoggiare fin da subito sulla mia coscia, oppure di fare finta di niente e guardare fuori dal finestrino.

Alla fine, vinse la mano perché quegli anelli e quelle vene attivavano in me pensieri molto sbagliati ma impossibili da non immaginare.

Non avevo idea del perché avesse voluto mettere la mano lì, di certo non era un gesto da semplice amico, ma non mi potevo lamentare. Mi piaceva.

Eravamo partiti da non molto, e secondo le tempistiche del Mr togli-i-piedi-dal-cruscotto saremmo arrivati per mezzogiorno. Alla fine, saremmo restati lì due notti e sinceramente l'idea di passare quarantotto ore con lui sembrava così surreale che se non fosse stato per il calore che irradiava la sua mano sulla mia pelle, non ci avrei nemmeno creduto.

Sovrappensiero, raggiunsi la mano e gli sfilai l'anello d'oro a fascia larga che si trovava sul medio. Me lo provai nonostante fossi già consapevole che mi sarebbe stato gigante su ogni dito. Era semplice ma bello. E sicuramente caro.

«I tuoi nonni sanno che avranno ospiti?» gli chiesi mentre gli provavo l'anello su altre dita per vedere dove stesse meglio. Lui mi lasciò fare.

«Si.»

«E a loro va bene? Sono d'accordo?»

«No, hanno detto che dormirai in giardino. Ti darò due coperte, così non avrai freddo.»

Lo guardai male e sbuffò una mezza risata.

«Certo che sono d'accordo.»

Sospirai e mi morsi il labbro, «come sono? Voglio dire...potrebbero storcere il naso nel vederti con qualcuno non ricco o a loro non importa?»

Sono più come Brandon o come Meredith?

Mi guardò traverso e prese a muovere il pollice sul tessuto elastico che copriva la mia coscia, «sei preoccupata di non poter piacere perchè non sei ricca?» Lo aveva detto come se fosse un'assurdità.

«Sono abituata a persone più come me che come te. Io non ho mai preso champagne e caviale durante una ipocrita cena di beneficenza.»

Pensai di essere stata troppo cattiva ma poi lo vidi sorridere.

«Fa schifo il caviale e quelle cene sono piene di gente ipocrita,» mi strinse la coscia come per darmi supporto, «ma i miei nonni sono brave persone. Ti troverai bene, fidati.»

Mi dava sollievo perchè non credevo che i suoi genitori lo fossero stati.

«...ma se così non fosse, dovrai solo dirmelo e andremo in un hotel.»

Era gentile ma non lo avrei mai detto. Speravo però che avesse ragione e che fossero persone simpatiche e che non mi guardassero dall'alto al basso come Meredith.

L'argomento cadde e io puntai lo sguardo fuori dal finestrino, beandomi della sensazione delle sue dita scorrere sulla mia coscia. In quella mattinata invernale il cielo era privo di nuvole e il sole splendente era l'unico protagonista.

A metà strada ci fermammo in un punto di sosta con un benzinaio e un piccolo negozio che vendeva qualsiasi cosa.

«Vuoi qualcosa?» chiesi, tirando su tutta la cerniera della giacca.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now