Capitolo 1 Bonus - Parte 2

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-Girati

Appena lo inviai, bloccai il telefono e incrociai le braccia, guardando verso di lui.

Alzò la testa. Spostò la testa prima a destra, verso la casa, poi a sinistra e quando girò lo sguardo più a sinistra, oltre le sue spalle, incrociò i miei occhi.

Il mio corpo fremette a quel contatto visivo. Non c'era più uno schermo a dividerci, era reale.

Ed era anche visibilmente scioccato.

«Per caso conosci un certo Hayden Miller?» chiesi, il tono leggermente alto per sovrastare la musica e le voci, «...mi hanno detto che dovrebbe essere qua in giro.»

Al suono della mia voce, scoppio in un sorriso magnifico e si morse il labbro, scuotendo la testa. Poco dopo cercò di fare il serio.

«No, mai sentito.»

«Ah, peccato. Mi doveva qualcosa di molto importante.»

«Ah, si? Cosa?»

Sorrisi, «un bacio.»

Premette le labbra e annuì, guardandosi prima attorno e poi di nuovo me. Le due ragazze ci stavano osservando e sembravano infastidite e perplesse.

«Se questo Miller non si fa vivo, posso sempre dartelo io.»

«Lo faresti davvero?»

«Certo.»

«Come sei altruista.»

Si strinse nelle spalle, «è uno dei miei tanti pregi.»

Mi morsi il labbro per non iniziare a sorridere come un'idiota e continuai la mia recita.

«Be', sconosciuto, sembri molto più attraente di lui. Posso darti l'onore di baciarmi.»

E con quello, si alzò come un molla e venne a grandi falcate verso di me. Mi alzai anche io e appena fui in piedi, le sue braccia mi avvinghiarono la vita e mi sollevarono da terra, stringendomi forte.

In quel momento, mi sembrò che un pezzo del mio cuore si fosse appena aggiustato. Ero a casa, pensai. Con le mie braccia arpionate al suo collo, mi strinse in una morsa soffocante e mi ritrovai a trattenere le lacrime gioia contro il suo collo.

Non mi sembrava vero.

Erano passati quasi due mesi senza che potessi toccarlo. Due cazzo di mesi. E ora qui, tra le sue braccia. I nostri cuori battevano feroci ma all'unisono.

Inspirai della sua colonia e un formicolio febbricitante partì dal mio stomaco facendomi singhiozzare.

«Kay, cazzo, sei qui.» gracchiò al mio orecchio.

Dio, quanto mi era mancato sentirlo così vicino. Il suo corpo contro al mio.

Scostai il viso e immediatamente una sua mano chiuse la mia guancia mentre io incastravo le dita nei suoi capelli, e lo guardai con le lacrime ad offuscarmi la vista. Mi asciugò le guance con un dolce sorriso.

Non era cambiato molto, ma rispetto alle nostre videochiamate c'era uno sguardo diverso in lui. Più felice. Più spensierato. Vivo.

«Ehi, Miller.» soffiai in una mezza risata nervosa.

«Ehi, Adams.»

Deglutii e appoggiai la fronte alla sua. Tutto il resto sembrò essere svanito nel nulla. La musica della casa e le persone erano un lontano e quasi silenzioso sottofondo.

Rise incredulo. Sentii le sue dita accarezzarmi la testa e inspirò a fondo, «non ho bevuto una goccia di alcool ma perché mi sento ubriaco?»

Non lo so. Ma capivo perfettamente di cosa stava parlando.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now