Capitolo 50

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Hayden

Oggi era il ventisette dicembre. Oggi arrivava Makayla a New York.

«La vedi?» chiesi, fissando l'area degli arrivi.

«Rilassati, è appena atterrata.»

Ero rilassato.

«È Makayla, potrebbe perdersi.»

«Albert è lì davanti con un cartello con scritto il suo nome a caratteri cubitali, difficile che non lo veda.» ribattè Brandon.

L'aeroporto di New York era sempre caotico, tuttavia, sotto le vacanze diventava ancora più confusionario e per chi non era abituato era facile perdersi. Per questo le avevo scritto che appena uscita avrebbe trovato Albert, quindi di guardarsi attorno, e speravo lo facesse.

«Non ti ho mai visto così agitato.»

«Non sono agitato.» sputai fuori seccato.

«Ieri sei andato a prendere tutti i dolci che mangia, non ho mai visto la tua cucina piena di quelle cazzate. Prima, per tutto il tragitto, hai controllato il volo come se fosse potuto sparire da un momento all'altro e ora continui a controllare il telefono. Tu sei agitato, cuginetto.» disse mentre mi stringeva una spalla.

Ribatti, Hayden, forza. Smentisci quello che ha appena detto, mi provocò una vocina.

«Spiegami ancora perché ti ho portato con me?» sospirai, decisamente pentito di averlo fatto.

Lui rise e mi circondò le spalle con un braccio per poi schioccarmi un bacio sulla guancia facendomi irritare e cercai di scansarmi.

«Oh, piccola testa di cazzo, a volte sei tanto intelligente quanto scemo.»

«Levati e non toccarmi più.»

«Dio, che permaloso. Spero che Mak te lo suc--»

«Chiudi la bocca, Cristo Santo.»

Lui mi fece il verso e io mi trattenni dal strappargli la lingua.

Quando un'altra manciata di persone uscì dall'area arrivi, i miei occhi le scandagliarono per bene e poi si bloccarono su una figura dai capelli raccolti in una treccia disordinata e un giubbotto pomposo -o puffy come diceva lei- che la faceva sembrare davvero la figlia dell'omino michelin. Per fortuna l'aveva messo come le avevo detto di fare.

Purtroppo per me, notai che di fianco a lei ci fosse anche un ragazzo e che stessero parlando con entusiasmo. Troppo entusiasmo.

«Sta parlando con un ragazzo.»

«Sai, questo succede quando sei una persona cordiale e socievole. Ma capisco che per te sia un argomento ostico.»

«Lei sta ridendo. Perché sta ridendo?»

Cosa aveva detto di così divertente? E perché non si stava guardando attorno per cercare Albert?

«Accidenti, uccidilo.»

Assottigliai gli occhi verso Brandon.

Lui ruotò gli occhi, «rilassati, cugino. Probabilmente avranno solo fatto un tour nel bagno dell'aereo.»

«Se non stai zitto sarai tu ad essere ucciso.»

Mi diede un pizzico alla guancia e lo allontanai immediatamente.

«Sei un dito nel culo, non dovevo portarti.» sbuffai seccato.

Quando tornai a cercare Makayla, il tipo era sparito e lei era già affianco ad Albert e appena incrociò i miei occhi agitò una mano per salutarmi con un grande sorriso, e poi il saluto si trasformò presto in un terzo dito. Non riuscii a trattenere un sbuffo ma ero divertito.

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