Capitolo 26

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Non credevo che gli spalti potessero riempirsi ancora di più dall'ultima partita in casa, ma dovetti ricredermi quando arrivai accompagnata da Malcolm e Brandon. 

I camioncini del notiziario erano ancora presenti, pronti addirittura a bordo campo a riprendere la partita. Spalti della nostra squadra e degli avversari erano colmi di gente, tutti ammassati e appiccicati tra loro. Striscioni con scritto Forza Sharks! erano appesi un po' ovunque e diversi cori femminili incitavano per l'arrivo del numero 18, Hayden Miller.

«Dubito si riesca a trovare posto.» commentò Brandon.

Eravamo sul campo di atletica che circondava quello da football. Attorno a noi gente andava e veniva e sembrava davvero impossibile intrufolarsi e avere dei posti decenti in prima fila o vicini alla ringhiera. 

«Mettiamoci in alto, sembra non essere così pieno.» proposi, lanciando uno sguardo agli spalti.

Alla fine optammo per quella decisione. Prima di andare, però, raggiunsi Donna sul campo, dopo tanta fatica e diversi spintoni, per augurarle buona fortuna.

«Ehi, hai sentito Hayden?» domandò appena mi voltai per andarmene.

Quella frase mi fece girare di colpo e tornai di fronte a lei per evitare che altri sentissero, «non oggi, perchè?»

Dopo averlo intravisto nei corridoi quella mattina, nel pomeriggio io dovetti stare a casa e lui aveva il doppio turno di allenamenti per cui non ci fu tempo per parlare o scriverci.

«Travis mi ha detto che sembra essere molto stressato oggi. Ha anche discusso con il Coach e ha quasi rischiato di stare in panchina.» 

Non ne avevo idea. Brandon mi non aveva detto che ci fosse qualcosa che non andava, e lui doveva saperlo per forza.

«Davvero? Non sembra essere da lui, comunque no, non so niente.» ammisi con leggermente preoccupata.

Cos'era successo?

«Be', speriamo si calmi prima della partita. Sai che quelli della Johnson High sono davvero stronzi.»

La Johnson High era una scuola di un'altra cittadina ed era conosciuta per essere molto aggressiva durante le partite. Certe volte erano scoppiate anche risse tra i giocatori. 

Ci salutammo una seconda volta e lasciai il campo. Lanciai un'occhiata a Mal e Brandon, feci fatica a scovarli nell'ultima fila in alto ma quando il mio amico si sbracciò gli feci segno di aspettarmi.

Non potevo andare negli spogliatoi, sicuramente si stavano preparando e volevo evitare di essere sgridata dal Coach ma potevo sempre provare a chiamarlo. Restai sulla pista di atletica osservando i vari stand del cibo con una lunga fila davanti. 

Feci partire la chiamata e sperai che rispondesse. Non sapevo perchè ma volevo assicurarmi che adesso fosse tutto okay e che non entrasse sul campo nervoso. Quando non avevi la testa per giocare era pericoloso. Soprattutto in uno sport come questo.

Dopo diversi squilli, sospirai capendo che non avrebbe risposto ma sul punto di allontanare il telefono i bip si stopparono.

«Ehi, puoi parlare?» dissi frettolosa, mordendomi il labbro.

Sentii molte voci in sottofondo e poi una porta che si chiudeva e ora solo silenzio. 

«Si.»

Deglutii, qualcosa lo tormentava ancora. Mi guardai attorno mentre cercavo di raccogliere i pensieri.

«Stai bene? Donna mi ha detto che hai rischiato di restare fuori questa sera.»

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