Capitolo 9

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H. Miller:
-Esci

Quel messaggio era arrivato alle 14.58

Erano passati cinque minuti ed ero ancora in casa.

Ero in ritardo, già.

Ma non era colpa mia. Avevo deciso un outfit ma il top che mi sarebbe servito era ancora da lavare, dannazione. Cosi, dopo essermi disperata davanti all'armadio, optai per una semplice gonna in jeans e un top nero a spalline sottili. Poi persi tempo a passare per un'ultima volta la piastra sui capelli.

Quando scesi di fretta dalle scale, trovai Gabe incollato alla finestra del soggiorno. I miei genitori erano usciti con i più piccoli mentre Dave era con la sua ragazza.

«Cosa guardi?» chiesi confusa mentre mi infilavo le scarpe.

«C'è un fottuto Porsche Panamera nero parcheggiato davanti a casa nostra.» rispose.

Mi bloccai e potei sentire le rotelle della mia mente cigolare. Mi avvicinai svelta e guardai oltre la testa di Gabe. Strabuzzai gli occhi riconoscendo il proprietario.

«Um, si. È per me.»

«Oh, cazzo ma è Miller.»

Ugh, dannazione l'aveva riconosciuto.

«Perchè esci con lui? Cristo, non dirmi che te lo fai.» disse, con espressione scioccata e disgustata mentre si allontanava per tornare a buttarsi sul divano.

Non capivo il perchè di tanto scalpore. E anche se fosse stato?

Evitai di rispondere e sbuffai un semplice 'non sono affari tuoi' mentre afferravo una borsetta infilandoci chiavi e telefono per poi catapultarmi fuori di lì come un razzo.

Mi avrebbe uccisa.

Sbattei il cancelletto alle mie spalle e poi aprii la portiera con un sorriso colpevole sul volto, «Sono in ritardo, lo so. Scusa.»

Mi allacciai la cintura e infine tornai a guardarlo. Indossava un paio di occhiali da sole ma potei immaginarmi quelle iridi cobalto guardarmi seccate. Aveva inoltre i capelli più arricciati del solito e dei ciuffi gli solleticavano la fronte. Le labbra dalla forma perfetta e carnose erano strette in una linea.

«La prossima volta me ne vado.» disse atono.

«Ti avevo detto che avrei preso un taxi.»

Replicò con un sospiro profondo poi gli bastò premere un pulsante e schiacciare il pedale per accendere la vettura. Cazzo, ero dentro ad una Porsche!

«Tuo fratello stava spiando.» commentò, non sembrava davvero interessato a fare conversazione, più che altro lo fece per educazione.

«È per la macchina. Penso che a Gabe gli sia venuto duro.»

«Hai sempre questo linguaggio particolare?» disse e mi sentii osservata.

Gli lanciai un'occhiata per poi ruotare gli occhi, «scusa, il sangue è fluito al suo pene che di conseguenza si è eretto

Questa volta fu lui a ruotare gli occhi, anche con gli occhiali a nasconderli, sapevo lo avesse fatto.

Accennai un sorriso divertita mentre mi tiravo un ciocca dietro l'orecchio e aggiunsi, «non è da tutti i giorni vedere una macchina di lusso in questo quartiere, se ci fossero stati anche gli altri come minimo sarebbero usciti per vederla da vicino.»

Lo guardai, aveva il gomito contro il finestrino e le dita della mano destra chiuse attorno al volante. Fu più forte di me ma rimasi a fissare il dorso della sua mano fino a che la sua voce non mi risvegliò.

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