Capitolo 18

2.9K 155 28
                                    

«Quello che ti chiedo è di ignorare qualsiasi cosa dica di me.»

«No.»

«Perchè?»

«È divertente vederlo impazzire per qualcuno che non avrà mai.»

Quella conversazione nel bagno della scuola mi era rimasta impressa più di qualsiasi altro evento sperimentato nella mia vita. Nel senso che ci avevo pensato giorno e notte. E più ci pensavo, più non riuscivo a crederci. 

Non riuscivo a credere che avesse detto una cosa del genere. Non avevo idea di cosa stesse pensando in quel momento ma per colpa sua la mia mente aveva iniziato a fare troppi film mentali, che non avrebbero portato a niente di buono. 

Ma, per un motivo che non riuscivo ancora a spiegare, non l'avevo raccontato a Donna e Malcolm. Mi ero tenuta per me quel suo commento che mi aveva provocato tante di quelle emozioni che feci fatica a decifrarne anche solo una.

Per fortuna, nei giorni a seguire nessuno dei due toccò più quell'argomento e tutto sembrò proseguire come se niente fosse successo. E per lo stesso motivo costrinsi me stessa a non pensarci.

Mentre camminavo svelta per i corridoi pensai a cosa avrei potuto mettere per quella sera. Ci sarebbe stata la partita fuori città, Hayden doveva regalarmi tre touchdown per ripagare il suo debito e in più era molto probabile che, una volta terminata la partita, saremmo andati a festeggiare a casa di qualcuno. 

«Makayla!»

Sentii qualcuno pronunciare il mio nome e mi fermai. Alla mia destra c'era l'aula di musica e al suo interno una sorridente professoressa. 

«Prof Kreene, buongiorno.» salutai cortese, entrando in aula.

In quel momento mi accorsi che davanti alla sua cattedra c'era un ragazzo. Non lo conoscevo ma l'avevo già visto per i corridoi. Eravamo nello stesso anno, anche lui era un Senior. 

«Ho visto che ti sei iscritta alla competizione, sono davvero felice che tu abbia scelto di provarci.» disse con un sorriso tenero, le rughe sul viso la rendevano ancora più dolce mentre sorrideva.

Strinsi le mani davanti a me e abbozzai un sorriso, «sono felice anche io.»

Nel mentre non riuscii a non far cadere gli occhi sul ragazzo, anche lui mi stava guardando e accennò un debole sorriso di saluto. Era carino. Aveva delle graziose ciocche rosse, il viso punteggiato di lentiggini e dei chiarissimi occhi azzurri. 

«Non so se vi conoscete già, ma lui è Myles. Parteciperà anche lui alla competizione e indovina.. è un pianista proprio come te.» mi informò la donna con entusiasmo alternando lo sguardo su entrambi.

Lui si grattò la testa imbarazzato, «non mi definirei un pianista ma più uno che si diletta nel suonare il piano.»

Ridacchiai e mi avvicinai per porgergli la mano e presentarmi, «Makayla.. e anche io non mi definirei una vera pianista.» replicai con tono scherzoso e amichevole.

«Molto piacere.» disse ricambiando la stretta della mia mano.

Il nostro momento di presentazioni venne interrotto dal suono della campanella che segnava l'inizio dell'ora.

«Oddio, um- sono in ritardo.» parlai velocemente e gesticolando.

«Oh, si scusa, non volevo disturbarti. Vai, Makayla.» mi disse la professoressa con apprensione.

Salutai entrambi e poi corsi fuori dall'aula per raggiungere quella di letteratura che si trovava, per mia fortuna, in fondo al corridoio. 

Non avevo idea che ci fosse un altro pianista che partecipava alla gara. Di solito erano sempre band, per cui mi faceva molto piacere. Magari avrei avuto anche modo di parlarci, mi sarebbe piaciuto farlo. 

It's a ClichéWhere stories live. Discover now