Capitolo 5 Bonus

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Io e Hayden abitavamo a Boston da più di un anno. Mi ero trasferita dopo esserci sposati. Avevo avuto un colloquio con la New York e Boston Symphony Orchestra, l'ultimo mi aveva contattata via email. Hayden avrebbe continuato a giocare con i Patriots e io volevo vivere con lui, perciò avevo deciso di accettare la proposta della Boston e trasferirmi. L'appartamento a New York di Hayden non era stato venduto, lui ci teneva molto, e anche io, e sarebbe stato idiota venderlo perché almeno avevamo un'abitazione ogni volta che volevamo tornare in quella città. Boston non era New York, ma lo stile di vita non era così distante. Mi ero abituata subito e con Hayden vicino, era tutto più semplice.

La nostra casa, o meglio, il nostro attico, era molto simile a quello di New York. La vista che avevamo grazie alle vetrate era stupenda, soprattutto di notte. E anche Ares l'amava. Il suo posto preferito era sopra al pianoforte in soggiorno a fissare l'esterno. La teca di Jack invece era, purtroppo, in camera con noi, ma questo perché il veterinario aveva detto che era ormai un serpente anziano e non sarebbe vissuto ancora a lungo. Hayden non lo mostrava così apertamente ma era triste all'idea di dover dire addio al suo amico di vecchia data e così voleva tenerlo il più vicino possibile. E io non potevo negarglielo.

La squadra di Hayden quell'anno aveva vinto un altro Super Bowl. L'anno precedente erano arrivati terzi, purtroppo. Avendo vinto, avevano una pausa fino ad aprile, prima che iniziasse la bassa stagione. Averlo a casa quando tornavo da lavoro era qualcosa che non ero abituata, di solito ero io che lo aspettavo per cenare, anche se lui mi diceva di non farlo perché arrivava tardi. Trovarlo ai fornelli mezzo nudo era sempre un'emozione fortissima. 

E un'emozione fortissima la stavo provando anche in quel momento.

Le labbra di Hayden torturavano il mio collo mentre sbatteva dentro di me con forza. Il mio corpo bruciava mentre era unito al suo. Le sue stoccate erano profonde e dirette in quei punti che mi rubavano versi indecenti. La mia schiena era contro al muro del bagno e speravo che non si sentisse da fuori quello che stavamo facendo.

Quella sera mi sarei dovuta esibire come solista, per la prima volta, durante lo spettacolo della Boston Symphony Orchestra. Era una serata importantissima per me che però capitava il giorno prima del matrimonio di Meredith. Oggi infatti ci sarebbe stata la festa prematrimoniale e lei avrebbe voluto Hayden presente, ma lui aveva detto che non sarebbe potuto esserci ma avremmo preso l'ultimo volo per Los Angeles appena terminato lo spettacolo. Anche Brandon sarebbe venuto.

Avevo scritto ad Hayden dicendo di essere nervosa ed era da giorni che avevo una strana nausea, e peggiorava quando pensavo a questa sera. Hayden, da bravo marito che era, stava cercando di farmi rilassare. E ci stava riuscendo molto bene.

Strinsi le cosce attorno al suo bacino che si scontrava deciso col mio e sussurrai il suo nome al suo orecchio, facendolo grugnire roco.

«Cazzo...sto per--»

«Lo so,» si tirò indietro per guardarmi con occhi infuocati di piacere, «lo sento

Agguantò la mia gola con la mano e sentii gli anelli -la fede- premere contro la mia pelle. L'altra mano strinse una mia coscia e aumentò la velocità del suo bacino facendomi gridare. Porca puttana. La mia intimità lo soffocò a spasmi mentre venivo attorno a lui e lui si spinse contro la mia bocca per baciarmi in modo famelico.

Tremai lasciando che l'orgasmo mi travolgesse e affondai le unghie nelle sue spalle quando lo sentii riversare il suo seme dentro di me, riempiendomi.

Piagnucolai dal piacere contro le sua labbra diaboliche. Lui si gustò la mia intimità con altre spinte per poi uscire e farmi respirare con affanno.

Mi baciò e mi rubò l'ossigeno già mancante. Quando si staccò le sue pupille dilatate mi studiarono a fondo mentre mi lasciava tornare con i piedi a terra.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now