Capitolo 66

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Nella mia vita i momenti di felicità e tristezza andavano e venivano, come trasportati e spazzati dallo stesso vento.

I miei anni si erano sempre mossi su una linea piatta, quasi monotona. Vivevo una felicità passiva, per il semplice motivo che non avevo tanti motivi per essere triste. Non potevo lamentarmi di quello che avevo, perché nel nostro piccolo, avevo avuto molto. I picchi di felicità, entusiasmo, quegli slanci di estrema passione vitale, me li aveva sempre dati la musica...andare a lezione e fare le gare per me era tutto.

Quando tutto fu spazzato via, mi rimaneva solo il ricordo con quel sapore dolce e nostalgico.

Iniziai a percorrere quella strada monotona, dove le emozioni erano dettate dalle piccole e futili cose e che sparivano nel giro di poco tempo. Non c'era niente di effettivamente stimolante attorno a me.

L'arrivo di Hayden aveva scombussolato tutto quello.

Aveva messo in disordine il mio percorso e mi aveva sbattuto in vicoli, punti ciechi e messo ostacoli che mi avevano fatto salire su una vera e propria montagna russa di emozioni.

I mesi trascorsi con lui erano i più belli che avessi mai vissuto prima. Lui riusciva a superare quell'amore incondizionato che provavo per la musica. E mai avrei pensato potesse esserci qualcosa di più forte di quello.

Ora, ogni giorno mi svegliavo felice, e non perché non avessi motivo nel provare il contrario, ma perché avevo un vero motivo di felicità: lui.

Ero follemente innamorata e speravo che niente avrebbe rotto quella specie di incantesimo.

«Questo fine settimana fanno il drive-in cinema.» disse Malcolm.

Come sempre, le nostre conversazioni si concentravano durante la pausa pranzo e ora al nostro piccolo trio -allargato dalle ultime settimane a Sebastian- si erano aggiunti anche Hayden, Travis e, per mia immensa gioia, Heather. Quanto mai avevo suggerito quell'uscita...

Sistemai una ciocca svolazzante dietro l'orecchio. Essendo quasi la fine di Marzo, il tempo iniziava ad essere tiepido e avevamo spostato i nostri pranzi nella mensa esterna insieme a molti altri.

«Figo, che film?» chiesi, prima di masticare un broccoletto insipido.

«Scream

«Ugh, sempre con questi horror...» sbuffò Donna.

«Sarai in macchina,» agitò una mano il nostro amico, «fa tutto un altro effetto.»

La discussione si concentrò su quali film avrebbero dovuto fare in certe serate e notai il fitto silenzio di Hayden al mio fianco.

Gli diedi un colpo alla gamba col piede e mi guardò.

«Che hai?»

«Niente. Perché?»

«Sei silenzioso,» sorrisi, «più del solito.»

Mi guardò, quasi contemplando se mentirmi o meno e poi sospirò.

«Sono arrivate le lettere.» mormorò.

Ci impiegai qualche secondo a capire che stesse parlando delle lettere di ammissione dei college. E altri secondi a pensare che io non avessi ancora ricevuto risposta e più i giorni passavano e più mi preoccupavo. 

«Oh,» mi schiarii la voce e improvvisamente non avevo più fame, «e le hai già viste?»

Negò con la testa, «volevo leggerle con te, più tardi.»

«Certo,» abbozzai un sorriso e gli presi la mano sotto al tavolo, «ma devo stare a casa. Vieni tu da me?»

«Va bene.» 

It's a ClichéWhere stories live. Discover now