PROLOGO 0.1

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N/A Il prologo come potete vedere è un po' lungo e corposo, ma la lettura dei prossimi capitoli sarà più fluida.  Ringrazio chi continuerà a leggere la storia!

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- 7 settembre 2021, inizio semestre universitario -

<<Dovete lottare!>> urlò l'uomo, strattonandomi e buttandomi contro il pavimento freddo e lurido. Sollevai lo sguardo provando terrore: davanti a me restava immobile una bambina, forse poco più piccola di me, con occhi vitrei, rivolti dritti davanti a sé. Indossava una veste logora, il tessuto era a brandelli e una macchia di sangue incrostato copriva parte del colletto. Volevo urlare, correre via, dimenticare tutto quello che stavo vedendo, ma loro mi avrebbero ucciso, lui lo avrebbe fatto. Me lo ripeteva ogni giorno, dalla mattina alla sera, e nonostante non potessi sapere quando il giorno iniziava o finiva, avevo la percezione che giungeva la notte ogni volta che quell'uomo mi strappava dalla cella, orrida ma sicura, per portarmi nei laboratori.

Lo ripeteva continuamente che aveva da fare, che doveva tornare a casa, forse dalla sua famiglia.

<<Avanti numero 9! Vuoi finire come l'ultima volta? Non ho tempo da perdere con te>> gridò l'uomo minacciandomi con il pugno per costringermi ad alzarmi. Lo feci, velocemente mi sollevai da terra, ma la bambina davanti a me mi spaventava quasi quanto la minaccia alle mie spalle. 

Numero 9, così mi chiamavano, e per qualche strano motivo credevo che fosse la mia età. 9 anni. La bambina davanti a me era il numero 8, aveva 8 anni?

<<Tu! Si dico a te numero 8! Inizia. Ora!>> alle parole aggressive dell'uomo, numero 8 fece un passo avanti e cercò di afferrarmi lo straccio che indossavo; all'ultimo riuscì a sfuggirle e le gridai di fermarsi, ma continuava a volermi prendere e aveva degli occhi così rossi e furiosi che mi si raggelò il sangue. Gridai quando mi prese per i capelli e li tirò buttandomi a terra: <<Basta! Ti prego fermati!>>

<<Rialzati numero 9! Che diamine fai? Lo chiami lottare quello?!>> l'uomo rideva e incitava la lotta, fissava avidamente il sangue che colava dal mio labbro e i lividi che iniziavano a espandersi sulla mia pelle scoperta, causati dalle botte della bambina numero 8. Non poteva essere umana, lo compresi dalla sua forza esagerata per un corpicino come il suo, ma soprattutto furono i suoi occhi a farmi capire che quella che io chiamavo "bambina", che un tempo lo era stata, ora non era altro che un mostro. Un mostro che avevano creato Loro.

Una furia immensa, uno strazio avvilente, mi fecero scattare verso di lui e scalciai e colpii con tutta la mia forza il corpo dell'uomo, invece di sfidare il numero 8. Lui sorpreso mi scansò ma riuscii a mordergli la mano facendolo sanguinare e urlare. Mi fissò con rabbia, con occhi assetati di sangue, e le vene del suo collo sembrarono sul punto di scoppiare: rimasi a fissare quei dettagli, non sentivo più niente, nemmeno il dolore quando l'uomo mi afferrò con forza buttandomi a terra e infilzò qualcosa nella pelle del mio collo.     Gridai con tutta la forza che mi rimaneva in corpo: era come se il freddo del pavimento stesse entrando nella mia carne, nelle mie ossa e nel mio cuore; non vedevo niente, solo un buio immenso, e il mio corpo si contorceva a spasmi che mi facevano sbattere gli arti e il capo per terra. Udii una parola prima di perdere definitivamente coscienza: 
<<Che cosa diamine hai fatto?! Non era la cavia adatta a quel tipo di iniezione!>>

***

  Un urlo. Mi svegliai col fiato corto e il sudore che impregnava la mia fronte e il resto del mio corpo come se mi trovassi in uno stato febbricitante; mi morsi il labbro che tremava e passai una mano fra i miei capelli mossi spostandoli dal collo e dalle spalle per lasciarmi rinfrescare dall'aria fredda del mattino: avevo lasciato ancora una volta la finestra della camera aperta e una luce fievole entrava attraverso le tende colpendo la mia scrivania. Almeno la brezza riusciva a rimediare al calore; era un sollievo per il mio corpo agitato.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now