Capitolo 13.3

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<<Tara tutto bene?>>

Ero tornata all'hotel, subito dopo l'incidente, rifiutando di farmi controllare dai paramedici o di farmi accompagnare da alcuni cittadini disponibili e preoccupati per la mia condizione. Ero stressata, preoccupata, avevo dolori in tutto il corpo, ma soprattutto sapevo di essermi scavata la fossa da sola.

Per fortuna nella lobby dell'hotel avevo incontrato Laura, che raggiunsi subito per chiederle aiuto: <<Il mio telefono è andato distrutto e dovrei chiamare una persona... Potrei chiederti il favore di farmi usare il tuo? Mi dispiace.>>

<<Certo, tieni subito.>> Laura sembrò preoccupata, ma mi diede subito il suo telefono e aspettò che io mi occupassi dei miei affari, prima di parlare nuovamente con me e domandarmi che cosa fosse successo. Gli unici numeri di telefono che sapevo a memoria, erano il mio, quello di Penelope e quello di Isabella: in una situazione ideale, non avrei dovuto chiamarla e farla arrabbiare ancora di più (ero convinta che lo fosse), ma non potevo permettermi di abbandonare del tutto le persone che amavo.

<<Pronto?>>

<<Ah! Isa, sono io Tara. Mi dispiace ma lasciam-!>>

<<Tara?! Sei completamente uscita di testa! Che cosa diamine credevi di fare scrivendo quel misero bigliettino e fuggendo via dalla città?! Sai quanto mi hai fatto preoccupare? Anzi, ti odio, non voglio nemmeno parlare con te! Il tuo comportamento è inaccettabile->>

<<Ti prego, ti prego... Spiegherò tutto, ma per favore ascoltami>> la mia voce era debole, sofferente e a quanto pare lo comprese anche la mia amica che cambiò tono con me.

<<Perché sei andata via? Spiegati subito.>>

<<È successo un casino Isabella... Sono andata fuori controllo ed è diventato tutto intollerabile: i miei pensieri, le strade, le luci, il vociare... Phoenix mi stava ricordando troppe cose e io non riuscivo più a tenere a freno i miei poteri. Stavo cambiando, mi stavo trasformando... Almeno credo. Non so di che cosa si trattasse, ma faceva male...>>

Isabella rimase in silenzio e io continuai a parlare, trattenendo le lacrime per non farla agitare ulteriormente: <<Ho bisogno di tempo... Solo questo. Tornerò. Ti prego di capirmi, di perdonarmi per quello che sto facendo.>>

<<...Tara io non so che cosa dirti. Siamo tutti in pensiero per te. Perché non hai risposto ai messaggi e alle chiamate e perchè mi stai chiamando con un numero diverso?>>

<<Non ho una giustificazione per non aver risposto negli ultimi due giorni, ma adesso non potrò farlo, perché il mio telefono si è rotto. Devo chiederti un favore e so che è stupido da parte mia, visto che dovresti odiarmi e basta, ma è davvero importante.>>

<<Non ti odio, lo sai. Sono solo enormemente preoccupata e non riesco a dormire la notte per colpa tua. Comunque dimmi...>> rispose, questa volta con un tono più dolce.

<<Lilith non sa che cosa è successo riguardo il telefono. Non riesco a contattarla perché non ricordo il suo numero.>>

<<Devo dirle... Che cosa esattamente?>>

<<Solo che troverò una soluzione e che sto bene.>>

<<Ma stai bene..? Dove sei? Ma che diamine... Sei pazza. Anzi, sei proprio stupida.>>

Sorrisi, nonostante tutto. Isabella era sempre se stessa, era sempre la mia migliore amica e la sorella che avrei tanto voluto avere. La amavo e sapevo di poter contare su di lei in tutto e proprio per questo non potevo permettere che fosse coinvolta nei miei problemi, che diventavano sempre più pericolosi col passare dei secondi. Sicuramente Marc mi voleva prendere e avrebbe fatto di tutto per catturarmi e usarmi ancora per i suoi esperimenti.

Injection: Phoenix RiseWo Geschichten leben. Entdecke jetzt