Capitolo-intermezzo: seconda parte

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Alla Newrise cercai informazioni su Tara Lancaster: la segreteria e gli uffici dell'amministrazione non mi avrebbero dato i dati riservati di mia figlia, perciò pensai di parlare con uno dei suoi docenti. A questo proposito, ero rimasta stupita quando avevo scoperto che frequentasse il corso tenuto da Lilith Morgan.

Anni fa i Morgan erano stati miei cari amici, ma la nostra vicinanza si era spezzata quando era crollato tutto, dalla perdita di mia figlia, alla rottura con Xavier.
Tara non lo avrebbe ricordato perché era molto piccola ai tempi, ma i coniugi Morgan e Lilith avevano visitato la nostra casa in varie occasioni.

Parlavo ancora con Amanda e suo marito, ma non era più come un tempo. Era difficile ammettere a me stessa che fosse colpa mia, perché non volevo provare invidia nei confronti di un'amica e di una madre, che a differenza mia, aveva potuto vedere la figlia crescere. Non era colpa loro se il mio dolore era stato capace di cambiarmi radicalmente.

Raggiunta l'aula in cui insegnava Lilith Morgan, parlai con uno studente e mi informò che la docente non sarebbe stata presente per qualche giorno, a causa di un incidente.

<<La Morgan a quanto pare ha rischiato di morire!>> Esclamò all'improvviso uno degli studenti presenti nel corridoio, davanti alle aule. Senza farmi notare cominciai ad ascoltare la conversazione.

<<Di che cosa stai parlando?>>
<<Ho sentito che un uomo l'ha assalita nel parcheggio di sera... sarà stato uno stalker o qualcosa del genere. La bellezza delle volte fa più male che bene.>>
Il giovane sospirò, stringendo il tablet che aveva fra le mani.

<<Che cosa orribile...>>
<<Avanti andiamo a mangiare qualcosa.>>
<<Hai ancora fame?!>>

Il ragazzo corrugò la fronte: <<Ehi non posso mica saltare i miei pasti solo perché avvengono delle tragedie! Ultimamente ci sono solo casini, come quell'incidente del treno o del camion in centro...>>

Scossi la testa ignorando il resto della conversazione e decisi di andarmene: non avrei ottenuto altre informazioni per il momento. Ora avrei dovuto prepararmi alla conversazione che avrei avuto con Penelope Bovary, la direttrice e proprietaria dell'orfanotrofio in cui era cresciuta mia figlia.

Durante il viaggio verso Den Vista, attraversai più stati emotivi, dalla rabbia ai sensi di colpa, fino alla leggera invidia che provavo nei confronti della signora Bovary che aveva avuto modo di rimanere al fianco di Tara, in assenza dei suoi genitori. Mi domandavo se la avesse sostenuta, aiutata quando aveva bisogno, confortata quando era triste o stava male... era tutto quello che io, sua madre, non avevo potuto fare.

Quando parcheggiai lungo la strada, lasciai andare un lungo sospiro, poi mi feci forza, scendendo dall'auto e raggiungendo l'entrata principale: suonai il campanello e venne ad accogliermi un uomo dall'apparenza amichevole.

<<Buongiorno come posso aiutarla?>> mi fece spazio per entrare nella sala principale dell'orfanotrofio e presi del tempo per guardarmi attorno, notando con piacere che l'edificio fosse ben tenuto e persino elegante.

<<Sono qui per parlare con Penelope Bovary.>>

<<Si trova nel suo ufficio, la porto subito da lei... io sono Cheng, piacere.>> Cheng si presentò con un sorriso, camminando in fretta verso una scalinata che si trovava nella stanza adiacente all'entrata. Il suo atteggiamento rilassato mi aiutò, permettendomi di distendere i miei nervi fin troppo tesi.

<<Sono Victoria Morales, è un piacere conoscerla Cheng.>>

<<Se posso chiedere, che cosa la porta qui? Non voglio sembrare sgarbato, ma solitamente non riceviamo visite improvvise.>>

Injection: Phoenix RiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora