Capitolo 9.1

97 18 9
                                    

TARA

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

TARA

Ero confusa e demoralizzata. Ero come un puzzle andato a pezzi, disordinato, complicato da ricostruire.

La morte di George aveva lasciato il segno e mi parve un avvertimento: l'uomo sarebbe ancora vivo se non si fosse sottoposto agli esperimenti di Marc D'Owel. Lo scienziato stava ancora seminando terrore nell'ombra.

Non era umano, non era giusto. Perché non lo fermavano?

<<Tara?>>

Mi voltai verso Lilith che aveva insistito per portarmi a casa. Non potevo rifiutarla, ma dopo aver appreso in quale situazione pericolosa mi trovassi, ero decisa a tenerla lontana dai miei problemi, ma d'altra parte dovevo ammettere che fosse già fin troppo coinvolta.

Marc D'Owel aveva i suoi occhi puntati su di lei e non potevo farci nulla.

Ero una figura instabile, vulnerabile finché non avessi capito come controllare e sfruttare i miei poteri, ma non sapevo nemmeno fino a che punto il mio corpo fosse diverso da quello di altri esseri umani. Non potevo di certo farmi investire per scoprirlo, ma almeno avrei potuto testare la mia forza e la mia velocità.

Consultare un medico o uno scienziato era fuori discussione, perciò con ogni secondo che passavo assillata dalle mie ansie, vedevo sempre più necessario che io mi allontanassi da tutti per proteggerli.

<<Ti dispiacerebbe darmi il tuo numero?>>

La sua richiesta fu improvvisa: credevo che avrebbe parlato di quello che era successo e del mio tentativo di allontanarla, ma a quanto pare aveva ben altro in mente. Vidi un sorriso sul suo volto, uno di quelli che adoravo e mi facevano sciogliere ogni volta: <<Sei piuttosto silenziosa... per caso fai così con tutti? Seduci le tue prede, le ammali con i tuoi occhi dolci e profondi, con le tue labbra soffici e rosse, li baci, li sommergi con le tue attenzioni e poi... te ne vai? Senza lasciare traccia di te?>>

Sapevo che stesse scherzando dal suo tono di voce e dall'espressione che mi aveva rivolto, ma in fondo compresi che dubitava realmente di me; temeva per davvero che tenessi fede ai miei propositi di separarci, senza considerare i suoi sentimenti e quello che era avvenuto tra di noi.

Fa male, ma come posso proteggerti altrimenti? Pensai, prendendo un momento per riflettere, prima di rispondere ai suoi dubbi.

<<Lilith...>> sussurrai il suo nome e mi morsi il labbro, comprendendo che non avrei trovato parole di scusa per la situazione. Qualsiasi cosa sarebbe stata misera in confronto a quello che provavo emotivamente e che volevo trasmettere. In momenti come quelli desideravo che avessero inventato degli apparecchi per inviare le emozioni, in modo che l'altra persona comprendesse profondamente l'interlocutore.

Lilith sospirò, tornando seria, ma spostò la mano dal cambio per afferrare la mia e stringerla. Eravamo a pochi metri di distanza dal mio appartamento e presto avrei dovuto dirle addio.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now